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Quanti asteroidi pericolosi… Scatta il censimento

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Finora, è andata bene. Gli asteroidi annunciati in pericoloso avvicinamento alla Terra si sono limitati a sfiorarci, a breve distanza- in termini astronomici, qualche milione di chilomentri sono un’ inezia- senza provocare danni. Ma potremmo non essere sempre così fortunati.

SONO MIGLIAIA GLI ASTEROIDI CON UN'ORBITA POTENZIALMENTE PERICOLOSA

La storia lo insegna: il nostro pianeta è costellato da “cicatrici” da impatto. L’ultimo fotografato nei giorni scorsi dalla Iss, la Stazione spaziale orbitante,  è il cratere Ouarkziz, del diametro di 3,5 chilometri, al confine tra Algeria e Marocco. Risale forse a 70 milioni di anni fa, alla cosiddetta “Età dei dinosauri”. Ma non dobbiamo pensare che solo in epoche remote la Terra fosse esposta al bombardamento dal cosmo. Lo è tuttora.

Lo confermano gli astronomi,  soprattutto dopo aver capito che il numero delle rocce spaziali a rischio di collisione che ci circondano è decisamente più alto del previsto. Gli scienziati le chiamano con l’acronimo PHA, dalle iniziali delle parole inglesi “Potentially Hazardous Asteroids” (asteroidi potenzialmente  pericolosi),  un sottogruppo della numerosa famiglia dei “NEO”,  ovvero “Near Earth Objects” (oggetti vicini alla Terra).

L’identikit dei PHA è presto fatto: hanno una lunghezza superiore ai 100 metri, sono piuttosto luminosi e viaggiano nello spazio sufficientemente vicini alla nostra orbita da essere ritenuti una minaccia. Questi asteroidi, per le loro caratteristiche, potrebbero attraversare l’atmosfera terrestre senza vaporizzarsi e quindi potrebbero cadere ovunque– in mare, nel deserto o su un centro abitato.

L'ULTIMO CRATERE DA IMPATTO, FOTOGRAFATO DALLA ISS IN ALGERIA

La brutta notizia, dicevamo,  è che sono tanti. La nuova stima compiuta sui PHA ha infatti innalzato il loro numero ad almeno 4700. Lo ha stabilito la Nasa, sulla scorta di quanto analizzato dal Wise, il telescopio a raggi infrarossi che in virtù della sua missione di “cacciatore di asteroidi”  prossimi al nostro pianeta ora è denominato NeoWise.

Per ora, ha censito 107 di queste rocce spaziali, cosa che ha permesso di avere un’idea più precisa di come siano fatti questi pericolosi vicini. Ma il dato più preoccupante è che solo il 20-30 per cento dei PHA sono stati inviduati finora. Gli altri restano un mistero: non sappiamo dove siano e quali orbite seguano.
 

“L’analisi di NeoWise mostra che siamo sulla buona strada per scoprire questi oggetti che rappresentano davvero un rischio di impatto per la Terra“, spiega Lindley Johnson, responsabile del programma di controllo sui NEO presso il quartier generale della Nasa a Washington. “Ma ne rimangono ancora molti da trovare e dovremo fare il massimo degli sforzi entro i prossimi due decenni per rintracciare tutti quelli che potrebbero provocare seri danni o essere obiettivi di una possibile missione in futuro.”

Il telescopio ha potuto appurare che di norma i PHA hanno un’inclinazione molto più bassa rispetto agli altri asteroidi. Ciò significa che le loro orbite attorno al Sole rischiano di collidere con la nostra. Ma nello stesso tempo, proprio queste orbite rendono meno complicato l’invio di una spedizione– robotica od umana- per deviarne la traiettoria.

ALCUNI DEGLI OGGETTI SPAZIALI GIÀ CENSITI E CATALOGATI DA NEOWISE

È lo scopo che si prefigge, ad esempio, il Programma “NEOshield” promosso dall’Unione Europea e coordinato dall’Istituto di ricerca planetaria di Berlino, parte integrante dell’agenzia spaziale tedesca e dunque dell’Esa. Un progetto all’avanguardia, che sembra anticipare i piani dell’ente americano, e che prevede proprio l’invio di mezzi pilotati a distanza per impattare ad alta velocità contro l’asteroide e modificarne il percorso.

 NEOWise ha potuto stabilire che i PHA sono prevalentemente composti da rocce tipo granito, particolarmente dure e resistenti, ma anche da metalli. Potrebbero presto diventare oggetto di quelle trivellazioni annunciate dalla compagnia Planetary Resources, che conta di estrarre da quelle miniere spaziali milioni di milioni di dollari in minerali. E una volta lassù, su quegli asteroidi minacciosi, dopo averli scavati e prosciugati del loro prezioso contenuto, magari potrebbero anche frantumarli. Insomma, un duplice vantaggio in una volta sola. 

SABRINA PIERAGOSTINI

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