<Per quello che sappiamo del cosmo, per quello che abbiamo scoperto negli ultimi vent’anni, siamo praticamente obbligati a pensare alla possibilità di una vita extraterrestre.>
Arrivati alla fine della lunga chiaccherata con Robert Bauval– lo scrittore belga famoso in tutto il mondo per le sue intuizioni che hanno cambiato il modo di interpretare la civiltà egizia- l’ultimo argomento da trattare non poteva che essere questo. Dopo aver discusso della reale datazione della Sfinge e del significato delle Piramidi di Giza, dopo aver analizzato ciò che svelano a questo proposito l’archeoastronomia e le geologia, dopo aver ripercorso le possibili, remotissime origini della prima cultura “stellare” africana (quella di Nabta Playa) e dopo aver evidenziato l’eredità moderna del sapere esoterico egizio, affrontiamo anche il tema “alieni”: Bauval crede – come altri studiosi, esponenti della cosiddetta “Teoria degli Antichi Astronauti”- che questa enigmatica civiltà dai tanti misteri ancora insoluti sia mai venuta in contatto con viaggiatori spaziali?
<Bisognerebbe capire, prima di tutto, se siamo soli nella galassia. Finora abbiamo scoperto varie centinaia di esopianeti, solo cercando in una piccolissima area della Via Lattea. Trasferendo questi dati su scala galattica, si può stimare che esistano miliardi di altri mondi: un numero che cambia completamente il quadro e implica tantissime probabilità di trovare altre forme di vita, soprattutto di vita intelligente. Detto questo, dunque, non è una cosa folle immaginare che la Terra possa essere stata visitata, perché no? Tutto quello che posso dire, però, è che io non sono ancora sicuro delle prove, non ho ancora trovato qualcosa che mi convinca del tutto. Ho visto costruzioni che mi hanno sorpreso, ho visto enormi blocchi di pietra apparentemente impossibili da spostare, ma non penso che si possa concludere che siano il risultato di visite extraterrestri. La domanda, per me, resta aperta.>
Uomo di grande cultura e umanità, affascinante conferenziere, poliglotta ( conosce perfettamente anche l’italiano, oltre che il francese, l’inglese e l’arabo), Robert Bauval ha legato il suo nome e la sua vita all’Egitto, terra in cui è cresciuto e che ha esercitato su di lui un’attrazione irresistibile. Di quel popolo che migliaia di anni fa ha edificato opere uniche, mai eguagliate nella storia dell’umanità, non smetterebbe mai di parlare. E di studiare, per arrivare a carpirne il vero segreto…
<Noi contemporanei crediamo di poter capire tutto attraverso il procedimento scientifico, ma spesso ci dimentichiamo di essere parte del cosmo. Ricordo che Carl Sagan diceva una cosa verissima e molto acuta: qualsiasi cosa su questo pianeta, io, tu, tutto, è fatto di stelle! Siamo materia stellare diventata coscienza, questo è ciò che siamo: il prodotto di 13 miliardi di anni di evoluzione… E siamo molto più di quello che la scienza può spiegare. Voglio dire: io adesso, mentre parlo, muovo la mia mano. E’ un gesto semplicissimo, che faccio senza neanche pensarci, ma in realtà sto seguendo le leggi della fisica. Così un tennista o un giocatore di golf: in pochissimi istanti riesce a valutare distanza, velocità, angolazione, pressione. Quando il suo strumento- la racchetta o la mazza- colpisce la pallina, il cervello ha già elaborato tutti questi dati. E’ qualcosa di straordinario, di complicatissimo, eppure viene fatto in un secondo, senza neanche esserne coscienti. In altre parole: l’informazione è già in noi e non ha bisogno di essere spiegata. A questo proposito, mi piace citare questo esempio: un giorno un chimico decise di illustrare, utilizzando una formula organica, il sapore dello zucchero. Be’, gli ci vollero dozzine di pagine. A noi, invece, basta assaggiare lo zucchero per capire al volo di cosa sa… Ecco, spesso l’uomo sottovaluta questa sua incredibile capacità: siamo delle macchine fantastiche composte da miliardi di cellule che lavorano all’unisono. C’è un cosmo dentro di noi.
Io sono convinto che gli Antichi Egizi l’avessero ben presente e che si siano concentrati su questa nostra “abilità”. Avevano rivolto le loro ricerche al microcosmo interioree arrivarono alla giusta conclusione, ovvero che siamo stati originati dalle stelle. Esattamente quello che diciamo noi ora, ma consideriamo la loro solo superstizione e la nostra invece scienza…In realtà, è la stessa cosa espressa in forma diversa. Per me è questa la spiegazione. E dobbiamo cercare di recuperare questa capacità che gli Antichi avevano di comprendere e che possediamo anche noi.>
Il discorso, a questo punto, si fa complesso, tra fisica e metafisica, scienza e filosofia, materia e spirito…
< Negli ultimi secoli ci siamo illusi che la scienza fosse l’unico modo per percepire la realtà. Ma non è vero, le risposte non sono solo all’esterno. E non usare questa nostra abilità interiore è un grande sbaglio. Lo stanno incominciando a capire anche importanti scienziati: più la ricerca procede, più i concetti si fanno ardui, tanto che a volte sembra che nemmeno loro sappiano bene di cosa stanno parlando. Pensiamo agli ultimi modelli interpretativi dell’Universo, alla moderna cosmologia: per capire certi concetti a prima vista assurdi ( come le teorie del multiverso o delle stringhe, NdA) bisogna per forza cambiare approccio e modificare il nostro processo mentale. Gli Egizi avevano trovato il modo, ce l’hanno insegnato, ci hanno detto cosa siamo: lo capivano meglio di noi.
Il punto più affascinante di quello che ci hanno tramandato è la loro assoluta certezza che fosse possibile realizzare una transizione tra materia e spirito, dalla morte alla rinascita. Erano davvero convinti di poterlo ottenere. E quello che io ora voglio scoprire è se e come fossero in grado di farlo>.
SABRINA PIERAGOSTINI