L’uomo di Neanderthal? Si è estinto per amore… È questa l’ultima teoria avanzata dagli antropologi per spiegare la scomparsa, circa 30mila anni fa, di questo ramo parallelo dell’umanità, soppiantato dall’uomo di Cro Magnon- nostro antenato diretto.
L’autore del nuovo studio è Michael Barton, archeologo presso la Facoltà di evoluzione umana e cambiamenti sociali dell’Università dell’Arizona. Secondo il ricercatore, l'”inizio della fine”, per l’Homo Neanderthalensis, è stato- più che l’amore in senso romantico- il sesso, ovvero l’accoppiamento con la specie antagonista Sapiens Sapiens. Il tutto, nello scenario drammatico dalla Glaciazione, che mise a repentaglio la sopravvivenza, nel Vecchio Continente, dell’essere umano.
A differenza di quanto ipotizzato da altri studiosi, Barton sostiene che i Neanderthaliani e i nostri predecessori avevano più o meno le stesse capacità nell’affrontare i profondi mutamenti climatici e finirono con il condividere gli stessi spazi, alla ricerca delle poche risorse alimentari disponibili, con l’inevitabile conseguenza: l’incrocio sessuale tra maschi e femmine dei due diversi gruppi. Ma dopo generazioni e generazioni di accoppiamenti, il genoma degli uomini di Neanderthal- numericamente molto meno numerosi- finì col disperdersi in quello dei Sapiens Sapiens. Assorbito il loro DNA nel nostro, gli ominidi dal pronunciato arco sopraccigliare sparirono come popolo in sè e si estinsero.
“Se si aumenta la mobilità di due gruppi nel luogo in cui vivono- spiega l’archeologo- aumenta inevitabilmente il flusso genico da un gruppo all’altro, finchè quello minore non scompare. Quando l’estensione del ghiaccio e il freddo incominciarono ad aumentare, sia i Neanderthaliani che gli umani reagirono nello stesso modo, con la medesima strategia di sopravvivenza che vediamo anche ai giorni nostri in condizioni estreme: stabilirono dei campi-base dai quali partivano gruppetti di cacciatori-raccoglitori alla ricerca di cibo da riportare alla comunità. E ogni volta, gli spostamenti avvenivano in un raggio sempre più ampio, aumentando così le possibilità di entrare in contatto con gli altri. I ritrovamenti archeologici- aggiunge Barton- suggeriscono che tutto ciò era molto frequente, in Eurasia, man mano che l’Era glaciale avanzava.”
Più contatti implicano più possibilità di accoppiamenti, soprattutto quando i due popoli si trovarono costretti a convivere nelle stesse zone alla ricerca di cibo. Secondo la simulazione al computer effettuata dal team di Barton, nel giro di 1.500 generazioni– ovvero in qualche migliaio di anni- il codice genetico neanderthaliano viene completamente assorbito da quello dominante degli umani moderni. “Certo, possono essere intervenuti anche altri fattori- ammette lo studioso americano- ma la scienza predilige sempre la spiegazione più semplice. E noi non stiamo parlando nè di migrazioni di massa nè di invasioni, ma di quello che la gente fa normalmente”.
Questa teoria dell’ “estinzione mediante ibridazione”- ben nota in biologia e botanica- è affascinante, ma non convince del tutto gli altri ricercatori. Ad esempio, il paleoantropologo Bence Viola, della Facoltà di Antropologia Evolutiva presso l’Istituto Max Planck di Lipsia, in Germania, non nasconde le sue riserve in proposito. “Da un punto di vista archeologico ed antropologico suona molto interessante- dice infatti- È uno scenario credibile: gli uomini sono uomini e quando incontrano una femmina tendono all’accoppiamento. Ma altri studi hanno dato risultati differenti, dimostrando che gli incroci in realtà sono stati molto limitati .“
Per Viola, l’incontro dei due DNA è stato solo uno dei fattori dell’estinzione dei Neanderthal. “Essi scomparvero più o meno 30mila anni fa, quando il clima si fece improvvisamente più freddo e mise a dura prova la loro resistenza fisica. E forse, in contemporanea, si trovarono anche esposti a virus che l’uomo moderno importò in Eurasia dall’Africa, virus contro i quali non avevano difese immunitarie e che li debilitò.” Insomma, più che il bacio, potè il bacillo…
SABRINA PIERAGOSTINI