C’è un cratere profondo 300 metri e largo addirittura 31 chilometri. A provocarlo, l’impatto con un asteroide dal diametro di 1500 metri e pesante 10 miliardi di tonnellate che ha scatenato un’energia pari a 47 mila bombe atomiche… Finora, nessuno sapeva della sua esistenza perché si trova sepolto sotto uno strato molto spesso di ghiaccio. Questo segno inciso nella superficie della Terra è stato infatti scoperto solo ora in Groenlandia e solo grazie agli “occhi” dei radar satellitari.
Già nel 2015, i geologi avevano avuto i primi sospetti , dopo aver osservato la presenza di una enorme depressione, ripresa dalla NASA, nella roccia sottostante il grande ghiacciaio Hiawatha, che si estende nella zona nord occidentale dell’isola danese- la più grande al mondo. L’anno seguente, nell’area è stato testato un nuovo, potente radar in grado di penetrare sotto la calotta gelata spessa oltre mille metri. Grazie a questo strumento, gli scienziati hanno potuto mappare la parte di crosta terrestre nascosta sotto il ghiacciaio e scoprire dettagli sconosciuti.
Le immagini hanno infatti rivelato tutti i tratti distintivi di un cratere da impatto. “È diventato molto chiaro che si trattava di una struttura circolare con un bordo rialzato e una regione centrale elevata”, ha detto Kurt Kjær, geologo del Museo di Storia Naturale di Copenhagen, tra gli autori dell’articolo pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Science Advances. Come riporta The Guardian, per esserne sicuri, i ricercatori hanno poi raccolto vari campioni sedimentari, trasportati fino alla vicina pianura alluvionale. Tra il materiale, hanno individuato anche particelle di quarzo ‘scioccato’ e altri residui di solito prodotti dall’urto violento di una roccia spaziale. Analisi geochimiche hanno suggerito che l’asteroide fosse composto principalmente da ferro.
Questo dunque lo scenario: in un’epoca imprecisata, tra 2,5 milioni e 12 mila anni fa, questo ‘mostro’ lungo cinque volte la Tour Eiffel è entrato nell’atmosfera alla velocità di 20 km al secondo e si è schiantato sulla Groenlandia, penetrando in profondità e devastando l’intera area in un raggio di oltre 30 chilometri. L’impatto- 47 mila volte più devastante della bomba che ha raso al suolo Hiroshima- ha sciolto all’istante una quantità enorme di ghiaccio, l’acqua dolce è finita nell’oceano alterandone la salinità e le correnti, facendo innalzare all’improvviso il livello del mare lungo le coste. Non solo: tonnellate e tonnellate di detriti e di polvere sono schizzate nell’atmosfera, oscurando la luce del sole.
Un’immagine apocalittica e sconvolgente. “Bisogna tornare indietro di 40 milioni di anni per trovare un cratere della stessa misura, è un evento molto, molto raro nella storia della Terra”, rassicura Kjær. Per fortuna, verrebbe da aggiungere. Perchè se cadesse oggi, un asteroide identico a quello che ha colpito la Groenlandia cancellerebbe in un istante una metropoli come Londra o Roma e provocherebbe effetti collaterali per molti secoli. Sarebbe stato proprio un impatto del genere a scatenare quello che viene chiamato “Younger Dryas” o “Dryas recente”, una mini-era glaciale che improvvisamente ricoprì di ghiaccio gran parte dell’emisfero settentrionale tra il 12.800 e l’11.500 avanti Cristo.
Nel 2007, un gruppo di geologi di varie università degli Stati Uniti ha infatti ipotizzato che l’impatto con un corpo proveniente dallo spazio- probabilmente grandi frammenti di una cometa– oltre che modificare radicalmente il clima per un migliaio di anni abbia anche provocato danni così catastrofici da causare l’estinzione di alcuni grandi mammiferi (come i mammut o la tigre con i denti a sciabola) e la fine della cultura Clovis, sviluppatasi nell’America del Nord. Tuttavia, la maggior parte degli altri ricercatori- va detto- non condivide questa ricostruzione, perché mancherebbero prove convincenti.
Adesso questo cratere scovato sotto i ghiacci della Groenlandia– il primo mai trovato nel circolo polare artico- potrebbe diventare un elemento in più a favore di questa ipotesi, se davvero fosse confermato che risale al 12 mila a.C.. La risposta finale la daranno i carotaggi: i sedimenti intrappolati in profondità, nel ghiaccio, daranno una datazione più precisa dell’impatto. “Viviamo su un pianeta sul quale si può indagare tutto e si può pensare di sapere tutto. Invece, quando vedi che c’è una cosa così grande nascosta sotto ai tuoi occhi, ti rendi conto che l’epoca delle scoperte non è ancora terminata”, ha chiosato Kurt Kjær.
SABRINA PIERAGOSTINI