Il progetto lanciato dal magnate russo Juri Milner– 100 milioni di dollari in 10 anni per esplorare il cosmo e trovare tracce di vita extraterrestre– potrebbe servire anche a verificare la fondatezza di una teoria che da decenni trova sostenitori e detrattori tra gli stessi scienziati, ovvero la Panspermia, secondo la quale organismi elementari si sposterebbero nello spazio, da pianeta a pianeta, grazie ad asteroidi e comete.
La Breakthrough Starshot Initiative, resa pubblica nei mesi scorsi, prevede di inviare piccolissime sonde, dotate di vele spinte da potentissimi laser e in grado di muoversi ad una velocità folle (circa il 20% di quella della luce) per raggiungere la stella a noi più vicina, Proxima b, e il suo sistema solare nel giro di 20 anni. Ma durante il tragitto, sono possibili altri esperimenti, come ha spiegato il fisico dell’Università delle Hawaii Jeff Kuhn intervenendo ad una conferenza che si è tenuta il 20 aprile in California.
Parlando di un tipo particolare di batterio– il Bacillus subtilis, che può sopravvivere almeno 6 anni nello spazio profondo- Kuhn ha detto alla platea: “Sarebbe divertente mettere una colonia di questi batteri sul microchip di una sonda, spedirli per 20 anni, recuperarli, fornire loro delle sostanze nutrienti e vedere se sono ancora vivi, giusto per stabilire in modo sperimentale se la panspermia funzioni oppure no sulle distanze interstellari.”
Al convegno- come spiega il sito Space.com– era presente anche uno dei ricercatori coinvolti direttamente nel progetto promosso da Milner, il fisico americano Philip Lubin. “Una parte del nostro programma- per lo meno, dal punto di vista della NASA, dal momento che non abbiamo ancora approfondito questo aspetto con la Breakthrough Initiative- consiste in effetti nel mettere a dormire degli organismi viventi in stato di letargo. E c’è un organismo noto come C. elegans nel quale inseriremo nel DNA umano, lo manderemo nello spazio e poi lo sveglieremo all’arrivo. Tuttavia, prevedo che tutto ciò provocherà molte controversie.”
I sostenitori della Panspermia ritengono probabile che la Terra sia stata “fecondata” in epoche remote dalle rocce marziane, ma non escludono anche la possibilità che questo scambio sia fattibile anche da un sistema solare all’altro. Microscopiche spore potrebbero essere trasportate a distanze enormi- ipotizzano- grazie alla pressione di radiazione delle stelle oppure veicolate da corpi in movimento nello spazio e poi catturati dalle orbite di altre soli. “Sappiamo che esistono dei vettori interstellari, la Nube di Oort li può facilmente far passare da un sistema solare all’altro.”
Ma sono molte le incognite. Potenziali microbi ospitati da una roccia in viaggio nella galassia devono sopravvivere all’alto livello di radiazioni cosmiche, alle temperature bassissime dello spazio profondo (circa -270 °C), a quelle elevatissime all’’ingresso dell’atmosfera di un pianeta come il nostro e all’impatto con il terreno. E molti astronomi credono che siano elementi insormontabili, tali da rendere la panspermia interstellare impossibile.
Ne è convinto, ad esempio, il professor Dimitar Sasselov, docente dell’Università di Harvard, come ha avuto modo di dire durante il convegno in California. A suo avviso, il trasferimento dei “mattoni della vita” all’interno dello stesso sistema solare è ipotizzabile, ma da un sistema solare all’altro no. Almeno, non in modo casuale. Perchè ci sono- anche tra gli stessi ricercatori – posizioni quasi eretiche o per lo meno fantascientifiche .
Come quelle di chi non può escludere che la diffusione dei semi della vita sia stata opera di civiltà extraterrestri: involontariamente- per contaminazione dei loro mezzi spaziali- o intenzionalmente- per popolare nuovi mondi. “Anche noi oggi potremmo farlo, se volessimo”, ha ad esempio dichiarato Lubin “ e dobbiamo pensarci in futuro”. Un’altra scelta che di sicuro creerà molte controversie.
SABRINA PIERAGOSTINI