I Men in Black sono tornati al cinema, per la terza puntata della fortunata saga cinematografica con Will Smith e Tommy Lee Jones. Ma i veri “Uomini in Nero” non se ne sono mai andati, almeno stando a quanto raccontano alcuni testimoni, oggetto delle approfondite attenzioni di individui strani nell’aspetto e nell’abbigliamento, molto somiglianti agli agenti a caccia di alieni del film.
LA LOCANDINA DI "MEN IN BLACK III"
Il personaggi hollywoodiani infatti non sarebbero altro che la trasposizione fantastica e divertente di una realtà da incubo vissuta da decine di persone, nel corso degli anni, la cui unica colpa è quella di aver visto degli Ufo. Storie agghiaccianti, iniziate a partire dalla metà del secolo scorso, subito dopo il moltiplicarsi di avvistamenti anomali nei cieli degli Stati Uniti.
Uomini vestiti con gli stessi, identici abiti neri, con cappelli e occhiali dello stesso colore, che si dichiarano agenti del Governo farebbero la loro comparsa- a bordo di auto ovviamente scure- nelle abitazioni o nei posti di lavoro di questi testimoni oculari. Con modi molto poco gentili ma convincenti, i Men in Black li minacciano e li spaventano invitandoli a non pensare più agli Ufo, insomma, a starsene buoni e zitti.
Perchè questo interesse a mantenere il silenzio sugli avvistamenti? E chi sono questi misteriosi MiB, riconosciuti di recente in un video diffuso sul web? “Sono l’archetipo sinistro della persona che compare sulla soglia di casa per intimidirti“, dice Nick Redfern, autore del libro “I veri Men in Black”. Secondo l’autore, sono due le categorie di cittadini vessati da questi presunti agenti governativi: oltre ai testimoni di incontri del terzo (o quarto) tipo, anche i ricercatori che indagano su tali episodi.
Dopo aver scavato nei racconti di molte sedicenti vittime dei MiB, Redfern è convinto di aver capito cosa si nasconda sotto.”Abbiamo a che fare, ne sono quasi certo, con una sorta di dipartimento segreto, o magari un ufficio all’interno di una struttura riconosciuta. Ci sono persone che si vestono deliberatamente di nero e vanno in giro a minacciare le persone in determinate circostanze legate agli Ufo. E assomigliano davvero ai personaggi del film.”
NEI FILM, I MIB CI PROTEGGONO DAGLI ALIENI CATTIVI. MA NELLE REALTÀ?
Tra tutte, emerge per i dettagli impressionanti la storia che gli ha riferito il dottor Herbert Hopkins. Il fisico si trovava a casa da solo, a Old Orchard Beach, la sera dell’ 11 settembre del 1976. All’epoca era molto interessato ad alcuni avvistamenti di dischi volanti. Gli squillò il telefono e una voce si presentò come il rappresentante di un’organizzazione ufologica del New Jersey (che si rivelò poi immaginaria). “Voleva sapere se poteva venire a trovarmi per discutere di alcuni casi”, racconta Hopkins. “Mi chiese anche se ero solo. Gli risposi di sì.”
Non fece neppure in tempo ad abbassare le cornetta e l’uomo era già lì, sulle scale di casa. “Anche se mi avesse telefonato dall’altra parte della strada o dalla porta accanto, non sarebbe riuscito ad arrivare così in fretta”, prosegue. Quando lo sconosciuto entrò nell’appartamento, il fisico fu colpito dal suo aspetto. “Indossava un completo giacca e pantalone nero, scarpe nere, calze nere, camicia bianca con una cravatta nera ed aveva anche una bombetta nera. Non si vedono di frequente e pensai tra me e me < Questo tipo sembra un becchino>”.
“Si sedette, si tolse il cappello: era calvo come un uovo. Non aveva nè ciglia nè sopracciglia. Sembrava che avesse una pelle di plastica, come una bambola. Era bianco come un cadavere, ma le labbra erano rosso brillante e parlava con una voce monotona, inespressiva, scandita“. A ricordare quell’anomalo incontro è sempre Herbert Hopkins che continua: “Non costruiva subordinate, era tutta una sequenza di parole staccate. La voce era priva di intonazioni ed accenti, come se fosse una macchina.”
Durante il loro colloquio, i due affrontarono i casi sui quali il dottor Hopkins aveva investigato. Nel frattempo, l’uomo annotava mentalmente altri dettagli strani del suo visitatore. “Stava seduto senza fare il minimo movimento, portava dei guanti di camoscio grigo. Ad un certo punto, si è passato il dorso della mano sulla bocca, lasciando una traccia rossa sul guanto mentre il volto si era imbrattato, così ho capito che aveva un rossetto. Allora ho notato che la sua bocca era una fessura, senza delle vere e proprie labbra: sembrava la bocca del pupazzo di un ventriloquo.”
LA RAFFIGURAZIONE DEL MISTERIOSO OSPITE DEL DOTTOR HOPKINS
La storia va avanti e diventa ancora più surreale. Il tipo bizzarro infatti estrasse una monetina della sua tasca e tenendola nel palmo della mano disse al suo ospite:”Guardala” ed essa iniziò a cambiare aspetto, da color rame ad argento per poi diventare blu, fino a scomparire, a smaterializzarsi… Mentre stava osservando quel penny magico, ad Hopkins fu intimato di dimenticarsi di tutte le informazioni che aveva raccolto sull’incidente Ufo.
“Mentre diceva le ultime parole”, conclude il fisico “iniziò a rallentare. Parlava in modo sempre più lento. Piano piano si alzò in piedi e mi disse <La-mia-energia-è-a-basso-livello-devo-andare- ora-arrivederci> Proprio così!”. Il MiB, o qualunque cosa fosse, se ne andò, sparendo dietro l’angolo. Hopkins, invece, atterrito da quell’incontro, distrusse subito tutti i documenti che possedeva sugli Ufo. È una storia vera? Un sogno scambiato per realtà? Una pura fandonia?
Nel suo libro, Redfern presenta molte altre testimonianze, un po’ meno incredibili, ma altrettanto inquietanti. Come quella di Harold Dalh che nel 1947, dopo aver visto alcuni oggetti volanti in cielo, incontrò un tipo vestito di nero che gli ordinò di tacere se voleva conservare in vita la sua famiglia. O il caso di Robert Richardson che nel 1967 ricevette la visita di due Uomini in Nero, a bordo di una Cadillac scura. Gli fecero delle domande su uno strano metallo che aveva colpito la sua auto. Altri due, nei giorni seguenti, minacciarono di far del male alla moglie se non avesse consegnato loro il reperto.
IL PRIMO INCONTRO CON MEN IN BLACK RISALE AL 1947
Ma allora chi sono questi individui dalla fama sinistra e dai modi brutali che operano per la disinformazione sugli avvistamenti alieni? Ci difendono, con metodi coercitivi, dai cattivi, come fanno al cinema Will Smith e Tommy Lee Lewis, oppure i cattivi sono loro? Sempre ammesso- ovviamente- che i MiB non siano solo il frutto di fervide fantasie…
Non lo pensa lo scrittore-ricercatore che chiosa: “I film sugli Men in Black sono divertenti, sono puro passatempo, ma aprono anche uno squarcio su un mistero che è duplice: da un lato, c’è il punto di vista della cospirazione governativa, ma dall’altro c’è anche un enigma arcaico che ha più a che fare con l’occulto e il paranormale, che non coi dischi volanti.”
SABRINA PIERAGOSTINI
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