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L’appuntamento è in un caldo giovedì pomeriggio d’estate, nella sede del Museo di scienze naturali di Cesena. Lorenzo Rossi mi accoglie con cortesia e mi porta, subito, a vedere la mostra allestita e curata da lui in un corridoio del museo sul tema di cui, in Italia, è tra i più esperti: la criptozoologia. Urge subito una spiegazione…

 

<Nelle intenzioni di chi  la creò – ovvero il belga Bernard Heuvelmans– doveva essere vera e propria scienza zoologica,  una disciplina che  studiava tutte le prove circostanziali- ovvero quelle di cui non c’è una certezza al cento per cento: antiche leggende, avvistamenti, richiami,o ritrovamenti di impronte. Lo scopo ultimo della cripto zoologia è quello di analizzare questo genere di indizi per cercare di scoprire in quali casi i racconti erano soltanto leggende e in quali casi, invece,  poteva esistere veramente un animale ancora da scoprire,  di una nuova specie.>

 Dunque tutte le creature più o meno fantasiose che da decenni- o da centinaia di anni- spuntano nei nostri incubi vengono passate al vaglio da questi ricercatori che procedono- va detto subito- con estremo rigore. Ma hanno il coraggio di andare al di là rispetto a quello che stabiliscono i  libri universitari. E a volte, proprio in questo modo, sono arrivate scoperte inattese dal mondo animale. Anche perché, nonostante la nostra illusione di dominare tutto il globo, restano ampie porzioni inesplorate sul nostro pianeta. E non solo nelle profondità degli oceani, vere miniere di nuove specie sconosciute. Ma anche nei continenti più popolati, come America e Asia.

< Sembra incredibile, ma è così– conferma Lorenzo Rossi- Quando pensiamo alla zoologia, alle scoperte di animali di grandi dimensioni , pensiamo sempre comunque al passato, al 1800, all’inizio del 1900. Mentre in realtà – nonostante la devastazione degli ambienti naturali sia sempre in aumento- ogni anno vengono individuate circa 5mila nuove specie animali. Insetti principalmente, molti organismi acquatici, certo, ma spesso anche mammiferi o comunque  animali di dimensioni importanti. Sconosciuti al mondo accademico, eppure noti dalle popolazioni locali. Cito solo due esempi, i più recenti. Nel 2010 a Luzon, l’isola più grande delle Filippine, è stato scoperto un varano lungo 2 metri che i nativi conoscevano già in quanto faceva parte della loro dieta- per loro è una prelibatezza culinaria. Ma i ricercatori, prima di allora, non  l’avevano mai visto. E pochi mesi fa, in Myanmar (l’ex Birmania, ndA) è stata rintracciata  una nuova popolazione di rinopitechi. I rinopitechi sono scimmie che precedentemente si conoscevano solo in Cina. Sono abbastanza alte- si parla di 150 cm.-  quindi animali imponenti. I nativi avevano questa leggenda, la leggenda della “scimmia con il naso all’insù”, che quando piove starnutisce, perchè le gocce d’acqua le entrano nel naso. Quindi,una favola…Però tramite questa favola i ricercatori hanno poi scoperto la realtà, cioè questi rinopitechi. E davvero i rinopitechi sono scimmie che hanno il naso all’insù! Quindi questo indizio, che sembrava una leggenda,  ha fatto loro credere che ci potesse essere qualcosa di vero. Ecco come procede la criptozoologia.>

Proprio di scimmie molto strane oggi vogliamo parlare con lui… Lorenzo Rossi infatti da anni si dedica con passione allo studio di tutti gli indizi, gli avvistamenti, i racconti su una delle creature più misteriose ed affascinanti trattate dalla criptozoologia: ovvero, l’uomo scimmia- chiamato anche “uomo selvatico” o “uomo dei boschi”. Una figura quasi mitologica, che compare  in tutte le culture del passato e del presente con molti nomi diversi: da Big Foot e Sasquatch nel Nord-America a Dwendis, Didis Sisimite, Maringuary nel centro-sud; dal Kilomba dell’Africa al Batutut malese, dal Maoren della Cina all’Almas/Almasti dell’Asia centrale fino al celeberimmo Yeti himalayano. E potremmo continuare a lungo nell’elenco…

<Quello dell’uomo selvatico è un mito universale e già questo giocherebbe a sfavore dell’autenticità fisica di questi esseri. Certo,  è interessante notare come in passato altri miti siano poi stati confermati: ad esempio il gorilla di montagna o lo scimpanzè gigante di Bili sembravano frutto della fantasia e invece poi  sono stati effettivamente scoperti.

Va detto subito, però, che  nel caso dell’uomo selvatico non tutti gli avvistamenti , non tutte le informazioni di cui disponiamo sono attendibili. Anzi,il più delle volte purtroppo si tratta di falsi. Quindi, per ora, riteniamo l’esistenza di questi animali  molto improbabile. C’è però chi continua a fare ricerche, anche sul campo, e non sono persone che vanno derise perchè  si tratta di studiosi molto seri e preparati.>

La scienza deve ancora studiare molto su questo argomento, quindi…

<Be’, la maggior parte degli scienziati è scettica, perchè esaminando ciò che abbiamo raccolto fino ad ora – come dicevo-  ritiene l’esistenza di queste creature praticamente impossibile. Eppure c’è una piccola parte del mondo accademico- non parlo di semplici appassionati, ma di veri e propri scienziati- che al contrario sostiene che la materia  meriti ancora indagine. E’ chiaro che bisogna fare un po’ distinzione tra caso e caso… Magari il Big Foot  descritto come una creatura alta 2 o 3 metri è alquanto improbabile, mentre  ad esempio in Indonesia esiste la leggenda dell’Orang-pendek- cioè “il piccolo uomo”- un uomo selvatico alto 120-130 cm. Due scienziati di fama, Deborah Martyr di “Flora&fauna International” e Jeremy Holden, un fotografo naturalista che è riuscito a fotografare specie ritenute estinte, stanno indagando su questo animale perchè dicono di averlo visto personalmente. In questo caso tutto cambia.>

La mostra allestita a Cesena presenta vari calchi in gesso di presunte orme lasciate da alcuni di questi esseri incredibili. Quasi tutte arrivano dalla zona di confine tra Stati Uniti e Canada, dove i boschi si fanno più fitti e gli insediamenti umani più radi…

“Sono  tutte impronte attribuite a quello che i nativi Americani chiamavano Sasquatch, cioè l’”uomo dei boschi”- mi spiega il cripto zoologo- C’è una curiosità:sono state scoperte  in zone molto remote, zone che normalmente non sono frequentate dai turisti o da escursionisti. Questo è intrigante… Però purtroppo un’impronta non ci può dare informazioni su chi l’ha lasciata, non possiamo sapere se è stata prodotta volutamente da  un burlone, come è molto probabile, oppure veramente da una di queste creature.>

Ma non ci sono solo calchi in gesso, esistono decine di video o di foto che hanno attratto la curiosità del pubblico. Alcuni filmati sono famosissimi…

“Il più celebre è quello ripreo nel 1966 da 2 cowboy e conosciuto come “il footage di Patterson e Gimlin”.

E’ il più noto anche perchè è quello che mostra di più il presunto Sasquatch. Chiaramente le riprese non sono di una qualità eccelsa, però ad  un certo punto sono abbastanza nitide. Su questo video si sono versati fiumi di inchiostro ed si è scatenata   una grande guerra tra scettici e possibilisti. In realtà da un video non possiamo dire che cos’è questa creatura, perchè non possiamo fare analisi molto approfondite. Quello che colpisce è l’andatura che magari agli occhi di un profano appare un po’ goffa, strana. Invece questa è l’andatura tipica dei primati e degli ominidi pre-sapiens. Viene detta “funambolica” perché  un piede è posto perfettamente davanti all’altro e non leggermente angolato verso l’esterno come avviene nell’andatura di un homo  sapiens. Questa non è una prova schiacciante, però è un indizio interessante, nel senso che chi ha fatto questo video-se fosse un falso- avrebbe comunque agito con molta abilità.>

Nessuno finora ha potuto dimostrare che sia un falso, né che questo Big Foot sia un essere umano travestito,  ma Lei ha fatto una scoperta interessante che potrebbe dire l’ultima parola a proposito…

 

<Sì, ho  scoperto che Roger Patterson, prima di realizzare questo video, aveva scritto un libro molto poco conosciuto sul Big Foot. In questo volume appare una sorta di predizione del suo filmato, è quasi un set. Patterson infatti disegna un bozzetto, con un Sasqautch di sesso femminile. Se lo confrontiamo con la scena del video, è praticamente identico. C’è persino lo stesso tronco d’albero. E’ molto interessante, perchè Patterson era un inventore, un uomo con molta creatività, uno scultore, un artista, quindi forse sarebbe stato in grado di produrre un costume da Big Foot  così realistico.>

 

Un altro video, degli anni ’80, ha fatto clamore. Quello di Paul Freeman. Cosa ci può dire a proposito?

 

< Be’, questo ricorda un po’ il film “The Blair Witch Project”, se vogliamo. Freeman fa parte della seconda generazione di cacciatori di Sasquatch. Questo,  tra i molti, moltissimi filmati che esistono sull’argomento è uno -insieme a quello di Patterson- dei più interessanti perchè è uno dei pochi nei quali la creatura si scorge piuttosto nitidamente per lungo tempo. Vediamo qualcosa di grande che attraversa tra gli alberi, si gira verso l’operatore e poi scompare nel bosco. Sembra quasi un attore. Con Freeman, poi, c’è un grosso problema: si è scoperto che ha falsificato tantissime prove nel corso degli anni. Quindi anche questo video, purtroppo, non può essere ritenuto attendibile.>

Ma ci sono anche dei video amatoriali fatti da persone sconosciute che non hanno ottenuto nè denaro né fama dalle loro presunte scoperte. Di questi video artigianali cosa pensa?

< Per quello che mi riguarda, resto piuttosto scettico. Perchè al giorno d’oggi abbiamo tutti o quasi una telecamerina, un videofonino . Quindi ricreare un video, anche per gioco, non è poi così difficile. Se si pensa poi che spesso   in questi filmati non si vede quasi nulla, se non le ombre, qualcosa che si muove…Insomma,  resto molto scettico. Poi c’è un problema a monte. Sembra una sciocchezza,  invece è  importante: nessuno sa che aspetto abbia un Big Foot , come sia davvero- se esiste. Quindi nessuno da un video può dire: “Questo è vero, questo è falso…”>

FINE PRIMA PARTE

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