Dopo decenni passati a sminuire, ridicolizzare e nascondere tutte le informazioni relative a bizzarri oggetti volanti visti sfrecciare sotto il naso di piloti esperti e di tecnici radar, adesso è arrivato il momento di elaborare, analizzare, studiare e possibilmente trovare spiegazioni plausibili alle variegate segnalazioni provenienti dal mondo militare. Insomma, adesso ai funzionari del Pentagono incaricati di fare chiarezza sul fenomeno UFO- o UAP che dir si voglia- tocca davvero lavorare. E pure sodo, vista la mole di documenti che dovranno produrre in questo 2022, l’anno della svolta. Forse.
Come abbiamo già illustrato più volte nel blog, nei mesi scorsi in modo indipendente il Dipartimento della Difesa e il Congresso americano hanno creato due uffici con la stessa funzione, destinati a prendere il posto della UAPTF, la Task Force sui Fenomeni Aerei Non Identificati nata sull’onda del clamore mediatico sollevato dalle immagini di autentici velivoli dalla tecnologia inspiegabile e dalle dichiarazioni inequivocabili di ex militari testimoni di strani incontri. Il Pentagono nel novembre 2021 ha promosso l’ Airborne Object Identification and Management Synchronization Group (AOIMSG), seguito alla fine dello scorso anno da un altro organismo, inizialmente denominato Anomaly Surveillance and Resolution Office (ASRO), voluto da deputati e senatori degli Stati Uniti.
I due uffici accorpati dipendono dal Sottosegretario alla Difesa con delega per l’Intelligence e la Sicurezza, il cui staff è ora chiamato a impegnare tutte le proprie risorse per dare le risposte richieste dai loro superiori e dal mondo della politica. Le scadenze sono molteplici e calendarizzate dal National Defense Authorization Act (NDAA): la legge di bilancio per la Difesa prevede infatti in totale sei rapporti classificati, ovvero coperti da segreto e di cui non sapremo mai nulla, e una relazione annuale desecretata, quindi destinata alla pubblicazione, oltre a briefing ogni volta che dovesse verificarsi qualche incidente particolarmente serio. Innanzitutto, i funzionari del ministero dovranno consegnare ogni sei mesi il loro report alle Commissioni per i Servizi Armati della Camera dei Rappresentanti e del Senato, mentre quello annuale andrà sia alle due Commissioni per gli stanziamenti che a quelle per gli Affari Esteri e ai Comitati Ristretti Permanenti sull’Intelligence.
Il coinvolgimento dei comitati che controllano gli stanziamenti, insomma il budget, non è una buona notizia per i burocrati del Dipartimento perché comporta un controllo capillare di come verranno spesi i dollari concessi per studiare il fenomeno e mette sotto pressione tanto l’ufficio del Sottosegretario quanto tutti gli altri uffici del DoD il cui operato sarà attentamente vagliato dal Congresso. Non solo. Tra le norme firmate dal presidente Biden, c’è anche l’Intelligence Authorization Act (IAA) secondo il quale tutti i componenti del Dipartimento della Difesa e dei servizi segreti devono condividere immediatamente le informazioni sugli UAP in loro possesso sia al neonato ufficio competente sia al NASIC, ovvero il National Air and Space Intelligence Center. Ma così la situazione si complica, perché l’IAA prevede altri quattro rapporti, questa volta trimestrali, sempre classificati.
La consegna del primo report semestrale classificato è fissata per questo marzo, poi a giugno ci sarà la prima relazione trimestrale riservata (altre due sono previste per settembre e dicembre 2022), a settembre arriverà il secondo briefing semestrale e ad ottobre sarà la volta del rapporto annuale non coperto da segreto. Davvero un super lavoro per i funzionari alle dipendenze del Sottosegretario alla Difesa con delega per l’Intelligence e la Sicurezza. Uno sforzo grazie al quale il Congresso spera finalmente di rispondere all’interrogativo di base: di chi sono quei velivoli che surclassano i top gun della US Navy? Scoprire la provenienza e lo scopo di quegli intrusi che entrano ed escono a loro piacimento dai corridoi di volo utilizzati nel corso delle esercitazioni militari è una questione vitale di sicurezza nazionale, cavalcata ormai senza troppo imbarazzo da vari senatori che- ne siamo sicuri- faranno pressioni per trovare quelle risposte. E dopo 70 e passa anni di inerzia e insabbiamenti, ora la burocrazia di Washington deve produrre risultati.