Sono tra gli oggetti più misteriosi dell’universo, tanto da mettere in crisi intere generazioni di astrofisici. I buchi neri- questi “mostri” di dimensioni incredibilmente enormi (quelli super massicci possono avere una massa milioni o persino miliardi di volte superiore a quella del nostro Sole…) sono l’argomento dell’ultimo articolo di Stephen Hawking, nel quale il grande scienziato britannico propone una nuova interpretazione.
I black hole, secondo la teoria della relatività, sono regioni dello spazio-tempo con un campo gravitazionale così intenso da inghiottire tutto, anche la luce: una volta che attraversa il confine di un buco nero (il cosiddetto orizzonte degli eventi) essa sparisce, si annulla per sempre. Ma per la fisica quantistica questo è un paradosso, perché contrasta con il principio della conservazione dell’informazione. Ecco perché da almeno 30 anni, gli studiosi si arrovellano per trovare una spiegazione convincente.
Un dibattito scientifico che ha avuto proprio Hawking tra i suoi massimi esponenti: il fisico britannico ha già tentato, in passato, di trovare una soluzione al paradosso proponendo l’ipotesi di un particolare tipo di radiazione che ha preso il suo nome. Non è il caso, ora, di entrare nel dettaglio della discussione- per altro, davvero complessa. Il punto è che adesso lo scienziato ha ammesso di aver sbagliato. Lo ha fatto l’anno scorso durante una conferenze in Svezia. Lo ha poi detto in un articolo online scritto con Andrew Strominger, dell’Università di Harvard, e Malcolm Perry, docente a Cambridge. Ora, lo studio è stato pubblicato dalla rivista Physical Review Letters.
Non è vero- afferma innanzitutto- che le informazioni finite in un buco nero siano perse per sempre. Usando un’ immagine bizzarra, il 74enne genio britannico afferma che i black hole hanno dei “capelli”, ovvero sono circondati da un alone di sottili linee nelle quali possono memorizzare le informazioni lungo l’orizzonte degli eventi. Tanto che- spiega lo studio- se si guardasse il buco nero nel modo giusto (ad esempio, in un lontano futuro) si potrebbe vedere i “capelli” immagazzinare i dati.
Insomma, ormai Hawking si è convinto che questi giganteschi oggetti celesti siano molto diversi da quanto ipotizzato anche da lui per molto tempo. “Non sono le eterne prigioni che immaginavamo una volta. Se sei intrappolato in un buco nero, non gettare la spugna: c’è un modo per uscirne”, ha affermato. Ma soprattutto- cosa di certo più sorprendente- dall’altra parte ci potrebbe essere una realtà ancora tutta da scoprire.
Secondo le sue ultime teorie, infatti, i buchi neri potrebbero essere dei passaggi per un altro universo. Ma unilaterali. Ovvero, una volta oltrepassato il confine, è poi impossibile tornare indietro. “Ecco perché- pur essendo un fan dei viaggi spaziali- io non ci proverei”, ha avuto modo di dire Stephen Hawking, utilizzando il sintetizzatore vocale che trasforma in parole il suo pensiero. Scenari da fantascienza, immaginati però da una delle menti più brillanti della scienza contemporanea.
SABRINA PIERAGOSTINI