Ho ricevuto sul mio profilo di Facebook questo messaggio che contiene una testimonianza su un presunto avvistamento Ufo. Chi mi scrive non è più un ragazzo, eppure serba ancora vivo il ricordo di un‘esperienza – per lui, tuttora inspiegabile – avvenuta ormai decenni fa. Credo sia interessante leggerla. Ognuno poi potrà trarre le proprie riflessioni. Ecco dunque la testimonianza del signor E. G. che riporto:
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“Buongiorno Sabrina, mi scusi se mi permetto, ma avrei una storia sugli Ufo da raccontare e siccome Studio Aperto è uno dei pochi TG che spesso parlano di questo argomento, le invio la mia esperienza. Chissà, in qualche programma tipo Mistero potrei raccontarla.
Era il 1979 e mi trovavo a svolgere il servizio militare in Friuli nella caserma “Cavarzerani “di Udine nel corpo Artiglieria semovente .
Nel mese di Aprile mi avevano assegnato al servizio di guardia armata nella polveriera “Medeuzza” a pochi chilometri da Palmanova del Friuli.
Il servizio nella polveriera durava una settimana. Il gruppo era composto da una ventina di soldati che si alternavano i turni di guardia 24 ore su 24.
Fu una settimana “anomala” già dalla prima sera.
Tra di noi c’era un soldato che tutti dicevano “un po’ strano”. Anche io lo vedevo come uno che si trovava in un posto che non era il suo, sempre taciturno, schivo, solo qualche parola ogni tanto.
La prima sera- mentre ero di riposo dopo un turno di guardia- mi trovavo nella camerata con le brande per dormire. Io ero sdraiato nella branda situata in un angolo della stanza, di fronte a me nell’angolo opposto sdraiato nella sua branda c’era il soldato “strano”. Quella sera iniziò a parlare. Ad un certo punto, guardandolo, lo vidi avvolto da una luce luminosa: un “bozzo” completo lo avvolgeva completamente. Sinceramente non ci feci molto caso a questa cosa, essendomi già successa quando ero alle scuole elementari. Guardando il mio maestro di nome B., anche intorno a lui vedevo questo alone luminoso (aura).
Non ricordo se la notte stessa o una di quelle seguenti avvenne l’avvistamento.
Era notte fonda, il cielo quella sera era nero senza stelle, solo la luna splendeva in lontananza.
La polveriera era delimitata da una rete alta con in cima del filo spinato per evitarne l’accesso.
Nella zona centrale c’erano diversi capannoni chiusi e impenetrabili circondati da altane di guardia, alte forse 6 metri (non ricordo bene) con sopra delle garritte in cemento con in cima un faro potente e mobile che il soldato all’interno poteva muovere in tutte le direzioni- saranno state 6/7 postazioni, l’unica situata al suolo era la postazione n°1 dove io ero di guardia quella notte.
La polveriera utilizzava un generatore di corrente autonomo per alimentare le luci delle postazioni di guardia e per la casetta che utilizzavamo per dormire.
Appena fuori dal nostro perimetro cintato passava la strada statale che conduceva alla cittadina di Palmanova, con i lampioni d’illuminazione stradale alimentati dalla corrente della rete comunale.
Quella notte un commilitone dell’altana N°2 scese dalla sua postazione e venne nella mia garritta per parlare del più e del meno mentre trascorrevano le 2 ore di guardia. Lui era di Massa Carrara, ma non mi ricordo il nome.
Saranno state le 3, forse 4 del mattino… Ad un certo momento scorgiamo in lontananza in direzione di Palmanova, sopra il delineare delle montagne illuminate dalla luna, una luce. Ricordo che ci accorgemmo entrambi di questa luce comparsa dal nulla.
La luce in pochissimi secondi arrivò sopra noi, senza emettere nessun rumore
Era immensa e maestosa. Ci ha lasciati senza parole.
La sua forma era ovoidale- come una palla da rugby- la sua lunghezza copriva il perimetro della polveriera- forse 200metri- la sua luce interna era di un giallo scuro, ma luminosissimo. Non aveva nè oblò nè porte e non emetteva bagliori o raggi al suo esterno. Era ben delineata nei suoi bordi nel cielo scuro di quella della notte.
Mi sentivo immobilizzato, non riuscivo a muovere un muscolo, i miei occhi era fissi verso l’astronave. Tutto questo avveniva però in modo dolce, non mi sentivo costretto all’immobilità, stavo bene e mi sentivo sereno, per niente spaventato, mentre stringevo sempre nella mano destra il mio fucile con la punta della canna rivolta verso il basso.
Eravamo nel silenzio assoluto, i grilli che si sentivano fino a prima del suo arrivo si erano ammutoliti e il commilitone al mio fianco stava anche lui immobile e silenzioso.
Mi feci un’idea dell’altezza in cui si trovava l’astronave, probabilmente 200 metri.
Non posso quantificare il tempo che trascorse, ma sicuramente entro le 2 ore del turno di guardia.
Poi dall’astronave partirono 2 raggi a poca distanza l’uno dall’altro che ricoprirono l’intera area della polveriera, togliendo la corrente, come se l’avesse assorbita o forse per scandagliare il sottosuolo-, non escludo che sotto i capannoni ci fossero diversi piani sotterranei con custodite chissà quali armi o comunque materiale a noi sconosciuto. Tutte le luci si spensero, comprese quella della casetta dove tutti gli altri soldati dormivano, sempre senza emettere nessun rumore.
La cosa molto strana fu che le luci dei lampioni che illuminavano la strada comunale sulla strada esterna rimasero invece accese.
Subito dopo l’astronave si mosse verso la parte opposta da dove era venuta sparendo nel cielo ad una velocità spaventosa. Allora ripresi a muovermi, sempre con il mio fucile nella mano destra. A quel punto comparve il sottotenente responsabile del nostro gruppo di soldati e ci chiese:
“Cosa è successo, perché è andata via la luce per ben due volte?”
Rispondemmo entrambi, raccontando quello che era successo, ma lui ci interruppe dicendoci:
“Non voglio sapere niente di questa cosa che mi state raccontando e vi ordino di dimenticare questo fatto e di non farne parola con nessuno!”
Così facemmo al punto di non parlarne mai più, neanche io e il commilitone che assistette al fatto, pur vedendoci ogni giorno fino al termine del servizio militare.
Questa storia fantastica la porto con me da ben 30 anni, adesso grazie a Facebook la rendo pubblica.
Grazie per l’attenzione”.