Prendi una domenica di fine settembre, dal clima così tiepido da non far pensare che l’autunno sia ormai iniziato. Aggiungi un progetto un po’ folle: mettere a confronto idee contrapposte sulla vita nel cosmo, per instaurare un dialogo tra la scienza e la sua antitesi-la ricerca alternativa. Miscela il tutto con una dose abbondante di apertura mentale e un pizzico di coraggio e otterrai qualcosa di unico: il meeting “Figli delle Stelle”.
Il Salone degli Affreschi di Milano, domenica 25 settembre è stato teatro di questo incontro straordinario di ipotesi, proposte, testimonianze, studi, esperienze. Un convegno sui generis, nel quale si sono alternati a parlare docenti universitari e ufologi, ufficiali dell’Aeronautica e addotti, ognuno per affrontare- dal proprio, rispettabilissimo punto di vista- una tematica che ci affascina e ci inquieta da sempre: siamo soli nell’Universo?
L’astrofisica sta cercando di capirlo scandagliando le stelle attorno a noi. Ed è sempre più probabile che la risposta a quella domanda sia: no, non siamo soli. “Abbiamo già trovato circa 200 pianeti molto simili alla Terra con i nostri telescopi- ha confermato a margine del convegno il professor Salvatore Capozziello, docente all’Università Federico II di Napoli e presidente della Società Italiana di Relatività Generale e Gravitazione.
Mondi così somiglianti al nostro per struttura, dimensioni e orbita attorno al loro sole da incoraggiare i ricercatori. Tra questi c’è ad esempio Kepler 186 f- “finora forse il candidato più interessante”. Pur essendo ancora molto presto per stabilire se sia abitabile o addirittura abitato, la scienza resta aperta ad ogni evenienza, in attesa che i dati scientifici provino ciò che l’immaginazione dà per certo- l’esistenza di altre forme di vita intelligenti.
Al meeting, il professore ha affrontato però un altro argomento altrettanto fantascientifico- almeno fino ad oggi: i viaggi nel tempo. Una possibilità che Einstein, le onde gravitazionali, i wormhole e la Relatività generale non precludono affatto, anzi, come è stato illustrato in termini tanto semplici quanto precisi durante il suo intervento. Ma è anche possibile che qualcuno- di una civiltà più evoluta- già riesca a compiere questi balzi nel tempo? Magari proprio la civiltà umana del futuro, come fa il protagonista del film “Interstellar”? Il professore non lo ha escluso, ma ha aggiunto: “Ad oggi, non abbiamo la tecnologia per verificarlo e quindi non potremmo saperlo”.
Di avvistamenti anomali ha trattato il colonnello Arturo Cattel, capo ufficio sicurezza del Reparto Generale Sicurezza dell’Aeronautica Militare- l’organismo chiamato a sorvegliare e difendere i nostri cieli. Le statistiche danno il fenomeno in forte calo– solo due casi segnalati quest’anno. Il colonnello ha messo in parallelo numeri e attività del suo reparto con il Geipan- l’ente incaricato di raccogliere le segnalazioni in Francia. Con una sostanziale differenza, però: all’Aeronautica giungono solo le denunce effettuate tramite i Carabinieri, mentre i Francesi scrivono o telefonano direttamente al Geipan.
Dal mistero sopra di noi, al mistero dentro di noi: è nei geni che secondo alcuni ricercatori potrebbero nascondersi tracce aliene. Lo ha ipotizzato, anni fa, l’astrofisico Paul Davies a proposito del DNA spazzatura (quella parte in apparenza inutile, eppure così preponderante, del nostro patrimonio genetico); lo fa oggi- in termini del tutto diversi- il biologo molecolare Pietro Buffa, ricercatore all’Università di Catania, prendendo in esame le anomalie della cosiddetta “ominazione”- l’evoluzione dagli Australopitechi a primi ominidi fino all’Homo Sapiens
Un’evoluzione rapidissima, come nessun’altra nel regno animale. E tanti cambiamenti genetici determinanti concentrati in così poco tempo inducono- ha detto il dottor Buffa- “a ripensamenti sulle cause che avrebbero permesso alcuni passaggi cruciali del nostro percorso evolutivo”. Con una certezza: l’evoluzione si può manipolare, lo abbiamo fatto noi con gli animali (cani, gatti…) e con le piante ( mais, patata ecc.).
E ora siamo anche in grado di clonare organismi evoluti, di impiantare sequenze genetiche di una specie su un’altra. Ecco perché Pietro Buffa, dati scientifici alla mano, ha parlato di un “possibile intervento genetico” operato sull’Uomo, privo di un habitat preciso, con le caratteristiche tipiche dell’animale addomesticato. Ma chi sarebbe intervenuto a manipolare il nostro genoma e a quale scopo? Domande alle quali solo ulteriori ricerche potranno forse rispondere.
Ma c’è chi pensa che in realtà, per capire tutto, basterebbe leggere i testi più antichi, più venerati, più conosciuti, come sostiene Mauro Biglino, esperto di storia delle religioni autore di una serie di saggi che hanno stravolto il modo di interpretare la Bibbia e che sono nella classifica dei libri più venduti in Italia. Un approccio basato sul “fare finta che” quello che è scritto nell’Antico Testamento sia vero lo ha portato a riscrivere quei testi in chiave aliena.
El, Elohim, Yahwe, Elion: nomi che i teologi traducono come Dio, Altissimo, Onnipotente, ma che per Biglino invece rimandano a soggetti concreti, creature reali che avrebbero vissuto migliaia di anni fa sul nostro pianeta spartendoselo ed assoggettando i popoli. La Bibbia racconterebbe dunque la vera storia di uno di questi individui- arrivati da un altrove che non viene mai specificato- e di una tribù ebraica. Nulla di spirituale, insomma, anche perché molte delle manifestazioni di queste entità – superiori secondo l’autore solo tecnologicamente- sarebbero spiegabili proprio in termini di tecnologia avanzata, impensabile per quei tempi sulla Terra.
Ma se davvero qualcuno, in epoche remote, è arrivato tra di noi per “giocare” a fare Dio, ora dov’è finito? Per gli ufologi, be’, semplicemente non se n’è mai andato. Gli Alieni sarebbero qui da sempre e i Governi ne sarebbero al corrente, nascondendoci la verità. Lo saprebbe il Vaticano- come ha spiegato Roberto Pinotti nel suo intervento; lo saprebbero settori ristretti e blindati dei servizi segreti americani- come ha illustrato Maurizio Baiata; ma lo saprebbero anche i tanti testimoni di incontri ravvicinati del III e del IV tipo- come ha argomentato Pablo Ayo.
E un testimone- davvero famoso in tutto il mondo- ha ripercorso la sua esperienza per il pubblico del meeting: Travis Walton. Oggi ultrasessantenne, Walton è stato protagonista di un clamoroso quanto discusso caso di abduction nel novembre del 1975, tra le foreste di Snowflake- Arizona. Allora era solo un ragazzo poco più che ventenne, ma quell’episodio ha segnato tutta la sua vita. Per anni è stato sottoposto a verifiche e controlli, regressioni ipnotiche, test della verità, indagini della CIA, ma nessuno ha mai trovato la prova inconfutabile che quel giovane taglialegna e i suoi compagni di lavoro (anche loro, testimoni oculari) abbiano mentito.
In tutta franchezza, Walton ha ammesso di essere stato protagonista per caso di qualcosa più grande di lui. “Sono stato uno sciocco, mi sono avvicinato troppo a quella grande luce vista tra gli alberi e sono stato colpito involontariamente da una scarica elettrica. Sarei morto, se non mi avessero aiutato “loro”: non mi hanno rapito, mi hanno rianimato salvandomi la vita,” ha detto all’auditorio che ha potuto vedere, in esclusiva e in anteprima in Italia, qualche minuto del nuovo documentario realizzato sulla sua incredibile vicenda, “Travis- the True Story of Travis Walton”.
Ha chiuso proprio l’ospite americano, tra le domande e le curiosità del pubblico, questa intensa giornata incentrata sulla vita extraterrestre osservata da ogni angolazione- quella dell’astrofisica, della biologia, della difesa militare, della religione, della ricerca ufologica. Posizioni tra di loro assai distanti, certo, ma non sono mancate convergenze sorprendenti e non è mancata la volontà di confrontarsi. Alla fine, risposte conclusive su quella domanda esistenziale- siamo soli nell’Universo?- non sono state trovate, ma oggi ognuno di noi ha nuovi spunti da considerare, nuove idee sulle quali riflettere, nuove prospettive dalle quali guardare il mondo.
SABRINA PIERAGOSTINI