Si è aperta in un museo di Las Vegas una mostra molto particolare: nelle teche, a disposizione dei visitatori, sono presentati cimeli che arrivano da uno dei luoghi più enigmatici e tuttora avvolti dal mistero del mondo: la famigerata Area 51. Ma a stupire, è il cartello esplicativo apposto ad un reperto. Il testo recita infatti: “Authentic alien artifact”…
IL CARTELLO DELLA MOSTRA RECITA:" AUTENTICO ARTEFATTO ALIENO"
“Area 51: Mito o Realtà”, è questo il nome dell’esposizione inaugurata ieri presso il National Atomic Testing Museum della metropoli del Nevada, un museo collegato allo Smithsonian Institute, un centro di ricerca storica e scientifica di grande prestigio internazionale. Vengono presentati al pubblico alcuni dei segreti a lungo celati nella base di Groom Lake della cui esistenza si è avuta conferma ufficiale solo di recente.
Si possono così vedere gli aerei spia, come gli U-2 e gli A-12, che durante gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso vennero testati proprio in questa area desertica lontana da occhi indiscreti. Ad attirare alla mostra i curiosi e i turisti, però, è sicuramente la fama acquisita dall’Area 51 come luogo di ricovero e di analisi degli Ufo precipitati negli Stati Uniti.
La più celebre, ovviamente, è la presunta astronave caduta nel 1947 a Roswell. Un vero mezzo spaziale extraterrestre? Un semplice pallone sonda? Oppure una trappola mediatica ordita dai Sovietici? Bè, di quei resti trovati in New Mexico– e dei corpi dei passeggeri morti nello schianto che qualche testimone giura di aver visto- qui non c’è traccia.
LA MISTERIOSA AREA 51 VISTA DAI SATELLITI
Ma compare, in compenso, quel cartello sorprendente ed incredibile per una mostra organizzata da un museo – ovvero “Autentico artefatto alieno”- collocato sull’espositore che contiene alcuni frammenti conservati in fialette di vetro. Materiale, spiega la scritta, proveniente dal sito di un crash russo, così eclatante da essere considerato, dagli ufologi di Mosca, importante quanto Roswell e risalente al 29 gennaio del 1986.
In quella data, una sfera rosso-fiammante dall’aspetto inusitato attraversò il cielo dell’allora Urss sorvolando la città mineraria di Dalnegorsk, nell’estremo est del Paese: aveva un diametro di circa tre metri e non emetteva alcun rumore. Molti testimoni la videro schiantarsi sul vicino Monte Izvestkovaya, chiamato anche “Altezza 611”, rotolando come un grosso sasso e bruciando per ore.
Il primo ad arrivare sulla scena fu, due giorni dopo, Valeri Dvuzhilni, membro dell’Accademia delle Scienze e capo del Comitato di controllo dei fenomeni anomali per le regioni orientali. Sul terreno dove era avvenuto l’impatto, Dvuzhilni raccolse numerosi campioni di una sostanza metallica, insieme a rocce e altro materiale fusi nel rogo.
UNO DEI FRAMMENTI METALLICI TROVATI IN RUSSIA NEL 1986
“Questi campioni vennero in seguito analizzati da vari laboratori scientifici russi”- spiega all’ Huffington Post George Knapp, reporter della televisione di Las Vegas KLAS-TV. “Nei giorni successivi al crash, inoltre, centinaia di persone videro un altro oggetto misterioso volare avanti e indietro su Altezza 611, come se cercasse il luogo dello schianto.”
Dopo vari tentativi, Knapp – primo giornalista occidentale- è riuscito a raggiungere, nel 1990, il punto preciso dell’incidente e a recuperare alcuni preziosi frammenti ora esposti al National Atomic Testing Museum, incluse alcune piccolissime palline perfettamente sferiche, dall’aspetto vetroso, molto simili a quelle rinvenute in altri siti ufologici.
Ma cosa dicono di questi reperti i test ufficiali? Le analisi avrebbero riscontrato una composizione a dir poco bizzarra:” Tre centri accademici e 11 istituti di ricerca russi hanno studiato questi frammenti metallici trovati sul luogo. La distanza degli atomi è diversa da quella che si trova normalmente nel ferro. I radar non sono riflessi da quel materiale.
Se sottoposti a riscaldamento, alcuni elementi nel materiale possono scomparire e ne appaiono di nuovi. Un pezzo è completamente sparito sotto gli occhi di quattro testimoni. Il “cuore” del materiale è composto da una sostanza con proprietà antigravitazionali.” Sono proprio queste le parole-scritte nere su bianco- usate dai curatori della mostra a commento di questi reperti.
IL LOGO DELLA MOSTRA CHE SI È APERTA A LAS VEGAS
“Non intendo dire che per gli scienziati russi si trattasse di qualcosa che non è di questo mondo, ma sicuramente ha caratteristiche molto insolite“- chiosa George Knapp. “Alcuni frammenti inviati alle accademie per le analisi, poi, non sono mai più tornati indietro“.
Certo questa mostra sull’Area 51, che si tiene in una cornice così ufficiale, con il patrocinio di un istituto tanto rinomato come lo Smithsonian, fa riflettere. La missione dichiarata di questo illustre centro di studi, infatti, è “plasmare il futuro, preservando la nostra eredità, scoprendo nuove conoscenze e condividendo le nostre risorse con il mondo”. Quell’ “autentico artefatto alieno”, allora, potrebbe essere considerato un passo in avanti sulla strada della ricerca del sapere?
SABRINA PIERAGOSTINI