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Geoff Marcy, l’astronomo che cerca E.T.

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C’è chi non si accontenta di perlustrare la galassia alla ricerca di pianeti potenzialmente abitabili. Uno di costoro è Geoff Marcy, astronomo dell’Università della California a Berkeley: lo studioso è seriamente intenzionato ad andare oltre, molto oltre. Sta infatti cercando di trovare gli abitanti stessi di quei quei mondi lontani- se non lontanissimi.

L'ASTRONOMO GEOFF MARCY

Marcy lavora per la Nasa, all’interno del progetto Kepler, la missione lanciata nel 2009 per scandagliare una piccola parte della Via Lattea. Il suo ruolo consiste nell’ analizzare e convalidare i dati che provengono dal telescopio orbitante: finora ha confermato circa i 3/4 degli esopianeti individuati. Ma – come dicevamo – allo scienziato americano non basta.

Parlando con i redattori del Sidney Morning Herald, si è detto del tutto sicuro che la Terra faccia parte di un vicinato brulicante di vita intelligente. “L’universo è semplicemente troppo vasto perchè non ci sia, da qualche parte, un’altra civiltà evoluta. Quindi, la domanda giusta è: dove si trova? Quanto dista? Potrebbe essere a 10 anni luce da noi, forse a 100, oppure ad un milione di milioni di anni luce. Davvero non ne ho idea.”

Questa convinzione ha portato Geoff Marcy a formulare un’ipotesi cara a tutti gli appassionati di fantascienza e a molti ufologi: nello spazio attorno a noi, potrebbero muoversi gigantesche astronavi aliene in grado di percorrere distanze interstellari. Il suo obiettivo è dunque diventato quello di scovarle, sfruttando proprio la tecnologia di Kepler.

Il telescopio della Nasa ha infatti individuato finora circa 3 mila esopianeti attraverso un metodo piuttosto semplice: l’alterazione della luce emessa da una stella. Ogni volta che un pianeta passa davanti al suo sole, ne copre infatti parzialmente la luminosità. Tre passaggi a cadenza regolare nel tempo sono l’indizio della presenza di un corpo in orbita.

 Nello stesso modo, anche una nave spaziale di dimensioni enormi potrebbe essere intercettata da Kepler. “Se dovessi vedere una stella che all’improvviso emette meno luce, poi si riaccende e poi di nuovo cala di luminosità, sarebbe molto strano. Certo, non sarebbe la prova definitiva della scoperta di una civiltà avanzata, ma sarebbe il segnale che le osservazioni vanno approfondite“, dice l’astronomo.

L’anno scorso, ha ricevuto un finanziamento di 200 mila dollari (circa 150 mila euro) dalla John Templeton Foundation, per consentirgli di proseguire in questa sua caccia ad E.T. nello spazio attorno a noi. Parte del denaro sarà usato per creare un software in grado di migliorare e potenziare lo studio dei dati inviati da Kepler. “Inventarlo non è semplice- scherza- nessun libro di informatica spiega come si fa a cercare gli Alieni…”

Il resto del finanziamento permetterà a Marcy di utilizzare per il suo progetto l’Osservatorio Astronomico Keck, alle Hawaii: da qui indagherà la volta celeste alla ricerca di segnali luminosi prodotti da una civiltà intelligente- una specie di sistema di comunicazione intergalattica basata sui raggi laser.

ESISTONO GIGANTESCHE NAVI SPAZIALI ATTORNO A NOI?

Ma è il caso di cercare- e chissà mai un giorno pure di trovare- questi nostri vicini di casa tanto più evoluti di noi? Come si sa, l’astrofisico Stephen Hawking non è per niente sicuro. Anzi, sostiene che i terrestri potrebbero solo trarre svantaggi da un confronto con esseri tanto superiori tecnologicamente: potremmo diventare cibo per alieni. Marcy la butta sul ridere. “Nessun problema, basta che per prima cosa inviamo loro un messaggio del tipo <Non abbiamo un buon sapore>…”

SABRINA PIERAGOSTINI

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