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“Abbiamo registrato i lamenti di uno Sasquatch”

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Sulle montagne dell’Oregon, tra le fitte foreste che le ricoprono, non è una leggenda, ma una presenza ingombrante e spaventosa da generazioni. Gli ultimi discendenti dei nativi americani lo chiamano ancora con il nome della loro tradizione- Sasquatch– e non hanno mai smesso di credere alla sua esistenza. E ora, ne avrebbero persino registrato la voce.

L'IMMAGINE PIÙ NOTA DEL BIGFOOT NORD AMERICANO

È successo nella Riserva Indiana di Umatilla, nel nord-ovest degli Stati Uniti. Un esemplare di Uomo-scimmia sarebbe stato più volte sentito urlare, nel cuore della notte: un grido terrificante, il suo, che ha fatto accapponare la pelle a chi l’ha udito. L’ha raccontato al giornale locale Sylvia Minthorn, che vive proprio vicino alla palude di Pendleton, zona nella quale la misteriosa creatura si aggirerebbe.

“Sta creando un putiferio, da queste parti- ha riferito alla stampa- perchè quel suono è piuttosto inquietante. Qualcuno sostiene che sia il verso di una volpe, altri di una femmina di coyote, altri ancora di uno Sasquatch. Io non so cosa sia“.  Colleen Chance, membro di questa comunità  tribale formata da circa 1500 persone,  è riuscito a registrare quel lamento con il suo cellulare.  L’uomo ha confermato che quelle urla notturne stanno preoccupando un buon numero di residenti, spaventati da ciò che può essere in agguato nei loro giardini.

La gente ha paura, un uomo mi ha raccontato che il suo cane è tanto terrorizzato da quei rumori strani da aver rinunciato alle sue passeggiate notturne”, ha riferito alla stampa John Franken, direttore della riserva. Si è diffusa anche una teoria: a piangere di notte in modo così agghiacciante sarebbe un giovane esemplare di Bigfoot rimasto separato dalla sua famiglia.

LA CONTEA DI UMATILLA

Ben diversa l’opinione degli esperti, che hanno ascoltato la registrazione senza impressionarsi più di tanto. Per Carl Sheeler, responsabile del programma di tutela della fauna selvatica, quel verso sarebbe attribuibile ad un puma o ad una volpe. “La prima volta che una persona li sente di notte echeggiare tra i canyon gli si rizzano i capelli in testa. E quella zona paludosa è l’ideale per creare un rimbombo inquietante di quel genere”, ha garantito.

Le sue rassicurazioni, però, non sono bastate. Nei racconti dei nativi americani, quell’essere metà uomo e metà scimmia non è un prodotto della suggestione o, peggio, dell’inganno- come ritiene la maggior parte degli studiosi- ma è una realtà. Le storie di ominidi selvaggi, alti oltre due metri e ricoperti di pelliccia che vagano per i boschi, sono state tramandate di padre in figlio per secoli. Così, ogni volta che il silenzio è squarciato da un suono stridulo, gli abitanti della riserva indiana pensano subito al Sasquatch.

Eppure, di motivi per dubitare dell’esistenza della leggendaria creatura non ne mancano, come dimostra la confessione postuma di Ray Wallace. Alla sua morte, nel 2002, diede disposizione affinchè i famigliari rivelassero pubblicamente tutte le truffe che aveva perpetrato: era stato lui, armato di tavole di legno sagomate, a lasciare enormi impronte di piedi in giro per le montagne a partire dal 1958. Insomma, aveva fabbricato false prove di Bigfoot per decenni. Ma nemmeno questa clamorosa burla ha fatto cambiare idea agli abitanti di Umatilla.

SABRINA PIERAGOSTINI

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