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“È tempo che la scienza studi il fenomeno Ufo”

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“Eppur si muove”, diceva Galileo Galilei pensando alla Terra in orbita attorno al Sole. Ma è quello che potremmo ripetere anche noi oggi, riguardo alla scienza nei confronti del fenomeno Ufo. Qualcosa sta cambiando.  Forse si è davvero messo in movimento un nuovo corso che sta portando il mondo accademico, dopo la negazione assoluta e la derisione, ad una cauta apertura. Almeno questo è l’atteggiamento di un importante astronomo americano che ha pubblicamente annunciato di volere studiare, in chiave scientifica, gli avvistamenti Ufo .

L’ASTRONOMO AMERICANO DERRICK PITTS

Il ricercatore in questione è Derrick Pitts, capo astronomo nonché direttore dei “Planetarium Programs” presso il Franklin Institute Science Museum a Philadelphia. Non l’ultimo arrivato, insomma, e neppure un pivello che ignora l’impatto sulla carriera di un simile, dichiarato interesse. Non è un caso che normalmente gli accademici rifiutino di parlare di Ufo: niente può distruggere più rapidamente una posizione raggiunta in anni di studi e di sacrifici come dire di aver visto un oggetto volante non identificato.

Eppure secondo Pitts è giunto il momento che la scienza affronti seriamente la questione, nonostante tutti i problemi che ciò possa provocare. “Se dici: indaghiamo sugli Ufo per capire da dove provengano queste astronavi aliene, la gente ti risponde: che cosa? non ne voglio sapere nulla! Ma se invece dici: studiamo le possibilità che in passato siano esistiti ambienti adatti a far sviluppare la vita su Marte, tutti ti risponderanno: oh sì, voglio partecipare!” Insomma, c’è vita aliena e vita aliena…

Per esperienza personale, Pitts conosce bene le rimostranze e le contestazioni che solitamente vengono utilizzate per negare il fenomeno.”Posso ben immaginare cosa mi risponderebbe un astronomo. La maggior parte di loro direbbe: ‘Io non ho mai visto nulla, quindi non si può dire che gli Ufo esistano e non si può affermare che il 5 per cento di essi siano astronavi aliene’. Ma davvero non so prevedere come potrebbero reagire, se proponessi loro di essere coinvolti in un  progetto di ricerca per scoprire cosa siano questi oggetti.

Per quanto mi riguarda, io direi: Sì, analizziamoli, diamogli un’occhiata da vicino, perché qui c’è un fenomeno che provoca un incredibile interesse in tutto il mondo. Perché non cercare allora di capire di cosa si tratta?”. Un atteggiamento da vero scienziato, questo, che senza pregiudizi cerca di scoprire ciò che è ancora ignoto e di spiegare ciò che è ancora oscuro. Lo scopo ultimo della ricerca.

L’ASTRONOMO J. ALLEN HYNEK ALLE NAZIONI UNITE

Su questa strada, comunque, Pitts non è solo. Segue le orme di altre grandi personalità della scienza che vincendo tutti i tabù hanno avuto il coraggio di esporsi e di affrontare questi argomenti “off limits”. A partire da J. Allen Hynek, astronomo (e scettico) che accettò di diventare consulente scientifico per il famoso “Project Blue Book”. Durante i quasi 20 anni di studio, ebbe modo di confrontarsi sull’argomento con molti altri colleghi: discussioni che divennero materia del suo “Rapporto Speciale sulle conferenze con astronomi in merito agli Oggetti aerei non identificati” .

“Se avessi loro promesso il completo anonimato e di far loro raccontare gli avvistamenti ad un gruppo di seri e rispettabili ricercatori che potevano considerare il problema da un punto di vista scientifico, allora avrebbero potuto collaborare“, rivelò Hynek. Nel 1977 anche l’astrofisico Peter Sturrock fece un sondaggio sull’argomento Ufo tramite un questionario rivolto ai membri della Società astronomica americana. Uno dei partecipanti scrisse come risposta:”Trovo difficile, ai giorni nostri, fare l’astronomo. Sarebbe un suicidio professionale dedicare tempo agli Ufo. Eppure sono abbastanza interessato al vostro sondaggio.”

Hynek- ideatore della definizione di incontro ravvicinato del primo, del secondo e del terzo tipo, entrata poi nel linguaggio comune dell’ufologia-  ebbe modo di affrontare questo argomento niente meno che di fronte ad una commissione speciale dell’ Onu. Era il 1978. “Se non fosse un problema di interesse mondiale, non sarei stato chiamato a parlarne davanti a questa rappresentanza che arriva da ogni parte del mondo. Esiste un fenomeno globale  la cui portata non è generalmente riconosciuta”, disse.

Il suo discorso poi proseguì: “Questo fenomeno è così strano ed estraneo all’esperienza quotidiana e al nostro modo di pensare che viene spesso messo in ridicolo  da persone ed istituzioni non informate dei fatti. Il fenomeno, ciò nonostante, persiste. Non si è dissolto da solo, come molti di noi si sarebbero aspettati, anni fa, giudicandolo una moda passeggera e stravagante. Al contrario, ha coinvolto le vite di un numero di persone sempre maggior in tutto il mondo.”

Insieme a lui, a tentare di creare un organismo mondiale per analizzare il fenomeno Ufo, c’era anche l’astronomo francese Jacques Vallèe. “Stiamo iniziando a pagare il prezzo dell’atteggiamento negativo a priori e pieno di pregiudizi con il quale le nostre istituzioni scientifiche hanno trattato i testimoni attendibili di avvistamenti Ufo- dichiarò Vallèe ai delegati delle Nazioni Unite. “La mancanza di una seria ricerca, dalla mente aperta, in questo campo ha indotto i  testimoni a pensare che la scienza fosse incapace di affrontare questi fenomeni. Questa attitudine ha spinto molta gente a cercare risposte al di fuori della ricerca razionale della conoscenza alla quale la scienza è dedicata. Solo un aperto scambio di informazioni potrebbe correggere questa tendenza pericolosa.”

 Vallèe concluse il suo intervento all’Onu con questa frase:” Tutte le grandi Nazioni del mondo sono rappresentate da questa assemblea. Mettiamoci bene in testa che i fenomeni Ufo possono rappresentare una realtà persino più grande. Sta a voi decidere se trattarli come una minaccia o come un’opportunità per la conoscenza umana”.

UN PRESUNTO UFO AVVISTATO IN CINA

Un discorso evidentemente poco ascoltato, visto come sono andate in seguito le cose. Ma pur nel costante disinteresse– almeno ufficialmente- delle istituzioni e dei governi rispetto al costante aumento di segnalazioni di luci anomale ed oggetti non identificati, all’interno della comunità scientifica si è levata qualche voce fuori dal coro. Pensiamo ad esempio ad uno dei Paesi più chiusi, dal punto di vista dell’informazione: la Cina. Proprio qui sono avvenuti, negli ultimi anni, i casi più frequenti e clamorosi di avvistamenti Ufo.

Aeroporti chiusi al traffico per la presenza di velivoli anomali, passaggi di sfere di luce, presunte astronavi aliene: le cronache ci hanno raccontato di tutto un po’- nonostante, ripeto, la forte censura tuttora esistente. Eppure Wang Sichao, astronomo planetario presso  l’Osservatorio della Montagna Purpurea dell’Accademia Cinese delle Scienze non ha avuto remore definirli “eventi credibili sostenuti dall’osservazione”. Aggiungendo: “Questi fatti non possono essere spiegati con le attuali conoscenze scientifiche.”

Dopo quasi 40 anni di studi, lo scienziato è poi giunto alla conclusione che non sono stati fatti passi avanti nella ricerca. “Il motivo principale è che un Ufo appare saltuariamente e spesso scompare in pochi secondi. Quando i nostri telescopi professionali si mettono in funzione, è già sparito. Così dobbiamo basarci sulle informazioni di testimoni occasionali. “

Insomma, il caso di Derrick Pitts, per quanto fuori dalla norma, non è eccezionale. Anche altri suoi colleghi– pochi, sparuti, ma pur sempre parte del mondo accademico- stanno rivolgendo la loro attenzione a questo campo finora tanto trascurato e ridicolizzato. L’astronomo di Philadelphia sostiene che la chiave di volta sta nella credibilità di chi studia il fenomeno: solo così si riuscirà a risolvere il mistero Ufo.

“Ciò può accadere in due modi”- scherza. “La prima, se un Ufo atterra direttamente di fronte alla Casa Bianca. Allora sicuramente se ne interesseranno nel modo migliore. Altrimenti, la seconda via è trovare un’istituzione scientifica  legittimata che si impegni in questa ricerca. Potrebbe anche servire modificare il nome da Ufo (“Unidentified Flying Object”) a Uap ( “Unidentified Aerial Phenomena”), per evitare subito dei problemi.  Può essere una buona idea.”

SABRINA PIERAGOSTINI

 

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