Alla fine, anche il codice cifrato rimasto inviolato da più di 200 anni è stato decriptato… Si tratta di un manoscritto risalente al 1760-1780 noto come il “Copiale Cipher” o “Philipp 1866”, dal nome e dalla data apposti dall’ultimo proprietario: 105 pagine vergate a mano in un linguaggio incomprensibile, per la presenza di lettere romane, greche e simboli astratti intercalati nel testo.
Alcune parole cifrate del "Copiale Cipher"
Per poter penetrare nel suo significato nascosto, c’è voluta tutta la tecnologia del XXI secolo. Il team composto dall’ingegnere informatico dell’Università della California del sud, Kevin Knight, e dalle colleghe Beàta Magyesi e Christiane Schaefer dell’Università di Uppsala (in Svezia), è riuscito dove tanti, in passato, hanno fallito grazie all’aiuto di un programma per computer.
I tre sapevano che avere a che fare con un sofisticato codice cifrato basato sulla sostituzione di una lettera coerente con un’altra completamente fuori luogo o con simbolo privo di significato. Ma finora tutti i tentativi, nel corso degli anni, con i sistemi noti ai decifratori non aveva portato risultati. Il punto di partenza è stato capire che il “Copiale Cipher” era sicuramente in lingua tedesca, come la grafia della firma dell’ultimo proprietario del manoscritto- Philipp- faceva presumere. Il team ha allora seguito un concetto di base della linguistica: ogni idioma presenta delle sequenze di lettere prevedibili secondo le sue regole fonetiche. Ad esempio, in italiano, dopo la “q” è inevitabile trovare la lettera “u”. Oppure, la “z” non può che essere seguita o da una vocale o da un’altra “z”: non sono ammesse eccezioni.
Come degli abili enigmisti, gli scienziati informatici hanno dunque individuato quali fossero i simboli incomprensibili più frequenti e in quali sequenze si combinassero più spesso. Sostituendoli alle vocali e alle consonanti che si sarebbero aspettati di trovare in tedesco, hanno dato un senso alle prime parole. Trovata la chiave, hanno poi potuto “tradurre” 16 pagine del testo. Si è così appurato che il manoscritto contiene un insieme di regole e di riti di iniziazione di una società segreta operante in Prussia (l’odierna Germania) nel 1700- epoca in cui la Massoneria ebbe un grande fiorire specie negli ambienti dell’alta borghesia europea. In questo caso, si trattava di un misterioso gruppo denominato “L’ordine oculista”. Nelle prime pagine del volume, viene rivelato il rituale al quale si deve sottoporre l’iniziato: al candidato viene chiesto di leggere un foglio completamente bianco. Di fronte all’impossibilità di farlo, gli vengono forniti degli occhiali invitandolo a riprovare. Ancora impossibile. Allora si procede con un rito simbolico: prima i “maestri” gli ordinano di pulirsi gli occhi con un panno, poi gli strappano una ciglia…
Il falsario del XVI sec. Edward Kelley
Sull’onda dell’entusiasmo di questo successo, Knight ha affermato che gli algoritmi utilizzati per decriptare questo codice cifrato potranno essere usati anche per altri testi ancora incomprensibili. Il più enigmatico- e al quale ora l’informatico promette un
attacco frontale- è il celeberrimo Codice Voynich. Il manoscritto-comprato nel 1912 in Italia, precisamente a Frascati, dal mercante di libri rari Wilfrid Voynich- da secoli fa scervellare le menti più raffinate. Perché i 102 fogli di pergamena, finemente decorati con disegni simbolici e allegorici, sono completamente scritti in una lingua che nessuno finora ha saputo interpretare. Tanto che molti studiosi, oggi, si dicono sicuri che il testo, in realtà, non significhi proprio niente…
Un abile falsario ( forse il mago e truffatore Edward Kelley ) avrebbe creato una lingua di fantasia utilizzando, in modo contrario, un metodo rinascimentale per decifrare i codici segreti ( la cosiddetta “Griglia di Cardano” ). L’obiettivo: produrre un libro dai contenuti apparentemente così esplosivi da dover essere scritto in modo inintellegibile alla massa, per “ingolosire” Rodolfo II d’Asburgo (contemporaneo della regina Elisabetta I), grande appassionato di esoterismo e magia. Il risultato fu ottenuto, visto che l’Imperatore acquistò- e pure a caro prezzo- il misterioso manoscritto.
- Una pagina del misterioso “Codice Voynich”
Un’ipotesi che si scontra, però, con la datazione ottenuta dagli ultimi esami al radiocarbonio, secondo i quali la pergamena risale ai primi anni del 1400– quindi, è più vecchia di un secolo e mezzo rispetto sia a Kelley che a Rodolfo II. Insomma, la diatriba tra gli esperti è ancora aperta.
Ed è in questa “arena” che ora scende il team che ha decifrato il Copiale Cipher: in bocca al lupo…