Per la maggior parte di noi, il 2012 con le sue profezie nefaste legate al calendario maya è solo una curiosità di cui leggere sui giornali con sano scettismo. Ma per alcune persone, il timore che la fine del mondo sia imminente è così forte e reale da condizionare la vita sociale, il lavoro, le prospettive future. E sono più di quante si creda.
UNO SCENARIO APOCALITTICO, DA "FINE DEL MONDO"
Li chiamano “prepper”- quelli pronti. Sottinteso: al peggio, che sia un terremoto devastante, una guerra atomica oppure una pandemia. In ogni caso, un evento apocalittico. Loro sono preparati a sopravvivere quando il resto dell’umanità, invece, verrà sterminata. Abitano soprattutto negli Stati Uniti, in Canada, in Australia.
Negli States, esiste ad esempio l“American Preppers Netwok” che raccoglie tutti i cittadini seriamente preoccupati dalla Fine del Mondo il cui numero è vistosamente aumentato dopo il sisma del Giappone- per loro, una sorta di prova generale di quanto potrà accadere. In un solo anno, le adesioni al forum nel quale scambiarsi consigli ed idee hanno avuto un vero boom.
IL SIMBOLO DELL' "AMERICAN PREPPERS NETWORK"
Il presidente- Hugh Vail- afferma anche che le vendite di prodotti d’emergenza ( dalle scorte di cibo ai generatori elettrici) a partire dal 2008 sono aumentare del 1000%. Il movimento dei prepper è in continua espansione, specie dei sobborghi delle grandi città.
“La gente sta solo utilizzando il proprio naturale istinto di sopravvivenza, nel proprio interesse personale- spiega James Wesley Rawles, autore di un testo diventato quasi una bibbia per i prepper, ovvero “Come sopravvivere alla fine del mondo come lo conosciamo noi”. Secondo il guru, “chi osserva gli eventi degli ultimi anni e pensa che non ci sia nulla da temere sta delirando. Come credere che la vita domani sarà come oggi, che non accadranno mai dei disastri, che magicamente ogni mattina l’acqua scenderà dal rubinetto…”
Rawles si è già organizzato. Ha scorte alimentari per 3 anni sufficienti per tutta la sua famiglia- moglie e due figli. Come lui, gli altri prepper stanno immagazzinando soprattutto scatolette, cibo liofilizzato ed acqua. Molti poi , nei loro rifugi- riciclati spesso dall’epoca della Guerra Fredda- stipano anche armi e munizioni. Quando il Giorno del Giudizio arriverà, vogliono anche potersi difendere da quelli che all’ultimo secondo cercheranno di mettersi in salvo.
LA SCORTA DI CIBO E ACQUA, NEL RIFUGIO DI UN PREPPER
I seguaci di questa corrente apocalittica sono persone comuni e di ogni categoria sociale- contadini ed avvocati, casalinghe ed impiegati, di destra e di sinistra. Ad accumunarli, la sensazione di insicurezza per il futuro accentuata dalla recente crisi economica che ha destabilizzato gli Usa, prima di arrivare da noi. Il bisogno per tutti è lo stesso: avere un tetto sulla testa, cibo abbondante e riscaldamento in casa. Ora e in caso di emergenza globale.
È la filosofia di Sarah Luker, prepper appartenente alla middle-class texana. Una tranquilla signora che da tempo, ormai, ha preso l’abitudine di mettere da parte scorte di cibo. “Per me è come un’assicurazione per i tempi magri”. L’idea le è venuta quattro anni fa, dopo aver provato cosa significa avere la casa allagata ed impraticabile per colpa dell’ uragano Ike.
Con il 2012 e la profezia maya incombente, la necessità di crearsi una rete di sicurezza è diventata quasi una moda. Corsi durante il week-end, libri con le istruzioni, kit di sopravvivenza venduti nei supermercati: tutto va a ruba.
Ma fondamentalmente non è un male, dice un esperto in materia– Michael Lindell, editore del “Giornale per le emergenze di massa” e direttore della Centro Riduzione dei rischi e di intervento presso la A & M University del Texas.
ECCO UN KIT DI SOPRAVVIVENZA IN VENDITA ONLINE
“Per anni abbiamo cercato di far capire quanto fosse importante saper affrontare eventi imprevisti e devastanti. Poi è arrivata Katrina e abbiamo visto cosa succede: per almeno 72 ore bisogna cavarsela da soli”, dice. I prepper, da questo punto di vista, dormono sonni tranquilli perchè sono parati ad ogni evenienza.
Come Jerry D. Young, blogger ed autore di novelle post-apocalittiche che da tempo vive al sicuro nella sua “tana” di Reno, in Nevada. Ha stilato una lista con tutte le possibili varianti dell’Apocalisse: attacco terroristico, epidemia, uragano, tsunami, conflitto atomico… E così via fino ad elencare 142 potenziali catastrofi, per le quali sta prendendo tutte le precauzioni.
LE PAURE APOCALITTICHE SONO ACCRESCIUTE DALLA PROFEZIA MAYA
“Ho immaginato gli scenari peggiori possibili, qualunque cosa accada sarà solo un piccolo fastidio al confronto”, ci scherza su. “Più studio e più imparo, più mi sento preparato.” Insomma, lui è pronto. Se il mondo dovesse davvero finire, è probabile che si salverà. Ma sai che fatica, dopo, dover cominciare a ricostruire tutto da solo…
SABRINA PIERAGOSTINI