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Forse si sono incontrati e scontrati, ma incrociati, no. I ricercatori dell’ Università di Cambridge sono arrivati alla conclusione opposta rispetto a quella di tanti illustri colleghi: tra noi e l’uomo di Neanderthal non ci sono state quelle che la scienza definisce con un linguaggio freddo “interbridazioni” – insomma, accoppiamenti. Le coincidenze genetiche proverrebbero dal comune predecessore dal quale entrambi sono discesi.

CONTRORDINE: TRA NOI E L'UOMO DI NEANDERTHAL NON CI SAREBBERO STATI INCROCI

L’Homo Sapiens e il cugino meno evoluto hanno coesistito per almeno 15mila anni, condividendo gli stessi spazi, le stesse risorse. Nel loro Dna, recenti analisi effettuate con le strumentazioni più moderne che permettono di sequenziare anche i genomi più antichi hanno evidenziato alcune somiglianze: ad eccezione delle popolazioni africane, nel resto degli esseri umani circa il 4  per cento del patrimonio genetico è uguale.

Per questo, si era pensato che maschi e femmine dei due rami collaterali dell’evoluzione fossero venuti in contatto.  Per la precisione, uno studio del 2010 ipotizza che gli incroci tra le due specie di ominidi siano avvenuti circa 70mila anni fa, nell’area mediorientale. Questo spiegherebbe perchè tra gli Africani la percentuale di geni condivisi è molto più bassa: gli accoppiamenti sarebbero avvenuti dopo l’arrivo dei primi Sapiens in Eurasia.

 Gli scienziati di Cambridge, invece, non la pensano così. Sono convinti che un antenato in comune risalente a 500mila anni fa può bastare a giustificare la  parte di Dna uguale. I loro studi sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Preceedings of the National Academy od Science”  e vanno decisamente contro corrente.

LA RICOSTRUZIONE DEL VOLTO DI UN BIMBO DI NEANDERTHAL

“A mio avviso la questione non è se c’è stata un’ibridazione, ma se c’è stata un’ibridazione che possa aver influito sull’evoluzione umana. E io la ritengo molto, molto improbabile“, ha spiegato il dottor Andrea Manica, a capo del team di ricerca. E ha aggiunto:”Il nostro lavoro mostra chiaramente che gli schemi individuati nel genoma del Neanderthal non sono eccezionali, anzi, sono in linea con quanto ci potremmo aspettare senza il ricorso all’interbridazione:  se fosse davvero avvenuta, avrebbe avuto un’incidenza minima e molto meno riscontrabile.”

SABRINA  PIERAGOSTINI

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