Robert Bauval:”Le Piramidi, colossali punti interrogativi…”
8 Ottobre 2011
<A volte, penso che esista una piccola piramide dentro la testa di ognuno di noi. Solo così si può spiegare il fascino che queste antiche costruzioni continuano ad esercitare sulla mente dell’uomo>.
Dice così, sorridendo, Robert Bauval– lo scrittore belga che quel fascino lo ha prepotentemente subìto e che lo ha poi saputo trasmettere, con i suoi libri, a milioni di lettori.
Bestseller che hanno confuso le carte sui tavoli degli egittologi costringendoli a rifare i conti con la Storia. Da “Il mistero di Orione” a “Custode della Genesi”, da “Il codice egizio” a “La stanza segreta” fino all’ultimo saggio “Il mistero della genesi”, Bauval ha infatti riportato indietro le lancette del tempo e ha dimostrato che le certezze acquisite in duecento anni di scavi e di studi tra la sabbia sahariana non sono poi così sicure. Con la sua solida “forma mentis” da ingegnere civile e il suo lavoro minuzioso di ricerca che dura da oltre 20 anni, ha sollevato dubbi e interrogativi che l’establishment dell’archeologia accademica prima ha tentato di negare, poi di ridicolizzare, ma che alla fine ha dovuto- non senza resistenze- accettare. Non chiamatelo egittologo, però. Robert Bauval non si ritiene tale.
<Io sono un ingegnere civile specializzato in astronomia degli antichi Egizi. Questo è il mio settore. Comunemente, vengo definito “archeoastronomo” in quanto studio l’astronomia dei tempi passati, i testi, i monumenti, gli allineamenti planetari. Io faccio questo, principalmente. Le mie scoperte? In estrema sintesi, ho scoperto la correlazione tra le piramidi di Giza e la cintura di Orione ( formata dalle tre stelle Zeta, Epsilon e Delta Orionis note anche con i nomi Alnitak, Alnilam e Mintaka, Nda). A sostenere questa correlazione, è il fatto che noi sappiamo dai costruttori delle piramidi e dai testi dipinti all’interno di alcune di esse che il desiderio del faraone era di avere una qualche forma di metamorfosi per trasformarsi in una entità spirituale ed andare tra le stelle. Questo perché gli Antichi egizi credevano che a dare inizio alla civiltà faraonica fosse stato il dio Osiride in persona, che aveva creato la civiltà e dal quale poi erano discesi i faraoni. Il dio aveva la propria sede nel cielo, in questa costellazione. I re in un certo senso tornavano alle loro origini. Quindi noi abbiamo questi supporti testuali sul legame tra Orione e i costruttori delle piramidi. Ma ci sono poi, ovviamente, anche prove archeologiche, come i pozzi all’interno della Grande Piramide (quella attribuita a Cheope, NdA), che letteralmente puntano sulla cintura di Orione. Insomma, esiste una sorta di cordone ombelicale tra le piramidi e queste stelle. Un’altra evidenza arriva dalla morfologia del territorio e dalla geografia: le piramidi infatti sono collocate a ovest del Nilo, ad un angolo davvero molto preciso tra il 45esimo parallelo e l’allineamento del Nilo che è il fiume meridionale e va da nord a sud. E quando compari tutto ciò con l’immagine celeste, con la volta del cielo, trovi una perfetta corrispondenza nella Via Lattea e nelle tre stelle Alnitak, Alnilam e Mintaka...Il quadro è molto convincente, perché sul terreno hai le due grandi piramidi- quella di Cheope e quella del nipote Chefren, molto simili tra loro- mentre la terza piramide è molto più piccola, fuori misura e leggermente deviata dall’asse. Questa è la chiave della correlazione, perché lo stesso vale per le stelle: ci sono due stelle più luminose e una che appare più piccola e fuori asse , ovvero Mintaka. Insomma troppi elementi per essere un caso.>
I legami tra le stelle e i monumenti della piana di Giza sono stati accettati dagli altri studiosi?
<Sì, ormai le scoperte sono state accettate. Anche prima che scrivessi i miei libri, si sapeva che esisteva una religione stellare, insomma un sistema di credenze legate alle stelle. Non è facile da capire, il discorso è piuttosto complicato. Gli Egizi erano dei grandi osservatori, osservavano tutto e noi dobbiamo sforzarci di entrare nel loro modo di vedere la realtà. Bisogna abituarsi a capire… Ad esempio- e questo è un esempio molto significativo- nei geroglifici, i babbuini sono sempre rappresentati in un contesto solare. Trovi i babbuini ai piedi dell’obelisco- che è un simbolo solare- o sui frontoni dei templi. Li vedi disegnati nelle processioni religiose, vestiti con abiti da sacerdoti e sembrano comportarsi come tali. Non puoi capirne il senso, a meno che non osservi quello che fa il babbuino. Nella regione del Nilo – non soltanto in Egitto, ma anche in Sudan- ogni mattina i babbuini si recano al fiume e fanno una cosa molto insolita in natura: si radunano sulle rive, si siedono e aspettano l’alba. E quando il sole si leva, sembra che preghino: alzano le braccia, urlano, fanno strani gesti . Se non li hai mai visti, non puoi capire quello che gli antichi Egizi interpretavano: per loro il babbuino aspettava il dio Sole, parlava con il dio Sole, era il sacerdote del dio Sole. Questa è la via per capire la mentalità degli antichi: pensare come loro, vedere quello che vedevano loro. Anche parlando delle stelle, noi oggi dobbiamo cercare di osservare quello che loro osservavano. Dunque, dobbiamo ricostruire i cieli, perché il cielo è cambiato. Ora farlo è molto semplice: ci sono programmi computerizzati che ricostruiscono i cieli del passato. E quando lo fai, quando vedi quello che loro vedevano e quando inizi a convertire queste immagini attraverso i filtri della mitologia , del loro sistema di credenze, allora capisci i testi sacri. Il guaio è quello che succedeva prima: gli egittologi leggevano i testi delle Piramidi o sui papiri, che parlano del cielo, del sole, delle stelle. E’ chiaramente astronomia in linguaggio metaforico: sono culti , mitologie e leggende, che nascondono contenuti astronomici. Ma gli archeologi non conoscono l’astronomia: prendono i testi e li traducono letteralmente. Per questo erano interpretazioni sempre molto confuse. Allora io ipotizzai che bisognava fare l’esatto contrario: bisognava guardare all’origine dei testi , da dove essi provenivano, alla loro fonte. E’ necessario ricreare i cieli e guardare nell’esatto momento in cui essi guardavano. Ad esempio, quando i loro testi parlano di un particolare solstizio, devi andare a cercare sul computer quel certo solstizio e vedi esattamente quello che loro vedevano. Allora tutto diventa chiaro. E’ chiaro nel senso che vedi una costellazione, sai come loro la interpretavano, come nel caso di Orione che quando sorge , al mattino, nel giorno del solstizio d’estate, annuncia l’inondazione del Nilo, perché il Nilo esonda proprio in quel periodo dell’anno. E in questo modo capisci la loro religione. Anche se la religione egizia era piuttosto un’interpretazione della natura attraverso i misteri inesplicabili del mondo. Noi interpretiamo la natura attraverso il filtro della scienza, loro la passavano attraverso il filtro della metafisica– che non è una scienza. E quell’interpretazione permea tutto il loro sapere, i loro testi, i loro edifici.>
Quando parla delle piramidi e dell’Antico Egitto, per Robert Bauval il tempo non esiste più. Dalla sua bocca esce un fiume di parole inarrestabile… Ma anche per l’interlocutore è un piacere sentirlo raccontare con tanta passione il senso delle sue ricerche. Così, quando gli chiedo come si spiega l’enorme interesse ancora ai giorni nostri per questi grandiosi monumenti del passato- l’unica delle Sette Meraviglie del Mondo sopravvissuta all’usura del tempo e alla distruzione dell’uomo- lo scrittore mi rivela il suo personale rapporto con queste ingombranti, straordinarie costruzioni che nessuno ha mai più saputo riprodurre:< A volte mi stupisco io stesso di quanta gente si appassioni alle notizie che riguardano l’antico Egitto, specialmente quelle sulle piramidi. E’ davvero una cosa strana: ogni volta che c’è una novità è come uno “tsunami” a livello informativo, si muove molto rapidamente, si diffonde ovunque e subito, anche su internet. Lo so per esperienza personale, perché sono stato coinvolto in alcune di queste scoperte, quando ad esempio venne trovata la famosa porta segreta nella piramide di Cheope nei primi anni ’90. Fu stupefacente l’interesse globale che questa notizia produsse. Letteralmente tutti i quotidiani del mondo, dall’Alaska all’India, riportarono la notizia in prima pagina. E’ un fenomeno straordinario di cui non so darmi ragione. Forse perché le piramidi sono il prodotto di una civiltà che ha creato opere d’arte meravigliose, oppure perché sono una sorta di simbolo del mistero. E’ una questione complessa, è vero un fenomeno, non facile da spiegare. Sai, ci sono certe cose che valgono per tutti. Se chiedi a un bambino cosa sono le piramidi, lo sa. Se gli domandi cos’è il Taj Mahal o il Colosseo, non è detto che lo sappia. Invece le piramidi sono sempre e ovunque note, tutti sanno che stiamo parlando delle piramidi d’Egitto. Sono icone universali. Io conosco quella sensazione! Te ne dico un’altra… Quando ho pubblicato il mio primo libro “Il mistero di Orione” , che trattava delle piramidi, in particolare dell’esplorazione dei pozzi, alla cui fine c’era una piccola porta, ricevetti un e-mail da una bimba di 6 anni che diceva: “Signor Bauval, mia nonna vorrebbe sapere cose pensa che ci sia dietro quella porta.” E allora ho pensato che se a una bimba di 6 anni la nonna diceva di scrivere al signor Bauval, allora l’argomento era davvero universale! Io poi ho vissuto molti, molti anni in Egitto. Dal 2005 al 2008, in particolare, ho abitato in un appartamento con mia moglie proprio di fronte alle piramidi. Le vedevo al mattino, le vedevo di notte, le vedevo a colazione. Io dico di solito- ed è la verità- che dopo un po’ finisci col non poterne più di vederle. Infatti gli egiziani che vivono nella zona stanno molto attenti: non le guardano. Sono legati ad esse, ma le rispettano e le temono. Dal mio punto di vista, costituiscono una provocazione: in loro è tutto eccessivo e non hai le risposte. Soverchiano la tua mente, è tutto “troppo”: sono troppo grandi, troppo perfette, troppo misteriose, troppo ignote e questo eccesso ha un effetto tale sulla tua mente che ti spinge a tirarti indietro. E’ incredibile. Io spesso parlo delle piramidi come di giganteschi punti interrogativi, che stuzzicano la mente umana con domande ancora senza soluzione: chi le ha davvero messe lì? A che scopo?>
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