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Esce “Apollo 18”, il film che agita la Nasa

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“E’ pura immaginazione, solo una manovra di marketing”. A scanso di equivoci, prima che il pubblico esca dalle sale cinematografiche con l’idea che sulla Luna si possano nascondere mostruosi alieni,  Bert Ulrich-  responsabile del settore multimedialità, cinema e collaborazioni televisive per la NASA –  ha preferito  giocare d’anticipo e parlare alla stampa.

 

Il film che fa dormire sonni poco tranquilli all’ente spaziale americano  è  “Apollo 18”, appena uscito negli Usa-in Italia arriverà solo nei prossimi mesi. La trama  racconta una missione inviata dagli Americani sul nostro satellite nella metà degli anni ’70, durante la quale gli astronauti  scoprirono, a proprie spese,  le prove dell’esistenza di vita extraterrestre. Una  missione dagli esiti così  terrificanti che la Nasa decise  in seguito di negare che fosse mai avvenuta  e sospese per sempre il programma Apollo. 

Che dite, vi ricorda qualcosa? Bè, chi di voi conosce la storia delle presunte missioni segrete sulla Luna  ha ritrovato tutti gli elementi di quelle misteriose vicende, rivelate da due “gole profonde”- Moonwalker1966delta e Retiredafb, sedicenti comandanti rispettivamente di Apollo 19 e Apollo 20 (ufficialmente mai avvenute). Viaggi spaziali- il primo fallito, il secondo, invece, riuscito- organizzati  congiuntamente da Americani e Russi per andare ad osservare da vicino le vestigia di un’antica civiltà aliena sulla faccia nascosta della Luna. Inclusi un’enorme astronave vecchia di qualche milione di anni  e il corpo – “nè vivo, nè morto”- di un’ EBE, un’entità biologica extraterrestre.

 Chissà, forse  è per questo che il portavoce della NASA si è sentito in dovere di avvisare, preventivamente, che il film -diretto da Gonzales Lopez-Gallego nella forma della “presa diretta” (in stile “Blair Witch Project”, per intenderci) – non è un documentario, ma soltanto un’opera di fantasia. Nulla di vero, nulla di fondato, niente a che vedere con la realtà, insomma. I latini dicevano: “Excusatio non petita, accusatio manifesta…”

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