Sarà Platone a trovare il primo pianeta extrasolare abitabile? No, non intendiamo il filosofo dell’Antica Grecia, ma il super telescopio dell’Esa, l’ente spaziale europeo, chiamato proprio con il nome inglese dell’allievo di Socrate. PLATO, in realtà, è l’acronimo di PLAnetary Transits and Oscillations of stars, perchè questo è il metodo con il quale lo strumento da oltre un miliardo di euro andrà alla ricerca dei gemelli della Terra.
Il lancio è previsto per il 2024– insomma, tra dieci anni esatti. Ma le aspettative degli scienziati impegnati nella ricerca di mondi potenzialmente simili al nostro sono molto alte. Merito, soprattutto, delle caratteristiche di PLATO, che avrà un campo visivo 20 volte più ampio del telescopio spaziale della Nasa Kepler che in pochi anni di lavoro ha scovato circa 4 mila candidati.
Il coordinatore scientifico del progetto, affidato ad consorzio che realizzerà il nuovo cacciatore di pianeti, è il professor Don Pollacco, docente di Fisica all’Università di Warwick che spiega: “È un nuovo tipo di telescopio: utilizzerà un sistema di telescopi anzichè un’unica lente o specchio. Userà poi telecamere di altissima qualità e avrà il vantaggio di osservare ininterrottamente lo spazio, senza l’interruzione del sorgere del sole o la sfocatura provocata dall’atmosfera terrestre.”
PLATO investigherà sull’attività delle stelle, per stabilirne le specifiche caratteristiche- dall’età alle dimensioni. Osserverà quelle relativamente più vicine: valutando le tenui ma regolari alterazioni della luminosità emessa, riuscirà ad accertare la presenza di pianeti in orbita. Di essi, sarà in grado di calcolare massa, raggio, densità, composizione.
E con i suoi 34 occhi, potrà vedere pianeti anche più piccoli del nostro e vicini alle loro stelle quanto la Terra al Sole. Al momento, di questo tipo, ne conosciamo davvero pochi. Ma la missione del futuro super telescopio sarà proprio focalizzata su questo genere di esopianeti, quanto più possibile simili a quelli del nostro sistema solare. L’obiettivo- dichiarato- è trovare la vita extraterrestre.
Lo ha affermato lo stesso Pollacco. “PLATO consentirà la prima, sistematica ricerca di pianeti per individuare tanto forme di vita avanzata quanto primordiali. Cambierà le regole del gioco, perchè permetterà di trovare molte copie della Terra e di esaminare la loro atmosfera alla ricerca di tracce di esseri viventi.” Una di queste sarà, ad esempio, l’inquinamento, inevitabilmente prodotto da una società industrializzata.
“Ci sono situazioni che non ci aspettiamo che avvengano spontaneamente e l’inquinamento è una delle più ovvie. Intendo la presenza di vari tipi di metalli che non dovrebbero trovarsi in quelle forme nell’atmosfera. Se ci fossero, li dovremmo interpretare come il segnale della presenza di un qualche tipo di civiltà evoluta“, ha detto in un’intervista al Coventry Telegraph.
Il professore si è sbilanciato anche sui tempi: a suo avviso, questa scoperta esaltante per l’umanità potrebbe avvenire entro i prossimi 15 anni. Insomma, è ancora più ottimista di altri suoi illustri colleghi che hanno posto, come termine, un range compreso tra 25 e 100 anni. Un obiettivo, dice, a portata di mano della generazione attuale. “Potremmo raggiungerlo noi, questo è l’aspetto più eccitante. Tutto cambierebbe e sarebbe strabiliante.”
SABRINA PIERAGOSTINI