Una foto senza precedenti. Mostra una stella, lontana, e accanto un corpo celeste- quasi sicuramente, un pianeta. Uno scatto eccezionale, se sarà confermato che quel puntino è davvero un esopianeta, perché sarebbe la prima volta che riusciamo a fotografare un mondo alieno ad una distanza tanto impressionante: 1200 anni luce.
A realizzare l’immagine, è stato il Very Large Telescope dell’European Southern Observatory situato in Cile. Il potenziale pianeta è stato denominato CVSO 30c, dalla sigla della sua stella – CVSO 30- che si trova nella direzione della Cintura di Orione. Servono altre osservazioni per accertare che si tratti proprio di un pianeta, ma secondo i primi calcoli si troverebbe a 660 unità astronomiche dal suo sole e compirebbe un’orbita in 27 mila anni.
Nel 2012 era stato scoperto un altro pianeta con un’orbita- invece- super ravvicinata: incredibilmente, impiega solo 11 ore a compiere un’intera rivoluzione. Insomma, questa è una coppia davvero insolita per gli scienziati anche perché il primo mondo è stato individuato grazie alla tecnica del transito (osservando cioè il calo della luminosità della stella al passaggio del corpo celeste), mentre CVSO 30c è stato osservato direttamente.
In ogni caso, comunque, è assai improbabile che questo esopianeta possa ospitare la vita, sia per la sua posizione al di fuori della Fascia di abitabilità, sia per la sua composizione- quasi sicuramente è un gigante gassoso– sia per la giovinezza del sistema solare al quale appartiene: infatti avrebbe solo 2,5 miliardi di anni, quasi la metà degli anni del nostro Sole.
La ricerca dunque continua, per trovare altri candidati potenzialmente più adatti. Di pianeti sui quali magari si sono sviluppate forme di vita evolute ce ne potrebbero essere miliardi attorno a noi. Infatti è elevatissimo il numero di potenziali copie in tutto o quasi identiche al nostro pianeta secondo le stime basate su un mero calcolo statistico. Eppure, ancora non abbiamo scoperto la prova di vita intelligente.
I radiotelescopi in ascolto da decenni non hanno captato nulla che non sia spiegabile. Insomma, tutto tace. È la dimostrazione della nostra “solitudine cosmica”? Dell’eccezionalità della Terra, un unicum a livello universale? Non è detto, anzi, tutto porta a pensare che sia solo una questione di tempo e distanze. Lo sostiene anche uno studio appena presentato all’ultimo meeting della American Astronomy Society di San Diego. Tra gli autori, uno studente di astronomia della Cornell University, Evan Solomonides.
Da anni, i ricercatori si interrogano sul cosiddetto “Paradosso di Fermi”. Se davvero l’universo è pieno di vita, dove sono tutti gli altri? Verrebbe da rispondere: forse gli altri non ci sono. Ma il giovane astronomo la pensa diversamente. “Non abbiamo ancora sentito messaggi alieni perché lo spazio è enorme, ma questo non significa che non ci sia nessuno là fuori. Fino ad oggi, sembriamo soli anche se non lo siamo. Dobbiamo continuare a restare in ascolto”, ha spiegato Solomonides.
Usando calcoli probabilistici, ha cercato di giustificare il paradosso- un totale silenzio, nonostante miliardi di mondi potenzialmente abitabili. “Persino la nostra galassia tipicamente a spirale, non eccezionalmente grande se comparata ad altre galassie, è comunque vasta al di là della nostra immaginazione”- ha detto. E la nostra esplorazione è appena all’inizio.
Le nostre emissioni, prima radio e poi tv (segnali che possono essere ascoltati da eventuali civiltà aliene), sono iniziate circa un secolo fa e quindi non hanno fatto molta strada: sono arrivate al massimo fino alle stelle che distano da noi 100 anni luce. Ovvero, secondo i calcoli dell’astronomo, meno dell’1 per cento degli astri della Via Lattea. Il resto della galassia- ipotizzando che sia abitata da Extraterrestri intelligenti- non ci ha ancora sentito. Insomma, gli “altri”- sempre ammesso che ci siano- ancora non sanno che ci siamo anche noi.
Dunque, tutto considerato, sarebbe molto strano se avessimo già raggiunto possibili mondi abitati e ancora più strano se avessimo già ottenuto risposta. No, secondo Solomonides, dobbiamo armarci di grande pazienza. Perché a suo avviso è probabile che – se il contatto avverrà- non sarà prima di 1500 anni. Cerchiamo un posto comodo e aspettiamo…
SABRINA PIERAGOSTINI