Un promontorio dall’ aspetto curioso, che si erge in una remota area della Russia, potrebbe strappare a Stonehenge il primato come più antico osservatorio astronomico della storia dell’umanità. Almeno, questa è la convinzione di un archeologo che da anni studia gli speroni rocciosi di Sunduki, nella lontana Repubblica di Khakassia.
Quelle sette creste di arenaria che spuntano nel bel mezzo di una pianura alluvionale, a poca distanza dal fiume Bely Iyus, sarebbero state un punto perfetto per seguire i movimenti del sole, della luna e delle stelle agli albori della civiltà, già 16 mila anni fa. Secondo Vitaly Larichev, professore dell’Istituto di Archeologia ed Etnografia dell’Accademia delle Scienza russa, Sunduki sarebbe stata una sorta di capitale astronomica del mondo antico.
A convincerlo, è stata la forma insolita degli otto picchi dalle punte squadrate, come enormi scatoloni scavati nella roccia. Lo stesso nome deriva dalla parola russa “Sunduk”, che significa “tronco”, proprio come tronche appaiono quelle vette smussate. “Per molti anni ho tentato di svelare il mistero di questi cassoni”, ammette il professor Larichev che si è dovuto trasformare in un archeo-astronomo per riuscire nel suo intento.
Non ha infatti condotto una campagna di scavi per arrivare a quella che ritiene la verità, ma ha studiato le conoscenze che i nostri antenati avevano della volta celeste. “Quello che ho scoperto mi ha stupito. Mettendo a confronto le mappe accumulate in tanti anni di osservazioni del cielo, ho capito che Sunduki è il più antico osservatorio astronomico dell’Asia. Perchè prendendo un preciso punto come riferimento, da qui era possibile segnare i vari passaggi del sole e della luna.”
Insomma, come un colossale orologio astronomico a cielo aperto, dalle punte squadrate del promontorio, gli antichi avrebbero osservato albe e tramonti, previsto eclissi, calcolato solstizi ed equinozi, molto prima di quanto avessimo mai ipotizzato. Perchè il ricercatore russo colloca queste osservazioni celesti 16mila anni fa. Una datazione ricavata dalle pitture e dai graffiti scoperti sulle pareti rocciose di Sunduki, come il disegno di un cavallo bianco che risalirebbe, per l’appunto, al 14mila a. C., in piena era glaciale.
Il professor Larichev, nella sua intervista al “Siberian Times”, sostiene di aver trovato numerose tracce di osservazioni lunari e solari in questo luogo. “Sapevo che doveva esserci un punto per orientarsi, ma ho dovuto cercare nell’erba a lungo prima di trovarlo. Da quella posizione, fissando la sommità di un picco, si vede una spaccatura nella roccia. Nel giorno del solstizio d’estate, da quel punto preciso si può vedere sorgere il sole. O meglio, lo si sarebbe visto 2mila anni fa, ora si è un po’ spostato.”
Non solo. Su una di queste creste, ha trovato – su un lato- delle teste di drago incise nella roccia, sull’altro dei serpenti: un simbolo usato in antichità- dice l’archeologo- per indicare lo scorrere del tempo. “Al mattino, l’ombra si muove sul corpo del serpente, dalla testa fino alla coda, mentre nel pomeriggio si sposta nell’altra direzione lungo il disegno del drago. E dallo stesso punto di osservazione, guardando attraverso le montagne, si può stabilire il vero nord e il vero sud.”
C’è ancora molto da scoprire su quella che viene definita “la Stonehenge siberiana”. Resta ad esempio da chiarire lo scopo di alcuni canali scavati nella roccia e di altre costruzioni artificiali, inclusi alcuni tumuli. Così come va ancora accertato chi erano e da dove venivano quegli antichi popoli che da quelle vette squadrate guardavano le stelle per stabilire il passare delle stagioni.
SABRINA PIERAGOSTINI