Un archivio mondiale nel quale raccogliere tutti gli avvistamenti UFO, correlati di video, fotografie, dati. È l’ obiettivo del MUFON, il MUtual UFO Network, l’organizzazione statunitense che da decenni studia il fenomeno e che adesso cerca di fare un salto di qualità, utilizzando un metodo scientifico.
“Per fare scienza, c’è bisogno di collezionare e conservare osservazioni e misure ricavate da un determinato campo di studi- in questo caso, gli Oggetti Volanti Non Identificati- oltre che correlare queste informazioni in forma di analisi e se possibile di esperimenti”, ha detto Jan Harzan, direttore esecutivo del MUFON, con base a Newport Beach, in California. Il tutto, dice, per il bene dell’umanità, per capire cosa si nasconda realmente dietro questi oggetti misteriosi osservati in tutto il mondo.
“Ogni mese, riceviamo da 500 a 1000 segnalazioni. Molti di questi rapporti arrivano da fonti credibili, come piloti di linea, personale militare, ex funzionari d’ intelligence, medici, avvocati, oltre che gente comune”, ha spiegato a Science.Com. Sempre più spesso- grazie alla diffusione della tecnologia nella vita quotidiana- i racconti sono anche accompagnati da immagini che smart phone e tablet– sempre con noi- riescono a riprendere in formati di buona qualità.
Proprio questo elemento, secondo Harzan, rende indispensabile la creazione di un database su scala globale. “Con l’esplosione di cellulari, videocamere, siti online- che si aggiungono alle migliaia di dossier cartacei che abbiamo raccolto prima del 2006- la necessità di trovare tutti questi dati in un unico contenitore facilmente fruibile è estremamente importante.” L’archivio digitale sarà lo strumento tramite il quale avere accesso, in modo semplice, a tutti i vari avvistamenti registrati nel mondo. Altrettanto semplice dovranno essere la ricerca e la possibilità di individuare episodi correlati secondo determinati parametri.
L’obiettivo finale è infatti ordinare le segnalazioni sulla base di grandezza, forma, caratteristiche di volo, data e luogo. Il lavoro sarà immenso, perché- ai resoconti direttamente inviati al MUFON – andranno aggiunti tutti gli articoli di giornale, le riviste, i blog, Twitter, Youtube…Ma grazie a questo ciclopico database, i ricercatori saranno in grado di scoprire correlazioni tra un caso e l’altro, forse persino di comprendere la reale natura di questi oggetti sconosciuti. “Solo allora emergerà il quadro completo per quanto riguarda la dimensione e la portata di questo fenomeno e come ci sta interessando come civiltà”, ha concluso Harzan.
La necessità di affrontare seriamente l’argomento- per troppo tempo ridicolizzato o quanto meno trattato in modo frivolo dagli organi di informazione- sembra incominciare a far breccia anche all’interno del mondo scientifico. Pur premettendo di parlare a titolo personale, si è espresso in questi termini, ad esempio, Larry Lemke, ex ingegnere aerospaziale e membro del comitato esecutivo del NARCAP, il National Aviation Reporting Center on Anomalous Phenomena- il centro dell’aeronautica che raccoglie le segnalazioni sui fenomeni aerei anomali.
“Penso che i rapporti sugli UFO rappresentino un rompicapo che merita una seria attenzione scientifica, senza sostenere nessuna particolare posizione sulla possibile risposta a quel puzzle, se sia di natura puramente psicologica, puramente fisica o una combinazione delle due”, ha detto al sito online. “Coloro che sono abbastanza anziani da ricordare la prima fase dell’era degli UFO hanno la chiara percezione di quanto la discussione sull’argomento abbia avuto un’involuzione. Come società, siamo collettivamente più stupidi in materia di quanto non lo fossimo una generazione fa.”
La critica di Lemke punta il dito proprio sulla tecnologia di massa che ha inquinato nel profondo la ricerca. Internet è sommerso da immagini di razzi spaziali spacciati per aviogetti misteriosi. O peggio, di video volutamente manipolati con Photoshop e altri programmi di grafica per computer, palesemente falsi. E chiunque oggi- lamenta l’ex ingegnere- si sente un esperto solo perchè commenta o analizza un avvistamento nei 140 caratteri massimi di un tweet…
“La sfida dell’ufologia è sempre stata quella di individuare un piccolo segnale in mezzo ad una grande quantità di frastuono. Ora, quello che ci serve, è elevare la discussione ad un livello di ricerca professionale da scienziato/ingegnere”- sostiene Lemke. “Finora, su questo fronte l’azione sembra possibile con alcuni gruppi privati, in Francia e in Cile, che hanno stretto un accordo di cooperazione per lo studio approfondito sugli UFO. Auguro loro successo negli anni a venire.”
Il riferimento è ai francesi di Sigma/3AF, la commissione istituita dall’ Association Aéronautique et Astronautique , e al CEFAA, il comitato promosso dal Governo di Santiago del Cile per studiare i fenomeni aerei anomali, senza pregiudizi e senza ingenuità. Le analisi dei loro esperti– ingegneri, fisici, astronomi, piloti militari- hanno portato, nel corso degli anni, ad individuare più volte oggetti di apparente struttura metallica non riconducibili a nulla di conosciuto. Veri oggetti volanti non identificati.
Ipotesi respinte al mittente dal famoso scettico James Oberg, convinto che tutto possa essere spiegato in modo razionale. “Non devono essere per forza alieni e io non ho visto nessuna prova convincente in nessuno di questi casi. Potrebbero essere, il più delle volte, prodotti di attività aerospaziale segreta, specie in Russia e in Cina. Così, si spiega perfettamente l’interesse dell’intelligence militare americana sui resoconti di UFO all’estero”, ha dichiarato.
“Qualsiasi agenzia di sicurezza può aver trovato utile– e probabilmente, lo ha fatto- che il pubblico scambiasse i suoi mezzi per dei dischi volanti, anche se mi sembra in realtà un comportamento più opportunistico che deliberato. Possono aver agito così i Governi, le corporazioni, anche le imprese criminali: di tanto in tanto, qualche mistificatore aggiunge un po’ di fango nell’acqua.” E tutto risulta ancora più torbido, ancora meno decifrabile.
Non meno tranchant il giudizio di un altro noto debunker, Robert Sheaffer, per il quale il problema è insito nell’ufologia stessa, che non sa separare la fiction dalla vera scienza. “La principale linea di faglia, oggi, è la divisione tra la cosiddetta “ufologia new age” e quella che si definisce scientifica, ma in realtà è fantascientifica. Entrambe sono spazzatura e fondamentalmente ignorano il rasoio di Occam: ovvero, quando ci sono due ipotesi, la più semplice è la migliore”.
Il principio metodologico formulato nel XIV secolo da Guglielmo di Occam, considerato alla base del pensiero scientifico moderno, viene spesso invocato da chi ritiene pura fantasia tutto ciò che riguarda gli avvistamenti di oggetti non identificati. Evitare la postulazione di entità inutili, escludere le ipotesi più complesse, preferire sempre quelle più semplici e plausibili, si traduce- in questo ambito- più o meno così: prima di immaginare visitatori alieni arrivati da mondi lontani, consideriamo fenomeni naturali e spiegazioni razionali.
Ma talvolta il rasoio può essere a doppio taglio. Ad esempio, ogni qual volta un pilota- magari un top gun con migliaia di ore di addestramento alle spalle- riferisce di aver osservato sul radar e magari di aver pure inseguito una luce misteriosa che poi, all’improvviso, è scomparsa a folle velocità, la causa è presto detta: lo sprovveduto ha scambiato il pianeta Venere o un meteorite per un UFO. A quanto pare, la spiegazione più semplice non sempre è anche la più plausibile.
SABRINA PIERAGOSTINI