Immaginate di vedere, nella notte stellata, Saturno con i suoi anelli oppure Marte, grandi e vicini come adesso la Luna. Un simile panorama si può veramente ammirare dai due pianeti extrasolari appena scoperti dal telescopio Kepler: sono in orbita attorno alla stessa stella, ma così prossimi da sorgere l’uno nel cielo dell’altro.
Uno scenario che solo uno scrittore di fantascienza poteva ideare. I due mondi alieni, a 1200 anni luce da noi, nella costellazione del Cigno, hanno stupito i ricercatori che non avevano mai osservato nulla del genere. I pianeti infatti pur essendo molto diversi per composizione e caratteristiche distano tra di loro solo 1.9 milioni di chilometri, come non si è mai scoperto finora in nessun altro punto della galassia.
Uno, chiamato Kepler-36b, è una superTerra: roccioso, circa una volta e mezza per grandezza il nostro pianeta, ma molto più denso. Il ferro dovrebbe costituire il 30 per cento della sua massa, ma possiede anche acqua ( per circa un 15%) e una sottile atmosfera di idrogeno ed elio. L’altro invece, Kepler-36c, appare più simile a Nettuno: pur avendo un nucleo duro, dovrebbe essere prevalentemente gassoso.
“Sono diversi in densità e struttura come possono esserlo la Terra e Saturno, eppure sono 20 volte più vicini tra loro rispetto a qualsiasi altra coppia nel nostro sistema solare”, ha spiegato Eric Agol, dell’Università di Washington, coautore dello studio insieme al professor Josh Carter, del centro Harvard-Smithsonian di astrofisica.
I due pianeti si incrociano ogni 97 giorni e la congiunzione astrale è scenograficamente visibile nel cielo di entrambi: in quel momento, Kepler-36b e Kepler-36c sono circa a cinque volte la distanza tra noi e la nostra Luna.
Resta da capire come sia possibile che corpi planetari tanto differenti e grandi si trovino in tale inconsueta prossimità. I due gemelli percorrono orbite stranamente molto simili: il b, a 19 milioni di chilometri dal loro sole, impiega 14 giorni a compiere una rivoluzione, mentre l’anno solare di c è appena più lungo, ovvero è di 16 giorni.
Secondo le ipotesi più probabili, Kepler-36b si è formato attorno alla sua stella ospite, mentre Kepler-36c, nato altrove, deve aver raggiunto quella posizione in un momento successivo, per chissà quali cataclismi astrali. I modelli di migrazione planetaria su larga scala prevedono la possibilità di spostamenti di orbita, ma questa situazione è davvero peculiare e non è al momento spiegabile.
“I nostri modelli interpretativi vanno raffinati e rivisti per giustificare nello stesso momento la straordinaria vicinanza dei due pianeti e le loro profonde differenze”, ha ammesso il professor Carter. Ma tramonti e albe planetarie a parte, questi nuovi mondi extrasolari potrebbero riservare altre sorprese? Gli scienziati pensano di no.
L’eccessiva vicinanza alla loro stella rende le superfici della strana coppia davvero bollenti: sul b è possibile ipotizzare anche la presenza di perenni colate di lava. Trovandosi ad una distanza tre volte inferiore a quella di Mercurio dal Sole, il clima da quelle parti non può sopportare la vita– almeno, come la intendiamo noi. Non solo: le grandi masse dei due pianeti devono esercitare un’attrazione gravitazionale terribile, l’una sull’altra. Insomma Kepler deve continuare la sua ricerca.
SABRINA PIERAGOSTINI