Un nuovo testo maya che fa riferimento alla fatidica data del 2012 scoperto proprio nel 2012. Una coincidenza straordinaria– o un’ abile mossa di marketing- quella annunciata da due archeologi dell’Università di Tulane, autori dell’importante ritrovamento tra le rovine di un tempio nel Guatemala.
Marcello Canuto e il suo aiutante Jocelyne Ponce hanno individuato il pannello di roccia scolpito lo scorso aprile: un lungo ed elaborato testo, alla fine del quale viene citato il 21 dicembre 2012, il giorno che tremare milioni di persone al pensiero che coincida con la fine del mondo secondo l’antico e complesso calendario maya.
Il professor Canuto non è tra costoro. È sicuro al contrario che lo scritto non sia affatto una profezia, ma solo un racconto e la data così temuta nient’altro che il simbolo della conclusione di un ciclo plurisecolare, così come era il tempo – ciclico e ripetitivo- in base alle credenze di questo popolo del Centroamerica.
Tuttavia, considerando la grande attesa e il grande interesse che il 21-12-2012 provoca ad ogni latitudine, l’archeologo ha pensato bene di rendere pubblica la traduzione convocando una conferenza stampa presso Città del Guatemala. “Il 95 per cento delle scoperte che abbiamo fatto quest’anno possono aspettare un anno ancora prima di essere divulgate. Ma visto che questa è proprio relativa al 2012, abbiamo deciso di presentarla subito“, ha spiegato agli astanti.
“Pensate un po’, se l’avessimo scoperta nel 2013…!“, alludendo appunto al suo scettismo sulla presunta fine del mondo. In ogni caso, la pietra- grande e piatta come lo schermo di una tv e dal peso di 60 libbre- è ora proprietà del governo guatemalteco che sicuramente non perderà l’occasione per metterla in mostra il prima possibile. Immaginiamo già le code per vederla…
A tradurre il testo pittografato è stato l’esperto in lingua maya David Stuart, dell’Univeristà del Texas, che appena informato del ritrovamento si è catapultato sul sito archeologico- nel quale gli scavi sono iniziati negli anni ’90- per vedere e leggere di persona le parole incise secoli e secoli fa.
Dopo aver ripulito la superficie con uno spazzolino, ha prima apprezzato lo stile delle incisioni (“…ben ornate, molto stilizzate…”), poi ha iniziato a tradurre quella che è apparsa come la storia di un Re. Ma poi alla fine ecco che è comparsa quella data. “Sono scoppiato a ridere”, dice lo studioso.”Mi sono detto: quanto sarebbe forte che il secondo riferimento al 2012 venisse trovato proprio nel 2012… Mi sono messo a sghignazzare quando ho capito che le cose andavano proprio così!”
L’iscrizione, rinvenuta in un complesso templare abbastanza modesto nel nord-ovest del Guatemala, denominato “La corona” per la forma assunta dalla disposizione dei vari edifici, racconta dunque la vicenda di un sovrano Maya del 7 secolo dopo Cristo. Dopo una battaglia con due città rivali, il re sconfitto parte per un viaggio attraverso i suoi domini per dimostrare a tutti che non è morto e non è stato catturato dai nemici.
I pittogrammi seguono passo per passo il suo tour. Nel testo il vinto dice: “Le cose sono come sono sempre state, io sto bene”, insomma cerca di rassicurare i sudditi e di limitare i danni. Proprio in questa chiave cita la terribile data del 21 dicembre 2012: non perchè debba accadere qualcosa o perchè lui preveda alcun tipo di sciagura– dicono gli archeologi- ma perchè rappresenta la fine di un periodo. Tutto finisce, anche i grandi cicli calcolati dal calendario del Lungo Computo: a maggior ragione finirà anche questo momento negativo per il Re. Così almeno interpretano gli studiosi: speriamo non abbiano sbagliato traduzione…
SABRINA PIERAGOSTINI