Il primo sbarco umano è lontano, la colonizzazione solo un progetto, il futuro dell’esplorazione di Marte è ancora tutto da scrivere, ma la fantasia può volare dove la realtà è non è arrivata. E allora, immaginiamo di poter andare, a nostro piacimento, sul Pianeta Rosso come oggi voliamo alle Hawaii o in Australia: viaggi impegnativi e costosi, sì, ma non impossibili. Ma se davvero un giorno faremo turismo spaziale, cosa potremo vedere di unico e spettacolare quassù?
Se l’è chiesto il sito Space.com. Marte è un pianeta dai forti contrasti– vulcani enormi, canyon profondissimi, crateri che forse un tempo ospitavano vasti mari. Presenta vari panorami scenografici che meriterebbero una visita, a partire dal Monte Olimpo. Un nome, un programma: gli scienziati lo hanno chiamato come la mitica residenza degli Dei della classicità, ma è in realtà un vulcano, il più alto dell’intero sistema solare. I numeri fanno davvero impressione: è alto 25 chilometri, circa tre volte l’Everest, e ha un diametro di 610 chilometri- più o meno la distanza da Roma a Milano.
Collocato nella zona vulcanica denominata Tharsis, l’Olimpo si è accresciuto grazie alla stratificazione progressiva della lava che lentamente scivolava lungo le sue pendici molto dolci, con una pendenza pari appena al 5%. Questo significa che se ci trovassimo da quelle parti scalarlo sarebbe un’impresa alla portata di qualunque escursionista. Sulla sua sommità c’è una depressione larga ben 85 chilometri, formata dalle camere magmatiche collassate durante le violente eruzioni del passato.
Una volta raggiunta la cima dell’Olimpo, varrebbe la pena dare un’occhiata attorno, per ammirare dall’alto l’intera Tharsis. In questa regione ci sono altri 12 giganteschi vulcani nel raggio di 4 mila chilometri. Probabilmente su Marte i vulcani raggiungono misure così ciclopiche perché la forza gravitazionale è più bassa di quella terrestre. Oggi sono spenti, ma probabilmente questi mostri sono rimasti attivi per due miliardi di anni. Hanno tutti nomi latini e alcuni- come il Pavonis Mons, l’ Ascraeus Mons e l’Arsia Mons- superano i 14 chilometri d’altezza.
Dalle vette più elevate, alle gole più impressionanti. Su Marte troviamo infatti anche i canyon più maestosi del sistema solare: il complesso delle Valles Marineris, la grande cicatrice che si estende lungo l’equatore marziano. Secondo i dati della NASA, sono lunghe 4 mila chilometri (quattro volte il Grand Canyon in Arizona), larghe 700 e profonde 11. Gli studiosi non sanno ancora esattamente come si siano formate, ma secondo la teoria più accreditata la lava che si muoveva attraverso la regione vulcanica di Tharsis avrebbe spinto la crosta verso l’alto, facendola rompere in più punti. Nel corso del tempo, queste fratture si sarebbero trasformate nelle Valles Marineris.
Se le temperature estreme non vi spaventano, potreste anche progettare una gita in uno dei due poli ghiacciati. Proprio come sulla Terra, anche qui esiste un Polo Nord e un Polo Sud. In inverno, il termometro precipita fino a -125 C° tanto che l’anidride carbonica si condensa in ghiaccio, sulla superficie. Il processo si inverte in estate, quando la CO2 sublima ritornando nuovamente nell’atmosfera. Scompare completamente nell’emisfero nord, lasciando dietro di sé una calotta di ghiaccio d’acqua, mentre in quella meridionale parte del ghiaccio di anidride carbonica rimane nell’atmosfera. Tutto questo movimento ha vasti effetti sul clima marziano, producendo soprattutto venti impetuosi.
Un’altra meta consigliata agli esploratori spaziali del futuro è poi la zona del cratere Gale, la “casa” di Curiosity dal 2012. Qui il robottino ha trovato prove della presenza, in passato, di acqua in abbondanza e ora sta perlustrando un vicino vulcano, l’Aeolis Mons (il Monte di Eolo). Una delle scoperte più interessanti del rover, nel 2018, è stata la presenza di molecole organiche complesse all’interno di rocce antiche di 3,5 milioni di anni e di metano nell’atmosfera. Un elemento, quest’ultimo, che potrebbe tanto essere prodotto da attività microbiotica quanto da fenomeni geologici. Forse un giorno i turisti del XXII secolo verranno qui per visitare il primo luogo marziano in cui è stata scoperta la vita extraterrestre…
Una delle attrazioni più particolari del Pianeta Rosso potrebbero diventare le “Fosse della Medusa” (Medusae Fossae), luogo che mostrerebbe -secondo alcuni ricercatori alternativi- tracce di un enorme impatto con un UFO. Tuttavia a creare la bizzarra formazione geologica, per gli scienziati, sarebbe stato molto più banalmente l’ennesimo vulcano sotterraneo, grande un quinto degli interi Stati Uniti. Poi, il vento avrebbe scolpito le rocce di lava fino a dar loro l’aspetto attuale. O forse, ipotizzato altri studiosi, si sono formate grazie alla stratificazione di centinaia di eruzioni avvenute nel corso di 500 milioni di anni.
Marte presenta altre caratteristiche peculiari, come le cosiddette “linee pendenti ricorrenti”, che tendono a formarsi ai lati di crateri ripidi durante la stagione calda. È difficile capire cosa siano: le immagini mostrano punti in cui la spettroscopia ha raccolto segni di idratazione. Nel 2015, la NASA aveva inizialmente annunciato che si trattava di segni lasciati da acqua corrente sulla superficie, ma in seguito i ricercatori hanno affermato che potrebbero in realtà essere residui di acqua atmosferica o flussi di sabbia. Bè, se facessimo un tour marziano, potremmo verificare la loro esatta natura con i nostri occhi. Magari, però, a debita distanza, con un cannocchiale: se le misteriose strisce contenessero microbi alieni, sarebbe meglio non avvicinarsi troppo.
E ancora, forse sarebbe il caso- suggerisce Space.com– di osservare di persona un’altra regione dal nome molto evocativo: Noctis Labyrinthus ( il Labirinto della Notte) insieme a Hellas Planitia. Qui si trovano le “dune fantasma”, centinaia di depressioni a forma di mezzaluna che risalgono a miliardi di anni fa. Sarebbero le impronte in negativo lasciate da dune , ai tempi alte decine di metri, poi inondate dalla lava o dall’acqua, che preservarono le loro basi mentre le cime si erodevano. Ai climatologi danno informazioni su com’era l’ambiente dell’antico Marte. E ancora più interessante, in alcuni punti di queste dune fantasma, al sicuro da radiazioni e vento, potrebbero annidarsi dei microbi.
Ecco dunque alcune delle mete marziane da visitare, un giorno forse non troppo lontano. Per qualcuno adesso è solo un gioco, per altri un sogno, ma chissà…Per i nostri figli o per i nostri nipoti potrebbe diventare una concreta possibilità e nei secoli futuri addirittura una routine. Passo dopo passo, se i programmi saranno realizzati e le promesse mantenute, entro il 2030 arriveranno i primi astronauti, poi i primi insediamenti e magari tra qualche decennio anche i primi viaggi per diletto. Marte ci aspetta.
SABRINA PIERAGOSTINI