Nel 1963, i medici gli avevano dato al massimo due anni di vita. Quasi 4 decenni dopo, Stephen Hawking– uno dei più importanti astrofisici a livello mondiale- sta per spegnere le sue prime 70 candeline.
Alla vigilia del suo compleanno, il Professor Hawking- costretto dalla sua malattia neurologica degenerativa su una sedia a rotelle ed ormai incapace di comunicare se non tramite un computer che traduce in parole i suoi movimenti oculari- è stato ospite di una trasmissione della BBC, “Today”, per affrontare i temi a lui più cari. Primi tra tutti: la conquista dello spazio e la minaccia aliena.
Rispondendo ad una domanda dell’intervistatore che- forse preoccupato dalla profezia Maya- gli ha chiesto se l’umanità andrà presto incontro all’estinzione, il docente di cosmologia e fisica teoretica presso l’Università di Cambridge ha risposto senza troppa emozione: “È possibile, ma non inevitabile“. Aggiungendo poi :”Penso sia abbastanza certo che un disastro come una guerra nucleare o il surriscaldamento globale distruggeranno la Terra nel giro di 1000 anni“. Insomma, per i prossimi 12 mesi dovremmo stare abbastanza tranquilli…
Ma il rischio di una catastrofe planetaria porta Stephen Hawking a guardare oltre il nostro limitato orizzonte ed a promuovere ciò che egli ritiene indispensabile.”È essenziale- ha detto- che l’uomo colonizzi lo spazio.Credo che potremmo anche stabilire colonie stanziali su Marte e su altri corpi del sistema solare entro i prossimi 100 anni.”
Ma la mente geniale di Hawking punta ancora più in là: alle stelle, dove un giorno arriveremo. “Sono ottimista che il progresso scientifico e la tecnologia del futuro ci permetteranno di viaggiare al di fuori del nostro sistema solare, alla ricerca di mete sempre più lontane nell’Universo. L’umanità non ha alternative, se vuole sopravvivere nei secoli a venire deve conquistare mondi lontani, deve conquistare l’intera galassia”.
Ma non sarà facile, soprattutto se lungo la strada troveremo “altri”. Un concetto già espresso dal professore universitario, quando nel 2008 aveva messo in guardia sull’eccessivo entusiasmo nella ricerca di vita intelligente nell’Universo. “Gli alieni esistono di sicuro. Ma meglio evitarli. Entrare in contatto con loro potrebbe essere devastante per l’umanità”. Di fronte alla vasta platea televisiva della tv nazionale britannica, anche questa volta Stephen Hawking ha rinnovato il suo monito.
“La presenza di creature intelligenti in qualche altra parte del cosmo sarebbe la scoperta scientifica più importante di tutti i tempi. Eppure sarebbe allo stesso tempo molto rischioso cercare di comunicare con una civiltà extraterrestre. Se gli Alieni decidessero di venire a visitarci, il loro arrivo assomiglierebbe molto allo sbarco degli Europei nelle Americhe. E sappiamo tutti che non è finita bene per gli Indigeni”.
Un paragone incredibilmente simile a quello prospettato, alcuni anni fa, dal Direttore della Specola Vaticana, Padre Josè Gabriel Funes, che immaginando un ipotetico incontro tra noi e “loro” ricorse proprio alla stessa immagine: la Conquista spagnola del XV secolo, definita però dallo scienziato gesuita “un incontro di civiltà”. Forse la prospettiva di Hawking è più cruda, ma più realistica.
SABRINA PIERAGOSTINI