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Attenti alla super-macchia solare: “Si è allineata con la Terra”

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La sigla  “AR 1339” dice poco e non preoccupa. Ma dietro questa definizione anonima, si nasconde la Regione Attiva più grande  presente sul Sole, il punto- insomma- di massima attività magnetica.

La supermacchia solare denominata "AR 1339"

L’ hanno individuato i satelliti già nel 2005. Ma ora c’è una brutta notizia: la grande “macchia”,  dalla quale vengono emesse potentissime eruzioni di plasma, si è spostata.  Ora si trova proprio nel centro del disco solare, ovvero esattamente di fronte alla Terra: in caso di tempesta solare, sarà inevitabile esserne investiti. E la cosa adesso sì che diventa preoccupante…

Gli astronomi si sono accorti della sua migrazione la scorsa settimana grazie ai telescopi. Ma questa macchia- formata in realtà da un ammasso di macchie– è così mostruosamente grande da essere visibile anche ad occhio nudo. Se volete verificare di persona, non dimenticatevi- ovviamente- di guardare il Sole utilizzando potenti filtri ottici, per evitare gravi danni alla vista.

Senza voler fare una lezione di astronomia, forse è utile dare qualche informazione scientifica in più per comprendere meglio i rischi. Una macchia solare è una regione magneticamente attiva: appare scura perché è relativamente più fredda  rispetto alla zona circostante, ovvero aggiunge i 6mila º F (equivalenti ai 3.300 ° C) rispetto ai normali 10.000 º F (circa 5.500 ° C) della superificie solare.  E’ da qui che il Sole “lancia”  i getti di energia che vengono chiamati “brillamenti” o  “flare” .

Un'eruzione solare

Lo scorso 3 novembre, prima che si spostasse, AR 1339 ha  emesso dei brillamenti di classe X– i tipi più violenti di flare- che però non hanno raggiunto il nostro pianeta. Da allora, la super-macchia solare (grande circa 17 volte la Terra, dunque ancora più di Giove)  è rimasta calma. Ma se dovesse riprendere l’attività eruttiva, cosa accadrebbe? Nella migliore delle ipotesi, questa effusione di energia finirebbe con l’interagire con la nostra magnetosfera, infondendo nell’atmosfera molecole di energia in più rilasciate sotto forma di luce. Si produrrebbero i fenomeni noti come “aurore boreali”, da qualche settimana visibili anche a latitudini insolite (come ad esempio in Texas, Oklahoma e Georgia…).

 

Lo spettacolo dell'aurora boreale

Questo è il lato romantico di una tempesta solare. Ma c’è, lo sappiamo, anche un aspetto molto più preoccupante. Violenti brillamenti di classe X possono alterare le condizioni dell’atmosfera terrestre, disturbando o anche interrompendo le comunicazioni satellitari. In un mondo tecnologico-e fragile- come il nostro, un black-out anche solo di alcune ore provocherebbe danni a ricaduta di notevole entità. Inoltre, la radiazione “extra” comporterebbe danni alla salute di piloti ed astronauti, come l’equipaggio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. “Se ci fosse un flare violento, sarebbero a rischio”, ha ammesso Philip H. Scherrer, professore e ricercatore presso la Stanford University. Se l’ISS fosse in linea con l’emissione strordinaria di energia solare, gli astronuati avrebbero pochi minuti per cercare riparo nel punto più protetto della stazione orbitante- sperando che basti.

Nessuno può prevedere se e quando AR 1339 scatenerà una nuova effusione elettromagnetica diretta proprio verso la Terra: le possibilità che ciò avvenga, tuttavia, non vanno escluse.  E anche se questa supermacchia dovesse spostarsi senza fare danni, il pericolo potrebbe arrivare da altre regioni attive. Il sole infatti sta raggiungendo il picco della sua attività magnetica. Come si sa, la nostra stella segue un andamento ciclico basato su 11 anni ed  il massimo lo raggiungerà tra poco: nel 2012

Sabrina Pieragostini

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