La più grande ed antica piramide del mondo non si trova in Egitto e nemmeno in Cina. Si erge a Gunung Padang, un’altura nel nord-ovest dell’isola di Giava, in Indonesia– non distante dall’area colpita nei giorni scorsi da un violento tsunami- ed è nascosta sotto uno spesso strato di pietre e terra. Ma la piramide, per ora, è solo una convinzione del gruppo di ricercatori che tra mille polemiche da alcuni anni sta studiando questa collinetta (anche se Gunung, in lingua locale, signifca “monte”). Per tutti gli altri, sotto il più vasto sito megalitico dell’Asia sud-orientale- una meraviglia scoperta all’inizio del XX secolo- non c’è nient’altro che roccia.
Durante l’ultimo meeting dell’American Geophysical Union, che si è svolto tra il 10 e il 14 dicembre 2018 a Washington D.C., i ricercatori indonesiani hanno presentato ai loro increduli colleghi i dati raccolti sondando il terreno con strumentazioni sofisticate e con scavi mirati, per dimostrare la loro tesi: Gudung Padang non è quello che sembra- una collina naturale sormontata da un gran numero di pilastri e monoliti sparsi sulla sua superficie- ma il risultato della stratificazione di quattro diverse strutture edificate in epoche differenti, di cui il sito megalitico è solo l’ultimo e quindi il più recente.
“I nostri studi provano che la costruzione non copre solo la parte superiore, ma si arrotola lungo i pendii coprendo un’area di circa 15 ettari almeno. Il livello superiore consiste di pile orizzontali di colonne di roccia basaltica che formano terrazzamenti a gradoni, decorato con composizioni esotiche di colonne in verticale che formano mura, percorsi e spazi”, si legge nell’abstract dello studio il cui titolo tradotto suona “Prove di una ampia struttura piramidale precedente il 10 mila a.C. sul Monte Padang, Giava Occidentale, Indonesia”. Ma continuiamo a leggere: “Il secondo strato, che è stato in passato erroneamente interpretato come una formazione rocciosa naturale, sepolto 1-3 metri al di sotto della superficie, è un riempimento spesso alcuni metri costituito da una disposizione più compatta e avanzata di simili rocce colonnari in una matrice a grana fine.”
Prosegue poi così la descrizione del team indonesiano, guidato da Danny Hilman Natawidjaja, geofisico dell’Istituto di scienze indonesiano: “Anche il terzo livello è una disposizione artificiale di frammenti rocciosi con varie tipologie che si estende fino a 15 metri di profondità. Esso si poggia su una lingua di lava basaltica massiccia e fratturata, modificata e modellata dalla mano dell’Uomo. Le indagini hanno anche rivelato prove di ampie cavità e caverne sotterranee. Risultati preliminari nella datazione al radiocarbonio indicano che il primo livello è stato costruito circa 3.000/3.500 anni fa. Il secondo tra 7.500 e 8.300 anni fa. Il terzo strato è stato costruito prima di 9500 anni fa e potrebbe essere antico di 28 mila anni”.
Nella loro presentazione hanno spiegato anche come hanno condotto le loro indagini geofisiche, combinando il radar di penetrazione del terreno (GPR) e la resistività multicanale con la tomografia sismica aumentata dai dati ottenuti con il carotaggio del terreno (compiuto in 7 punti diversi della collina, fino ad una profondità di 33 metri) e con gli scavi archeologici.”In questo modo, possiamo comparare e verificare i risultati ottenuti con un metodo con quelli ottenuti con gli altri per una migliore comprensione delle strutture sotterranee”. La descrizione è corredata di dettagli molto tecnici che tralasciamo, messi a disposizione degli altri geologi ed archeologi quando vorranno esaminare lo studio, che ad oggi non ha ancora ricevuto la revisione paritaria.
Dunque, la convinzione di Natawidjaja e compagni è che Gunung Padang sia un tesoro archeologico immenso e misterioso di cui per ora conosciamo solo la parte più superficiale: al di sotto di quel cumulo di pilastri di andesite basaltica, si nasconderebbero delle costruzioni molto più antiche e sofisticate. A quanto pare, ci sarebbero anche delle camere- o comunque, degli spazi vuoti- per le quali il gruppo di ricerca auspica studi più approfonditi, per riuscire a capirne lo scopo. Ma chi, 28 mila o anche 10 mila anni fa, avrebbe potuto edificare una struttura del genere, una sorta di piramide a gradoni? Forse una civiltà di cui non abbiamo più né traccia né memoria?
“La gente pensa che gli antichi fossero dei primitivi, ma questo monumento dimostra che è un errore”, ha detto in passato Natawidjaja al Sidney Morning Herald. E di recente, ha dichiarato di ritenere il sito di Gunung Padang non una tomba, come ipotizzato finora, ma un tempio di enormi dimensioni. Se così fosse, sarebbe il più antico mai scoperto e cambierebbe per sempre le nostre nozioni sulle culture sbocciate durante le epoche preistoriche. Anzi, se i proclami del team indonesiano fossero fondati, probabilmente la storia andrebbe riscritta da capo.
SABRINA PIERAGOSTINI