Un’enorme massa d’acqua che incombe minacciosa. Si avvicina rapidamente con un frastuono spaventoso, davanti agli occhi atterriti di chi, dalla propria casa, dalla cima di un monte o sulla spiaggia, capisce che l’impatto sarà devastante. E poi la corsa disperata, per avvisare i propri cari, per cercare la salvezza, prima che non ci sia più scampo.
Lo hanno provato, in prima persona, le vittime degli ultimi tsunami– Indonesia 2004 e Giappone 2011- ma anche, in forma onirica, molte altre migliaia di individui sparsi nel globo. Diversi per lingua, cultura, classe sociale ed interessi, eppure tutti hanno fatto e continuano a fare quello stesso identico sogno: la Grande Onda che arriva e distrugge in pochi istanti ogni essere vivente.
“L’ho fatto anch’io e con il tempo mi sono reso conto, con stupore, che gli step della visione sono sempre gli stessi”- mi racconta Pablo Ayo, ricercatore e scrittore, noto al pubblico per la sua partecipazione al programma di Italia 1 ‘Mistero’. ” Vedi un’onda che si avvicina”- spiega- “e senti la necessità di informare i parenti, gli amici che non si sono accorti del pericolo.
Tu invece sai- perchè te lo dice un’entità che ti sta accanto- che quello non è soltanto un sogno, ma la previsione di un evento che succederà. Quindi, anche quando ti svegli, sei cosciente che ti devi preparare, in un qualche modo, e devi cercare di essere pronto a questo evento che cambierà per sempre la nostra società.”
Incontro Pablo Ayo a Milano, dove è venuto a presentare il suo ultimo libro , “La Grande Onda”, appunto. Per anni, ha raccolto materiale su questa visione che lo ha così tanto impressionato. E analizzando decine di casi ha scoperto queste sconcertanti analogie.
“È un sogno collettivo che viene fatto da parecchio tempo. Le prime testimonianze risalgono al 1800, ma è negli ultimi anni che il fenomeno si è intensificato: lo sognano migliaia, forse milioni di persone in tutto il mondo. E accade in modo sistematico e frequente. Per questo ho iniziato a pensare che dietro al sogno ci possa essere una sorta di monito o di avvertimento per l’umanità.”
Dunque ci sarebbero sognatori sparsi ovunque- gente che non si conosce, che non ha alcun rapporto- che assistono impotenti alla medesima scena agghiacciante. “Sì. Vedono un’onda gigantesca, alta svariate centinaia di metri, se non chilometri, che si infrange su una città o su altre zone, contemporaneamente in tutto il mondo”, conferma Pablo Ayo. Non solo. “Chi vede questa immagine onirica sa che la vita sul pianeta, dopo, non sarà più la stessa, come se la Grande Onda segnasse uno spartiacque tra passato e futuro.”
I sogni, lo sappiamo, possono essere facilmente condizionati dalle esperienze della nostra quotidianità. Quello che leggiamo, che vediamo in tv o al cinema a volte si ripresenta, di notte, in forma di incubo. Ma non sarebbe questo il caso, secondo l’autore.
” Il tipo di influenza che film o libri possono avere sui sogni ha caratteristiche diverse“, afferma. “Qui siamo di fronte a visioni premonitrici. Ad esempio, prima del terrificante tsunami che ha colpito il Sud-est asiatico nel 2004, diverse centinaia di persone sognarono quello che sarebbe accaduto con due giorni di anticipo. Come una profezia.”
Nel libro, oltre a svariati racconti di quanti- ancora scossi- ricordano il dramma vissuto nel sogno, vengono esaminati tutti gli indizi che rendono un simile, catastrofico evento possibile. Dall’inversione dei poli, allo scioglimento dei ghiacciai, fino all’ impatto con un corpo celeste: ci sono vari scenari futuribili, contemplati dalla scienza, in grado di provocare un cataclisma su scala planetaria.
“Senza dimenticare che eruzioni solari eccezionalmente intense potrebbero colpire la Terra con l’effetto di aumentare il surriscaldamento del pianeta. Non solo: violenti emissioni di plasma dal Sole potrebbero anche generare un’onda magnetica colossale. Chissà, nell’immaginario collettivo l’onda di energia può essere stata interpretata come un’onda di acqua.”
Se la scienza non esclude l’eventualità che fenomeni tanto devastanti possano realmente avvenire, i Governi di certo non stanno a guardare. Anzi, da decine di anni ormai starebbero cercando una via d’uscita, una specie di “piano B“, nel caso in cui la Terra fosse minacciata da un pericolo globale. Lo fanno sotto ai nostri occhi, mistificando però o addirittura negando le loro iniziative.
Così, il Global Seed Vault, costruito nel permafrost della Norvegia, non sarebbe semplicemente un costosissimo centro di stoccaggio e di conservazione di tutte le forme vegetali presenti sulla Terra, ma un vero e proprio bunker corazzato (a prova di apocalisse…) dove custodire a temperature sotto zero i semi di tutte le piante commestibili, da reimpiantare in caso di catastrofe che distrugga le coltivazioni.
E ancora, molti Stati avrebbero trasformato in gruviera il loro sottosuolo, scavando in profondità basi ipertecnologiche collegate le une con le altre da tunnel e navette, con centri di comando computerizzati, strutture militari ed appartamenti dotati di ogni confort. Basi che, ufficialmente, non esistono. Ci sono solo rare foto e rare testimonianze a proposito, ma nessuna conferma.
“A mio avviso, molti Governi si stanno preparando al peggio. È un tema che affronto nel libro, con molti esempi. Dalla Norvegia e dalla sua Cripta Mondiale dei semi nelle isole Svalbard, fino ai bunker di Cina, Russia e Stati Uniti: non c’è più la Guerra Fredda, non ci sono più motivi strategici per costruirli, eppure per queste strutture vengono investite cifre iperboliche apparentemente senza un reale perché.”
Il sospetto è che si tratti di città segrete sotterranee, destinate ad accogliere, in un prossimo futuro, qualche centinaia di migliaia di fortunati che scamperanno alla Grande Onda. Insomma, novelle Arche per un nuovo Diluvio… ( FINE PRIMA PARTE)
SABRINA PIERAGOSTINI
L’articolo intergrale sarà pubblicato sulla prossima Newsletter, in uscita nei prossimi giorni.