Mauro Biglino: “Anche gli dei sono mortali. Lo dice la Bibbia”
22 Agosto 2011
<C’è una serie di elementi che mi fa pensare all’origine non terrestre di quei Signori che i nostri antenati chiamavano Dei>.
A parlare è Mauro Biglino, traduttore dei testi ebraici masoretici ed autore di “Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia”. Un testo che analizza alcuni passi fondamentali dell’Antico Testamento, scomponendoli parola per parola, senza interpretazione teologica o sovrastruttura culturale, ma nel modo in cui poteva leggerli un Ebreo di 2500 anni fa. E la traduzione letterale apre scenari sconcertanti.
<Nella Bibbia ci sono almeno due punti che sembrano banali e che invece il mio lavoro di traduttore letterale mi costringeva a tenere nella debita considerazione. Ovvero, i punti in cui si dice che il capo di questi Elohim ha diviso la Terra in varie sfere di influenza, assegnando ai colleghi il compito di comandare, governare e dunque civilizzare differenti territori ai quali corrispondono diversi popoli. Nella Genesi e nel Deuteronomio ci sono racconti dai quali si capisce che questi individui superiori avevano una gerarchia e un’organizzazione militare in base alle quali si erano spartiti il pianeta. Noi siamo a conoscenza , attraverso l’Antico Testamento, di quella parte della storia che riguarda una determinata area geografica assegnata a colui che si faceva chiamare Yahweh.>
Un Dio spirituale o una creatura in carne e ossa? Biglino non ha dubbi, ma a dirlo- in parole chiare- è la stessa Bibbia in un passo poco noto, ma centrale: quello in cui gli Elohim si ritrovano seduti in concilio, proprio come gli dei olimpici di tradizione classica, e uno di loro, riconosciuto dagli altri come leader – una sorta di “primus inter pares”- si rivolge ai compagni facendo un’affermazione stupefacente…
<Proprio così. E’ un brano biblico che io nel libro riporto integralmente in ebraico, in modo che chiunque possa fare le sue verifiche. In un’assemblea degli Elohim, il capo sta duramente rimproverando tutti gli altri per come governano , perché sono arroganti e prepotenti. E per intimorirli dice loro:”Ricordatevi che anche se siete Elohim, siete mortali come tutti gli altri uomini…”. E lo dice espressamente così. Ora dobbiamo metterci d’accordo: o diciamo che la Bibbia ,quando parla di Elohim, si riferisce sempre a Dio- e quindi Dio muore- oppure affermiamo che alcune volte intende Dio e altre volte no. Ma così perde credibilità tutto! Conoscendo poi la storia degli Elohim e conoscendo la storia degli Anunnaki- che ne sono il corrispettivo sumero- direi che non mi stupisce trovare nella Bibbia il riferimento al fatto che questi Signori muoiano. Perché che avessero una vita molto più lunga della nostra è evidentissimo, ma di certo non era eterna. Non si parla mai di immortalità.>
La Bibbia è ricchissima di testi profetici, nei quali personaggi illuminati da Dio, in varie epoche della storia di Israele, hanno preannunciato il ritorno di Yahweh in termini spesso catastrofici: non per caso, il termine “apocalisse “ (dal verbo greco “apocalùpto”, “tolgo il velo”, poi metaforicamente “rivelo”) da San Giovanni in poi è diventato sinonimo di “fine del mondo”. E studiosi anche di grande fama (come ad esempio il padre della meccanica celeste, Isaac Newton) studiando le profezie contenute nel testo biblico hanno elaborato teorie su come e quando il Giorno del Giudizio si compirà con l’avvento del Regno di Dio. Ma se il dio biblico in realtà è un rappresentante di una civiltà extraterrestre, come dobbiamo interpretare, a giorni nostri, queste “visioni” avute secoli e secoli fa dai profeti ?
<Il discorso delle profezie va capito nel modo giusto, perché quando si dice profezia spesso si intende necessariamente una previsione del futuro. In realtà invece il profeta non è colui che prevede il futuro, ma è colui che parla per conto di qualcun altro. Poi, per quanto riguarda le profezie sul ritorno degli Elohim, bisogna vedere se sono davvero tali o sono solo le speranze di chi ha perso il contatto – per così dire- con il Creatore e spera che ritorni, perché queste entità non si sono limitate a crearci, ma hanno fornito in sostanza la cultura agli uomini- nel senso, che tutto ciò che noi sappiamo lo abbiamo appreso da loro. Ma il tema del ritorno di Dio è presente in moltissime culture. Non c’è solo l’attesa del Dio ebraico, tutte le civiltà di tutti i continenti attendono il proprio. Evidentemente possiamo pensare che quei Signori, prima di andarsene, abbiano promesso di tornare prima o poi. Non possiamo escludere che sia possibile.>
C’è però un’evidente differenza tra il Dio rappresentato nell’Antico Testamento e quello del Nuovo Testamento. La divinità collerica, vendicativa, a volte spietata, diventa un Dio padre compassionevole pronto a sacrificare il proprio figlio per l’umanità peccatrice; il Dio che protegge solo il popolo eletto, quello Ebraico, a discapito di tutti gli altri, appare poi invece come un Dio universale che si rivolge a tutti, circoncisi e gentili, israeliti e pagani; il Dio degli Eserciti dei Testi antichi si trasforma nel Dio dell’Amore nel Vangelo. Si può spiegare come una rielaborazione teologica dovuta al diverso contesto culturale, alla differente sensibilità che contraddistingue i due periodi storici separati da molti secoli: si passa dalla cultura dei pastori seminomadi nel X secolo a.C., alla cultura intrisa di ellenismo del Cristianesimo nascente nel I-II secolo d.C. O forse la trasformazione è così radicale da far pensare che è cambiato, nei secoli, il “dio” di riferimento?
<Le differenze sono notevoli e in effetti bisognerebbe fare un’analisi approfondita- ammette Mauro Biglino. In sintesi possiamo dire che l’Antico Testamento, soprattutto nella fase iniziale, è un testo di cronaca che racconta in breve cosa succedeva quando gli Ebrei erano ancora in contatto con quei Signori là… Il Nuovo testamento invece è un prodotto di due culture: una è quella ellenistica, grecizzante, filosofica di cui è impregnato soprattutto il Vangelo di Giovanni; l’altra è legata all’interpretazione della Legge Antica fatta da Gesù. Senza esaminare le ipotesi ufologiche in base alla quali Cristo stesso era un alieno, possiamo comunque dire che egli era un Rabbi, quindi un predicatore del suo tempo, e tutti i Maestri come lui avevano non solo il diritto, ma il dovere di studiare i testi antichi e di rielaborarli . Non da ultimo, poi, va ricordato che noi conosciamo l’interpretazione di Gesù attraverso le parole dell’apostolo Paolo, che a sua volta ne ha dato un’ulteriore interpretazione. Noi conosciamo questa, nel Vangelo, perché è stata accolta nei testi canonici, ma ne esistevano molte altre, molto differenti, che non ci sono arrivate. Questa è la religione nella quale siamo stati educati, ma in realtà era solo una delle tante possibili varianti.>
Alla fine di questa lunga intervista, mi resta un’unica , ultima, decisiva domanda: se la Bibbia non è un testo sacro, se Yahweh non è un Dio spirituale, che ne è di tutto il nostro mondo, dei nostri valori, del nostro sistema di riferimento? Di fronte a questa rivelazione- questa sì, una vera “apocalisse”- rimaniamo spaesati e un po’ più soli: dunque Dio non c’è?
<Io dico sempre una cosa e la dico perché ci credo veramente: se un giorno si dovesse dimostrare- cosa che penso- che ciò che ho scritto è vero, l’uomo di fede dovrebbe vederlo come uno dei modi in cui si è manifestata la Provvidenza divina. Nel momento in cui dico che nella Bibbia non trovo- e sono convinto che non ci sia- il Dio spirituale che ci hanno insegnato, io non dico assolutamente che Dio non esiste. Non ho le certezze degli atei e di Dio- quello vero- non parlo mai, perché non ne so nulla. Per me può benissimo esistere un Dio onnipotente che nel suo disegno può aver inserito l’intervento degli Elohim, che non hanno fatto altro che dare un colpo di acceleratore alla nostra evoluzione. Potrebbe averli inviati Dio. E la Bibbia può essere interpretata benissimo come il libro che quel Dio vero, trascendente, universale, ha scelto per far sì che gli uomini si avvicinassero a Lui. Questo però è un discorso di fede , di scelta libera e personale, nel merito della quale io non voglio affatto entrare perché non voglio mettere in discussione il credo di nessuno. Io racconto solo quello che leggo. Nella Bibbia c’è scritta una storia, poi ognuno , se vuole, può credere che quella storia rientri nel piano provvidenziale di Dio.>
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