Vagabondi per lo spazio infinito. Nomadi per l’eternità. Sarebbe questo il destino di milioni e milioni di pianeti che a differenza del nostro non sono nati attorno ad una stella e si muovono liberamente nell’Universo. La scoperta potrebbe risolvere uno degli interrogativi che riguardano anche il nostro sistema solare, come la possibile presenza di pianeti “vaganti” oltre Plutone.
Si è sempre sostenuto che i corpi planetari si formano a partire da un disco di gas e polvere cosmica orbitante attorno ad un astro: quindi, in teoria, non potrebbero esisterne oltre il bordo di questo disco. Invece, negli ultimi anni, gli astronomi hanno scoperto pianeti giganti che distano dalla loro stella 100 volte la distanza che intercorre tra il Sole e la Terra- ancora di più di Plutone, che si trova in un’orbita “solo” 39,5 volte più ampia della nostra.
Ora i ricercatori Hagai Perets, del centro Harvard-Smithsonian per l’Astrofisica del Massachusetts, e Thijs Kouwenhoven, dell’Istituto Kavli per l’Astronomia e l’Astrofisica presso l’Università di Pechino, sostengono che i pianeti così lontani dalle loro stelle una volta fluttuavano liberi per il cosmo, fino a quando non sono stati “presi al laccio”, attratti dalla forza di gravità. Le loro osservazioni li portano persino a pensare che questi mondi nomadi siano numerosi quanto le stelle.
Perets e Kouwenhoven hanno fatto alcune simulazioni al computer per capire cosa succede quando un ammasso stellare contiene pianeti vaganti. Come scrivono nel loro studio pubblicato sul Giornale di Astrofisica, calcolando che il numero dei corpi planetari fluttuanti sia più o meno equivalente a quello delle stelle, allora circa il 3-6 per cento degli astri riesce a catturare almeno un pianeta, il quale viene agganciato in un’orbita eccezionalmente ampia– da centinaia a migliaia di volte la nostra.
Non solo: la maggior parte di questi pianeti mostra un’orbita inclinata rispetto ai “cugini” che si sono formati attorno al loro sole- come è successo per la Terra. Di più: la metà di essi ruota al contrario rispetto a noi. Insomma, si muovono in senso orario
“È un elemento molto intrigante di cui tener conto per risolvere un mistero ancora irrisolto“, sostiene Ray Jayawardhana, astronomo dell’Università di Toronto, in Canada. Anche se finora si parla solo di modelli matematici: sono pochi i reali pianeti vagabondi rintracciati ed individuati. La teoria si dimostrerà corretta solo se davvero- ed è ancora da dimostrare- il loro numero risulterà così vertiginosamente grande come previsto dalla simulazione.
D’altra parte, maggiore è la massa di una stella, più forte è l’attrazione che essa esercita e più alta è la probabilità che catturi un pianeta di passaggio. “I buchi neri potrebbero ospitare pianeti“, ipotizza Perets. Un buco nero si forma quando una stella esplode e collassa: l’improvvisa perdita di massa dovrebbe liberare qualunque pianeta che gli orbiti intorno, ma- spiega l’astronomo- “un buco nero è così potente da poter attrarre tutto, pianeti inclusi.”
Il nostro sole ha una massa notevole, molto più di tante altre stelle che brillano nel cielo. Quindi, potenzialmente, potrebbe- o avrebbe già potuto in passato…- catturare dei pianeti di passaggio. “Ma si tratterebbe di un mondo dall’orbita davvero molto allungata, davvero molto al di là di Plutone, così da non perturbare con la sua presenza il percorso degli altri pianeti già noti”, afferma Perets.
Conclusioni davvero interessanti. Per la prima volta, un ricercatore ufficiale, sulla base di studi scientifici, ammette la possibilità- remota, ma concreta– che il nostro sistema solare possa essere “allargato” a nostra insaputa da un pianeta lontanissimo eppure legato dalla forza attrattiva del nostro sole.
Provate ad immaginare, ad esempio, che la sua orbita eccentrica lo porti a ruotare a qualche miliardo di km da qui e che, magari, ci impieghi a percorrerla qualche migliaio di anni. Fatto? Bene. Allora siete pronti ad affermare che Nibiru– il “Pianeta del passaggio” o Pianeta X che dir si voglia- teorizzato da Zecharia Sitchin probabilmente è molto meno assurdo di quanto gli accademici ci hanno sempre fatto credere.
SABRINA PIERAGOSTINI