Buona la settima. Dopo sei tentativi falliti, Curiosity ce l’ha fatta: il rover è “ammartato” sul suolo del Pianeta Rosso. Tra i compiti dichiarati, ha quello di cercare eventuali forme di vita aliena. Un obiettivo sul quale molti sono pronti a scommettere.
Certo, gli scienziati non pensano di trovare omini verdi o roba del genere. Alla Nasa riterrebbero già straordinaria la scoperta di batteri o di altri microrganismi come spore ed alghe. Sarebbero comunque i primi esseri viventi extraterrestri individuati al di fuori della nostra atmosfera. Ipotesi ritenuta non impossibile per due motivi.
Primo: proprio da Marte proviene quel meteorite scoperto nel 1992 in Antartide, chiamato ALH84001, nel quale alcuni ricercatori hanno evidenziato la presenza di tracce fossili di organismi microscopici. Uno studio non condiviso da tutti, è vero, ma che spiegherebbe l’origine della vita sulla Terra con l’arrivo dei “mattoni” di base dallo spazio, nello specifico dal Pianeta Rosso: in questo senso, dunque, i marziani saremmo noi…
Secondo: i dati raccolti nel 1976 dalle sonde Viking 1 e 2 , all’epoca non presi in debita considerazione per il sospetto di contaminazioni, sono stati recentemente rianalizzati da un team americano che è arrivato ad una conclusione sorprendente. Per i matematici della Keck School of Medicine della Carolina del Sud, infatti, il suolo marziano mostra evidenti processi biologici tipici dei terreni organici.
Ecco perchè la missione di Curiosity parte con grandi aspettative. Ma trovare batteri alieni non è esattamente quello che sognano i tanti ricercatori che da anni perlustrano palmo a palmo la superficie marziana (mappata dalle sonde inviate dalla Nasa) studiandone tutte le anomalie e prospettando le spiegazioni più ardite. Per loro, Marte nasconde ben altri segreti.
A partire da un vero e proprio ciclo di vita vegetale. Licheni, muschi, forse piccoli arbusti che crescerebbero seguendo l’alternanza delle stagioni marziane (simili alle nostre, anche se di durata doppia). È la teoria di un’equipe ungherese, secondo la quale le macchie scure visibili nell’emisfero sud sarebbero organismi viventi. Ogni primavera e poi via via durante l’estate, in concomitanza con lo sbrinamento dei ghiacci, esse da grigie diventano nere e si estendono per dimensioni. “Si tratta di una specie vegetale”, dicono sicuri.
Foto ancora più singolari mostrerebbero quelli che sembrano alberi. Anche queste forme apparentemente viventi cambiano forma seguendo le stagioni, aumentando di misura con l’accrescere del calore e dell’irraggiamento solare- proprio come fanno le piante. Ma anche in questo caso, come per i muschi individuati dagli scienziati ungheresi, la Nasa opta per giustificazioni alternative, ricorrendo alla “bizzarra” geologia marziana o a qualche strano effetto dello scongelamento per spiegare i mutamenti superficiali.
Se l’eventuale presenza di piante marziane crea tante controversie, immaginiamo quanto dibattito possa creare l’idea di forme di vita intelligente. Una teoria propugnata con sempre maggior forza sul web e condivisa con sempre maggior seguito dagli internauti: dal volto umano nella piana di Cydonia alla misteriosa statua femminile immortalata da Spirit ed Opportunity, ogni giorno spunta una nuova, presunta prova dell’esistenza- ora o in un lontano passato- di una civiltà marziana.
L’elenco delle stranezze è lunghissimo: ci sono i tunnel di ghiaccio ritenuti mezzi di comunicazione o di trasporto, i potenziali resti di edifici in pietra (piramidi incluse), le ipotetiche sculture nelle rocce simil-egizie, i probabili frammenti di metallo, persino i crani e le ossa di fantomatiche creature defunte, fino alle cosiddette “Bio Stazioni Alfa e Delta” scoperte da un signore americano navigando su Google Mars. Nelle foto scattate su Marte si è visto questo e molto altro.
Superfluo specificare che gli scienziati hanno archiviato il tutto come riflessi, illusioni ottiche, errori, travisamenti, coincidenze. In una parola: baggianate. Superfluo aggiungere che i “credenti” hanno rispedito tutto al mittente, convinti che qualcuno sappia la verità e la tenga ben nascosta al mondo. E dei batteri di Curiosity non vogliono neanche sentire parlare…
SABRINA PIERAGOSTINI