Risolto il mistero di Caronia?

Banali incendi dolosi. Fiamme appiccate con un fiammifero o un accendino ad abiti e carta da un piromane qualsiasi. I carabinieri di Messina e la Procura di Patti hanno identificato i presunti responsabili degli incendi ritenuti inspiegabili e divampati per anni, all’improvviso, in alcune abitazioni di Canneto di Caronia: sono un giovane residente e suo padre. Tutto qui. Mistero risolto, dunque?

LE ABITAZIONI DI CANNETO INTERESSATE DAGLI INCENDI

LE ABITAZIONI DI CANNETO INTERESSATE DAGLI INCENDI

I fatti che hanno portato Beppe Pizzino, 26 anni, agli arresti domiciliari e suo padre sotto inchiesta per complicità risalgono alla scorsa estate, quando – dopo anni di tranquillità- di colpo si è ripresentato il fenomeno che aveva interessato queste case affacciate sul mar Tirreno, in provincia di Messina, a partire dal dicembre 2003. Prima a luglio e poi da settembre a ottobre 2014, gli incendi erano ricominciati, sempre random, sempre imprevedibili, spesso alla presenza di vari testimoni.

Le telecamere nascoste piazzate dai carabinieri hanno colto i movimenti sospetti del ragazzo, ripreso da solo nelle stanze interessate dagli incendi oppure accanto agli oggetti dai quali – pochi secondi dopo- si sarebbero sprigionate le fiamme. Una volta, lo scorso ottobre, persino quasi sotto gli occhi di una giornalista: mentre gli altri residenti le mostravano i danni degli incendi, il ragazzo si sarebbe intrufolato in cantina per far vivere alla reporter l’esperienza di un rogo in diretta.

In un’altra circostanza, le telecamere hanno immortalato padre e figlio confabulare vicino ad un pic-up della Protezione Civile il cui sedile, poco dopo, sarebbe bruciato. Prove che il Gip ha ritenuto sufficienti per procedere contro i due che ora devono rispondere di una bella sfilza di reati: incendio, danneggiamento, concorso in procurato allarme, concorso in tentata truffa aggravata. Perché il mistero di Caronia ha sollevato preoccupazione, oltre che clamore mediatico,  e nel corso degli anni gli abitanti della Via del Mare- colpita dai fenomeni incendiari- hanno incassato i risarcimenti da parte della Regione. Insomma, i Pizzino avrebbero ingannato tutti, inclusa l’Amministrazione comunale che tanto aveva preso a cuore la situazione di quelle famiglie.

La giustizia ora seguirà i suoi tempi: il rinvio a giudizio, il processo e poi la sentenza. I video sembrano schiaccianti, ma spetterà ai giudici stabilire le eventuali responsabilità penali. Fino ad allora, ovviamente vale anche in questo caso la presunzione di innocenza. Con una domanda che resta aperta: i casi contestati dalla Procura sono una  parte di quelli avvenuti in rapidissima sequenza nel 2014. Cosa è accaduto negli altri episodi? Cosa pensare poi dei fatti risalenti al 2004? Dovremmo attribuirli tutti- per analogia e deduzione-  alla coppia diabolica?

UNA STANZA DANNEGGIATA DALLE FIAMME

UNA STANZA DANNEGGIATA DALLE FIAMME

La logica porterebbe a pensare di sì. Ma tutte le evidenze raccolte negli anni passati puntavano in direzione opposta. Le indagini, svolte all’epoca dagli inquirenti e da una commissione di esperti, avevano negato l’ intervento umano negli incendi. Persino le analisi dei Ris non avevano trovato tracce di materiale incendiario o di acceleranti. In alcuni casi, le fiamme erano divampate con gli appartamenti deserti, privi anche di mobili, alla presenza solo di tecnici e forze dell’ordine. Anche l’inchiesta contro ignoti era stata archiviata, nell’impossibilità di dimostrare che i roghi fossero opera di piromani.

Non solo. Undici anni fa, al fuoco che senza preavviso e senza apparente motivo si accendeva qua e là si erano aggiunti altri episodi strani, come l’ improvviso spiaggiamento di migliaia di molluschi, la moria mai spiegata di molti animali da cortile o la scoperta di un rettangolo di vegetazione bruciata in modo anomalo (solo le radici e solo di un particolare tipo di pianta). Senza contare i frequenti avvistamenti di

oggetti volanti insoliti segnalati da vari testimoni oculari, estranei alle famiglie coinvolte dai roghi, e persino dall’equipaggio di un aereo di linea in volo sulle Eolie.

La relazione preliminare del Gruppo Interdisciplinare di Osservazione guidato da Francesco Venerando Mantegna aveva avanzato l’ipotesi che i roghi scaturissero da un impulso elettromagnetico, la cui sorgente si trovava in mare, ma di durata così breve da non poter essere captato. Fisici, geologi ed esperti erano d’accordo nell’ escludere in modo categorico la mano umana. Anzi, erano arrivati a pensare- e a scrivere- che quell’impulso potesse essere l’effetto di una tecnologia sconosciuta di tipo militare se non addirittura “non terrestre”.

SOTTO ACCUSA PER GLI INCENDI, PADRE E FIGLIO

SOTTO ACCUSA PER GLI INCENDI, PADRE E FIGLIO

Dopo gli incendi della scorsa estate, una nuova commissione promossa dalla Protezione Civile nazionale e formata da altri studiosi ha di nuovo preso in esame il caso Caronia. Il termine di consegna della relazione finale è slittato a fine marzo, ma nel frattempo qualche anticipazione è già trapelata. L’ipotesi ritenuta più probabile sembrerebbe collegata ad un fenomeno fisico prodotto da più fattori naturali come  i p-holes ( energia positiva intrappolata nella crosta terrestre) e le emissioni di plasma solare. Combinati insieme sarrebbero in grado di innescare il fuoco, alla presenza di elementi metallici..

Ma ora sia questa spiegazione scientifica, sia quella meno ortodossa avanzata in passato sembrano ampiamente superate dagli eventi. E la competenza di fior di professori e di apprezzati studiosi appare messa alla berlina, alla pari della capacità di chi ha svolto sopralluoghi, esami, verifiche, controlli, indagini. Dobbiamo davvero pensare che siano stati tutti degli sprovveduti? O quanto meno, degli ingenui? E perché sono stati sprecati tempo e denaro pubblico quando  bastava piazzare due telecamere nascoste e due microspie per svelare l’arcano?

L’intera vicenda lascia perplessi. E provoca amarezza. Pensare di dar fuoco a casa propria, ai propri ricordi, mettendo a repentaglio la propria famiglia, solo per finire sui giornali, per attirare l’attenzione su di sè  e per intascare poche migliaia di euro va oltre la mia comprensione. Soprattutto quando penso alla dignitosa disperazione di Lorenzina, ad 80 anni costretta a vivere nella paura, a dormire all’addiaccio, a piangere per i sacrifici di una vita andati in fumo. Non posso credere che un figlio e un nipote l’abbiano tradita così. Rivedo quel suo sguardo dolente, il suo volto pieno di contegno e rimango senza parole.

SABRINA PIERAGOSTINI

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