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Se una civiltà aliena ha mai visitato la Terra oppure ha voluto scrutarci da vicino senza farsi notare, le prove sono sulla Luna. È il senso dell’articolo pubblicato sulla rivista “Acta Astronautica” da due importanti astrofisici, Paul Davies e Robert Wagner, colleghi all’Arizona State University. Il primo, noto divulgatore scientifico, è tra i fondatori del progetto Seti- Search for Extraterrestrial  Intelligence- per la ricerca di vita intelligente nello spazio. “I manufatti alieni devono trovarsi ancora lì ed è lì che dobbiamo cercarli“, scrivono.

UN'IMMAGINE SUGGESTIVA DEL NOSTRO SATELLITE

Strumenti scientifici, basi spaziali, sonde, costruzioni o anche semplicemente spazzatura: lassù, sul nostro satellite, potrebbe esserci di tutto. Magari sepolto da milioni di anni sotto la polvere lunare oppure nascosto all’interno di tunnel e cavità che attraversano  tutta la superficie della Luna, particolarmente “porosa” se non – come qualcuno ha persino affermato- cava.

Gli stessi anfratti scoperti  dalla missione della Jaxa ( la “Nasa” giapponese) che nel 2009 ha fotografato, nel Mare dell’Ingegno, una voragine che si è rivelata essere larga 65 metri e profonda almeno 80. Parte, forse, di un ben più ampio corridoio sotterraneo prodotto dalla lava quando sulla Luna c’erano vulcani in attività. Un altro pozzo lavico è stato anche fotografato dalla Nasa nel Mare della Tranquillità: la sua profondità è stimata almeno 100 metri. Luoghi ideali, questi, in cui rifugiarsi per proteggersi dai raggi cosmici o dalla pioggia di meteoriti, come ipotizzano i Russi che sembrano intenzionati ad andare molto presto sul nostro satellite per formare la prima colonia umana. E anzichè costruire una stazione sotterranea scavando appositamente nel suolo, pensano di sfruttare le cavità già presenti.

ALCUNE DELLE ENORMI APERTURE INDIVIDUATE SULLA LUNA

 “Se appuriamo che la Luna ha una serie di grotte che possono fornire una certa protezione ai suoi futuri abitanti, potrebbe essere una meta ancora più interessante di quanto si pensasse”, ha detto il veterano  Sergei Krikalev, citato in un articolo della Reuters. Krikalev ha volato sullo Space Shuttle ed è stato anche a bordo della Iss: detiene il record di permanenza nello spazio. Ora è il responsabile del Centro di Formazione per Cosmonauti di Mosca ed ha apertamente parlato della possibilità che la prima base lunare russa diventi realtà entro il  2030.

Come immaginiamo di colonizzare la Luna noi oggi, in tempi antichi potrebbero averlo già fatto altri astronauti venuti da mondi lontani. Ecco perchè Davies e Wagner suggeriscono di analizzare tutte le foto scattate in oltre 40 anni di esplorazione lunare alla ricerca del più piccolo dettaglio che faccia pensare al passaggio, in passato, di una civiltà aliena. La risoluzione delle immagini ormai è così alta che è possibile individuare i punti d’atterraggio delle varie missioni Apollo e persino gli oggetti abbandonati dagli equipaggi.

Un lavoro enorme- avvertono i due scienziati. Il Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della Nasa ha già mappato un quarto della superficie lunare: qualcosa come  340.000 immagini, che entro poco tempo dovrebbero diventare più di un milione. “In base a questi numeri, è ovvio che una ricerca manuale ad opera di  un piccolo gruppo di persone è senza speranza”, scrivono gli astrofisici che puntano per questo sull’aiuto dei tanti astrofili in giro per il mondo. Usando i loro Pc e utilizzando un particolare programma in grado di riconoscere caratteristiche insolite– come precise forme geometriche, linee  o profili eccessivamente regolari, strutture apparentemente non naturali- migliaia di ricercatori fai-da-te potrebbero scovare i manufatti alieni, rimasti inalterati nel tempo proprio perchè sulla Luna non c’è atmosfera nè attività geologica.

NEL RIQUADRO, LO STRANO OGGETTO FOTOGRAFATO SULLA FACCIA NASCOSTA DELLA LUNA

Anche se Davies e Wagner, prudentemente, sostengono che un’eventualità del genere è quanto mai remota e che solo uno “scrupolo scientifico” dovrebbe spingerci a setacciare in lungo e in largo  il nostro satellite, aggiungono però che non si può escludere che i suddetti E.T.  abbiano volutamente lasciato un messaggio apposta per noi: magari racchiuso all’interno di una capsula e posizionato in bella vista in uno dei crateri più noti, come ad esempio Tycho, oppure nel Mare della Tranquillità. O forse, per l’appunto, le loro tracce potrebbero trovarsi proprio all’interno di quelle tante gallerie di basalto, scudo naturale alle radiazioni e ai meteoriti, dove potrebbero aver edificato le loro basi milioni o migliaia di anni fa.

La caccia insomma è aperta. Chiunque voglia dare una mano ai ricercatori può iniziare a scandagliare dettaglio per dettaglio le foto lunari  di pubblico dominio. Sarà un’impresa  ardua, però, oltre che estenuante. Già in passato, molti appassionati della materia hanno accusato la Nasa di aver rimosso, cancellato o scontornato oggetti di natura anomala per nascondere l’esistenza di tracce aliene, mostrando numerose foto originali stranamente mancanti di pixel oppure completamente sfocate solo nel punto in cui sembrava apparire un artefatto. Torri, mura, strutture circolari, astronavi, addirittura intere città: sulla Luna- specie sulla sua faccia perennemente opposta alla Terra- sarebbero presenti inquivocabili vestigia extraterrestri di cui gli scienziati sono da tempo a conoscenza, ma che hanno sempre tenuto segrete al resto del mondo. L’articolo di Paul Davies e Robert Wagner è una voce fuori dal coro o piuttosto l’inizio di una clamorosa “disclosure”?

SABRINA PIERAGOSTINI

COSA E' STATO CANCELLATO DA QUESTA FOTO NASA DELLA LUNA?

 

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