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Scienza & fantascienza: ora Hollywood si affida agli astronomi

28 Giugno 2012

All’inizio sembravano prodotti di pura evasione, figli della fantasia più sfrenata di scrittori di sci-fi e di fecondi sceneggiatori. Ma poi ci siamo accorti che la realtà poteva essere molto più assurda della più assurda pellicola cinematografica. Forse è per questo che adesso Hollywood si rivolge a loro, agli scienziati, quando prepara un film di fantascienza.

LA LOCANDINA DEL FILM "PROMETHEUS", IN ITALIA A SETTEMBRE

D’altra parte Tatooine, il mondo con due Soli immaginato per gioco da Lukas e Spielberg in “Guerre Stellari”- adesso lo sappiamo- c’è davvero. Nel senso, ovviamente, che le ultime scoperte astronomiche hanno dimostrato che esistono sistemi stellari binari attorno ai quali orbitano dei pianeti. Senza dimenticare che Kepler, il telescopio spaziale alla ricerca di nuove Terre, ne ha già viste di tutti i colori. Insomma, tutto è possibile. Ma se è credibile, è meglio.

Prima per “Avatar”, ora per “Prometheus”, l’ultimo colossal degli Studios incentrato sul tema Alieni&Co., gli autori hanno chiesto la consulenza degli astronomi del Seti. Tra loro, il “grande vecchio” Seth Shostak. “Credo che il pubblico ormai abbia confidenza con l’idea che esistono più pianeti che motel“, scherza lui, aggiungendo: “La Via Lattea potrebbe contenere 300 miliardi di stelle e molte possono avere più di un pianeta. Se solo 1 su mille si trovasse nella Fascia di abitabilità, ce ne sarebbero almeno un miliardo. Solo nella nostra galassia!”

Alle ultime fatiche di James Cameron e Ridley Scott ha poi collaborato lo scienziato della Nasa Kevin Hand, proprio per dare maggior plausibilità agli ambienti e alle creature aliene fantasticate dai due registi. In particolare, per “Prometheus”, appena uscito sugli schermi americani, Hand ha dato il suo contributo per rappresentare un mondo abitabile, ma dall’atmosfera poco respirabile. “È stato un esercizio interessante”, dice.

Il risultato è il pianeta LV-223, dotato di acqua liquida, ma con un’aria troppo avvelenata da poter respirare liberamente. Facile però da immaginare, visto che alcuni sistemi planetari lontani potrebbero avere atmosfere con tracce di metalli, a dimostrazione di una chimica differente dalla nostra.  LV-223, nel film, è la luna di un pianeta gigante– simile ai tanti del genere scoperti dagli astronomi finora- dal clima molto freddo e con un ambiente infernale.

IL PIANETA SUL QUALE È AMBIENTATO IL FILM, LV-223

Senza rivelare troppo della trama- in Italia “Prometheus” uscirà  a settembre- il nodo centrale del film è il concetto che gli Alieni abbiano sparso i semi della vita in tutto l’Universo. “Ne abbiamo parlato a lungo, incluso dell’idea di esperimenti con i microbi su altri mondi e dei possibili effetti quando l’esperimento va male”  spiega Hand. Nella realtà, le missioni spaziali vengono sempre sterilizzate, proprio nel timore di “esportare” involontariamente microorganismi terrestri nello spazio.

Non solo.  Scott si è ispirato ai disegni della Nasa e dell’Esa ( l’Agenzia spaziale europea) per immaginare l’astronave con a bordo un equipaggio ibernato che percorre un tragitto di alcuni anni-luce per raggiungere il mondo alieno. Nel film, ciò avviene nel 2089. Una data poco probabile, però, secondo Shostak. Con la tecnologia attuale, ci vorrebbero secoli– non i quattro anni previsti dalla trama- per coprire quella distanza. Ma è pur vero che esiste un progetto scientifico, la cosiddetta “Astronave dei 100 anni”  che sta studiando il metodo per accelerare i viaggi interstellari.

L'ASTRONAVE IMMAGINATA DAL REGISTA RIDLEY SCOTT

Un altro dettaglio più da Hollywood che da scienza vera è poi legato alla biologia aliena. “Una specie vivente che attraversa 50 anni luce per invadere la cavità toracica di un’altra specie aliena per poi riprodursi corre parecchi rischi dal punto di vista della sopravvivenza…”, dice il ricercatore della Nasa. Ma chi può dirlo?  Forse, anche in questo caso, la realtà può superare la fantasia…

SABRINA PIERAGOSTINI

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