Non solo Giza. Sarebbero centinaia le piramidi- opera di misteriosi costruttori– disseminate in tutto il mondo, ma ancora sepolte sotto tonnellate di terra e vegetazione: nascoste dallo scorrere del tempo o forse volutamente occultate, attenderebbero soltanto di essere rivelate insieme a tutti i loro segreti.
Qualche anno fa, ha ottenuto grande eco internazionale la Piramide di Visoko, individuata in Bosnia da un archeologo dilettante, l’imprenditore Semir Osmanagic: quella che per secoli era stata considerata una semplice collina, sarebbe in realtà una costruzione in pietra artificiale alta ben 213 metri, più mastodontica della Piramide di Cheope, che raggunge “solo” i 140 metri di altezza. Una scoperta mai riconosciuta dagli studiosi accademici e ancora in attesa di conferme ufficiali, ma che secondo Osmanagic sarebbe suffragata da una serie di iscrizioni antiche rinvenute durante gli scavi.
Vanta decine di piramidi anche la Cina, soprattutto nella vastissima regione dello Shanxi. Lo si è capito, prima, dalle fotografie aeree scattate nella metà del secolo scorso, nel secondo dopo-guerra, da velivoli privati; se ne è avuta la riprova poi dalle foto satellitari di Google Earth, che mostrano numerose strutture perfettamente geometriche a base quadrata difficilmente interpretabili come rilievi naturali. Alcune sono state esplorate ed hanno svelato pitture murali e resti artisticidi grande valore, ma ne rimangono centinaia mai analizzate. Le Piramidi in Cina sono infatti poco studiate e pochissimo valorizzate, visto che il Governo di Pechino non rilascia autorizzazioni per spedizioni internazionali, come se volesse evitare che si sappia della loro esistenza.
Ora, da ultime, balzano prepotentemente alla ribalta le Piramidi indonesiane. Sono almeno due le colline che sembrano celare una storia molto diversa- e molto più antica- di quanto si credesse. Alcuni ricercatori infatti sospettano che il Monte Sadahurip, vicino a Garut, e il Monte Lalakon, a poca distanza da Bandung– entrambe località dell’isola di Giava– contengano delle piramidi colossali in grado di far impallidire quelle egiziane.
La presunta piramide di Garut è stata trovata per caso, da un team impegnato nello studio di terremoti e altri eventi catastrofici avvenuti in passato in quest’area del mondo. Un primo esame ha confermato che si tratta di una struttura prodotta dall’uomo, non dalla natura. Ancora più straordinario – se confermato- è il sito di Bandung: il Monte Lalakon infatti è alto addirittura 988 metri sul livello del mare! L’equipe, formata da geologi affermati e da semplici volontari, ha utilizzato dei macchinari geoelettrici per calcolare la densità e la struttura della roccia ricoperta da strati e strati di terra.
Secondo quanto riferito da fonti locali, gli esperti sarebbero rimasti senza parole, ritenendo di trovarsi di fronte ad una struttura “di origine non naturale”. Durante la salita al picco, avrebbero infatti riscontrato la presenza di “gradoni” e avrebbero poi notato altre anomalie, come ad esempio il fatto che la collina non presenti segni di erosione pluviale e sia priva di vegetazione profondamente radicata. Tuttavia per ora non sono disponibili dati ufficiali o relazioni scientifiche, ma solo queste osservazioni piuttosto soggettive.
Dalle immagini disponibili, spicca comunque chiaramente la forma fortemente simmetrica delle due vette finite sotto la lente d’osservazione degli appassionati di misteri. Il più entusiasta è Agung Bimo Sutedjo, fondatore del Turangga Seta Foundation, un gruppo di ricerca privato. “L’Indonesia è stata culla di una civiltà ancora più antica di quella sumera, di quella egizia e di quella sudamericana- ha dichiarato alla stampa. “Abbiamo centinaia di piramidi ancora nascoste, grandi almeno quanto quelle di Giza.” La Turangga Seta Fundation condivide le teorie del Professor Arysio Santos, che è convinto di aver trovato proprio in Indonesia la terra della mitica civiltà atlantidea– chiamata da queste parti con nomi diversi: Mu o Lemuria, i continenti scomparsi in epoche remote insieme alle loro testimonianze di un passato tecnologico ed evoluto.
SABRINA PIERAGOSTINI