Aprile 1956. Tre giovani amici di Pescara- Bruno, Giancarlo e Giulio- seguendo un’antica pergamena che sembra contenere una mappa segreta vanno a visitare Rocca Pia, un castello che si erge vicino ad Ascoli Piceno. Non trovano il tesoro, ma si imbattono in due strani individui: uno, altro circa tre metri, e il secondo invece poco più di mezzo metro. I due, intrattenendosi con loro per alcune ore, rivelano una realtà sconcertante: vengono da un altro pianeta, insieme a molti altri come loro che da secoli abitano sulla Terra, nascosti tra di noi.
UNA RICOSTRUZIONE GRAFICA DELL'INCONTRO A ROCCA PIA
Inizia così, con questo incontro straordinario, il più famoso e discusso caso di contattismo di massa del mondo, passato alla storia come “il Caso Amicizia”. I contatti tra umani e alieni avrebbero infatti coinvolto, per almeno due decenni, oltre un centinaio di persone, quasi tutte nei dintorni di Pescara, segnando in modo indelebile le loro vite. Protagonista indiscusso, lo scrittore Bruno Sammaciccia.
E’ stato lui, poco prima di morire improvvisamente, ad aver deciso di raccontare al mondo l’incredibile esperienza di cui è stato testimone. La vicenda tenuta segreta per tanti anni è così diventata di pubblico dominio nel 2007, quando un amico di Bruno, il professor Stefano Breccia, raccogliendo i suoi ricordi, i documenti , gli appunti e le prove fotografiche custodite per tutto quel tempo, ha dato alle stampe il libro “Contattismi di massa” che ripercorre, passo dopo passo, il Caso Amicizia.
I misteriosi avvistimenti di Ufo segnalati dalla fine degli anni ’50 in Italia acquistano così un nuovo significato: si sarebbe trattato di veri e propri dischi volanti utilizzati da questo variegato popolo astrale in incognito sulla Terra. Gli Alieni infatti- spiega il libro- provenivano da mondi diversi, della nostra galassia e di altre galassie: alcuni avevano un aspetto umano, altri erano incorporei, ma tutti erano uniti dalla stessa scelta verso il Bene. Essi emanavano un senso di amore e di bontà. Ecco perchè gli umani ai quali si rivelarono li chiamarono semplicemente Amici (o “W56” dall’anno in cui ebbero inizio il contatti.)
UNA COPERTINA DELL'EPOCA SU UN AVVISTAMENTO UFO
Gli Extraterrestri incontrati da Sammaciccia e dai suoi amici vivevano sotto terra o sotto il mare, in vastissime basi segrete dislocate in tutto il mondo. Da noi, la principale si trovava tra la dorsale appennica e l’Adriatico e uno degli ingressi era proprio presso Rocca Pia. Una base enorme, lunga 300 km e larga 150, creata “comprimendo la materia”: uno stato instabile e non permanente, visto che bastava toccare un interruttore per farla scomparire all’istante, riportando il terreno alla sua conformazione originale.
Nei continui dialoghi con i loro amici umani, i W56 spiegarono il perchè della loro presenza: la Terra era stata creata per una finalità positiva, ma i Terrestri la stavano distruggendo. Un pericolo diventato quanto mai imminente dopo l’invenzione della bomba atomica. In quel momento delicato della nostra storia, gli Alieni- infinitamente superiori a noi non solo tecnologicamente, ma anche moralmente- stavano vigilando affinchè non producessimo danni irreparabili al nostro pianeta. Dunque non erano venuti per conquistarci, ma per proteggerci e per farci evolvere verso una maggior consapevolezza spirituale. Il loro vero nome- dissero- era Akrij. Un termine molto simile alle parole che in sanscrito e in geroglifico significavano “i saggi”, in greco antico “gli elevati” e in arabo “gli amici”…
LA LOCANDINA DEL DOCUMENTARIO CHE HA RICOSTRUITO "IL CASO AMICIZIA"
Nei lunghi anni di contatto- esteso col passare del tempo ad un numero sempre maggiore di persone, inclusi giornalisti, fotografi, professori universitari- i “contattisti” ebbero numerose prove della stupefacente tecnologia in possesso dagli “Amici”. Essi, ad esempio, chiedevano enormi quantità di frutta e verdura che una volta giunta vicino alla loro base semplicemente si smaterializzava sotto gli occhi increduli dei testimoni. In cambio, a volte gli Alieni facevano comparire, dal nulla, denaro o lingotti d’oro. Una sorta di teletrasporto, insomma.
Oppure, davano precisi appuntamenti- luoghi, date e ore- nei quali si sarebbero mostrati in volo, dando modo ai meno convinti di portare con sè cineprese e macchine fotografiche per immortalare i dischi volanti. E in alcune circostanze, autorizzarono persino degli umani a salire sulle loro astronavi che in pochi minuti potevano raggiungere luoghi lontanissimi tra di loro grazie a strumentazioni inconcepibili per l’epoca.
IN QUESTA FOTO, SI NOTEREBBE UN'ENTITA' ALIENA ALTA 6 METRI!
Eppure, ad un certo punto Amicizia entrò in crisi. Verso la fine degli anni ’70, il gruppo che ruotava attorno a Sammaciccia si sfaldò, un po’ alla volta, incapace di sostenere le aspettive dei W56. Proprio in quel momento- indeboliti dalla mancanza di “energie positive”- essi vennero attaccati da un’altra fazione aliena molto meno amichevole con la quale erano perennemente in lotta nell’Universo. Qui da noi, la battaglia si svolse nell’Adriatico. Avvenne tra l’ottobre del 1978 e il gennaio del 1979, quando si verificarono strani fenomeni: dal mare pescatori e guardia costiera videro uscire luci anomale che provocarono anche dei naufragi di imbarcazioni. Da quello scontro, i W56 uscirono sconfitti ed interruppero i loro contatti con gli umani.
Una storia che sembra la trama di un film di fantascienza, che ha diviso il mondo dell’ufologia e sollevato molte polemiche al suo interno: pochi, pochissimi ne hanno sostenuto la credibilità, mentre la maggior parte dei cosiddetti esperti l’ha bocciata senza appello. Eppure, dopo la pubblicazione del libro, altri testimoni del Caso Amicizia, rimasti in silenzio per decenni, hanno trovato il coraggio di parlare: come ad esempio Gaspare De Lama e la moglie Mirella, oppure Paolo Di Girolamo. Hanno confermato episodi incredibili e mostrato vecchi filmati in Super8 tenuti celati alla vista fino ad allora. Hanno giurato che il Caso Amicizia è vero.
IL LIBRO CHE HA RACCONTATO AL MONDO QUESTA STORIA SEGRETA
Noi, grazie all’aiuto dell’amico Biagio Russo- pescarese d’adozione- siamo entrati in contatto via e-mail con un testimone oculare di quei fatti. Alla luce del clamore mediatico sollevato dalla vicenda, egli preferisce la via dell’anonimato per non scatenare ulteriori polemiche e per non venir confuso – ci ha scritto- con coloro che di recente hanno parlato del Caso Amicizia solo per sentito dire . Ma nelle lettere racconta le emozioni vissute in quegli anni, i contatti intercorsi con gli Amici cosmici e la sensazione che “Loro” ancora siano molto vicini. La sua testimonianza eccezionale sarà pubblicata a breve sul blog.
SABRINA PIERAGOSTINI
FINE PRIMA PARTE