Tutto nel 2012. Su quest’anno ormai alle porte crescono aspettative di ogni tipo, inclusa anche la rivelazione al mondo di uno dei misteri più antichi ed occulti: l’Arca della Alleanza.
LA CHIESA DI SANTA MARIA DI SION, AD AXUM, DOVE SAREBBE CUSTODITA L'ARCA DELL'ALLEANZA
La teca in legno dorato costruita all’epoca dell’Esodo e poi scomparsa, nel VI secolo a.C., dal tempio di Gerusalemme in cui era custodita, potrebbe essere presentata al pubblico da chi dice di possederla: la Chiesa Etiope. E per un motivo assolutamente banale: la piccola Cappella in cui la reliquia si troverebbe da secoli, lontana da sguardi indiscreti, ha un’infiltrazione nel tetto. Il sacro oggetto dovrà dunque essere spostato per permettere i lavori di restauro .
L’Arca dell’Alleanza– al cui interno, secondo la Bibbia, vennero custoditi i Dieci Comandamenti incisi direttamente da Dio su due lastre di pietra e consegnate a Mosè- si troverebbe infatti ad Axum, nella cappella chiamata “delle tavole”, accanto alla chiesa dedicata a Santa Maria di Sion. Sarebbe arrivata fin qui dopo un viaggio avventuroso, iniziato con l’invasione babilonese di Gerusalemme: ne parla estesamente il libro di Graham Hancock “Il mistero del Sacro Graal” (“The sign and the Seal” il titolo originale) nel quale l’autore ha ricostruito passo dopo passo il percorso fino all’Africa. Una lettura affascinante, che consiglio a chi ancora non l’abbia fatto. Ovviamente, si tratta solo di un’ipotesi- non condivisa dagli archeologi, per i quali invece l’Arca dell’Alleanza sarebbe andata perduta, forse distrutta o nascosta dagli Ebrei in un luogo mai più scoperto.
DA UN MANOSCRITTO ANTICO, LA SCENA DELL'ARRIVO AD AXUM DELL'ARCA
Ma la rivendicazione dei Cristiani Ortodossi di Etiopia di possedere l’unica, vera Arca dell’Alleanza è molto antica, anche se la notizia è diventata di dominio pubblico a partire dagli anni ’60. Nel 2009, poi, il patriarca della Chiesa etiope ha convocato, a Roma, una conferenza stampa per comunicare al mondo che “l’ Etiopia è il trono dell’Arca”, promettendo di svelarla presto alla comunità internazionale. Nessuno finora ha però potuto vedere da vicino la reliquia, per verificare la fondatezza di questa affermazione.
Anzi, è sempre stata tenuta celata con cura, all’interno di quella cappella circondata da una cancellata di ferro nella quale può accedere solo il custode: un anziano sacerdote incaricato di vegliare sull’oggetto sacro, il più sacro di tutti, per l’intera vita e al quale è proibito allontanarsi per un solo istante dal luogo di venerazione.
Ora però la teca dovrà essere spostata, dando a curiosi e agli studiosi la speranza di vederla. Il primo a divulgare la notizia è stato un fotografo inglese, Tim Makins, che lavora per riviste e pubblicazioni come “Lonely Planet”. Ha visto un telone di plastica coprire il tetto della cappella, del terreno smosso lì vicino ed ha chiesto spiegazioni ai locali. “Mi hanno detto che stanno costruendo una struttura temporanea per accogliere l’Arca durante i lavori di ristrutturazione della cappella. Sarà l’occasione per verificare se c’è qualcosa di vero in quello che sostiene la chiesa Etiope.”
UNA RICOSTRUZIONE MODERNA DI COME POTREBBE APPARIRE L'ARCA DELL'ALLEANZA
Secondo la tradizione biblica, l’Arca dell’Alleanza aveva dimensioni piuttosto ingombranti: due cubiti e mezzo di lunghezza, uno e mezzo di altezza per uno e mezzo di profondità, che resi in metri sono più o meno 1, 12 x 0,67 x 0,67. Doveva essere molto pesante, visto che era stata costruita in legno di acacia rivestito d’oro. Sopra il coperchio, si trovavano due cherubini con le ali congiunte dalle quali “si udiva la voce di Dio“. Ma era anche un’arma temibilissima, che inceneriva i nemici e bruciava chi le si avvicinava senza autorizzazione o compiendo riti incompleti.
Infatti, prima di accedere all’Arca era indispensabile accendere particolari incensi che formavano una vera e propria “cortina fumogena”. Infine, non doveva mai essere toccata con le mani, ma trasportata solo utilizzando due stanghe di legno agganciate ad anelli. Dettagli, questi, che hanno fatto ipotizzare ai ricercatori alternativi che in realtà l’Arca fosse una macchina tecnologica: uno strumento per comunicare con l’entità che si faceva chiamare Yahwè, capace di emettere onde-radio, ma anche radiazioni mortali. E il fumo denso doveva impedire agli oranti di capire con chi stessero parlando…
UN'ALTRA, IPOTETICA IMMAGINE DELL'ARCA BIBLICA
Interessante l’analisi che ne fa, ad esempio, Mauro Biglino. Nel suo libro “Il Dio alieno della Bibbia”- oltre a svelare il vero significato del termine “cherubino”- arriva a dare una definizione sorprendente dell’Arca stessa. Qualche mese fa, rispondendo ad una mia domanda, mi aveva infatti detto:<Secondo il rabbino Moshe Levin, era un potente macchinario capace di accumulare ed erogare energia. Oggi noi lo chiameremmo “condensatore di energia”.
Il suo utilizzo era riservato a quanti erano addestrati ed abilitati a farlo. Chi tentava di usarla senza la necessaria competenza faceva una brutta fine. Come i Filistei: durante una battaglia, riuscirono ad impadronirsene. Ma dopo qualche giorno, furono costretti a restituirla perché non sapendo come usarla venivano uccisi uno dopo l’altro dall’Arca.
Siamo tutti in attesa di sapere se quella conservata nella cappella di Santa Maria di Sion ad Axum, in Etiopia, sia la vera Arca dell’Alleanza. Ho letto un’intervista al patriarca del posto che ha promesso di mostrarla al pubblico entro il 2012. Speriamo. Certo, se fosse quella originale, sarebbe la prova inquietante di una tecnologia che nel passato non avrebbe potuto esistere…>
SABRINA PIERAGOSTINI