Piccola, anzi piccolissima e al momento inspiegabile. L’ultima luna di Nettuno, scoperta casualmente da un ricercatore americano, ha sorpreso gli astronomi che proprio non si aspettavano di trovarla e che ora non sanno giustificare la sua presenza. Insomma, un vero enigma.
Ad oggi non ha un vero nome: l’hanno chiamata con una sigla, S/2004 N1. La luna-fantasma è apparsa quasi per magia nelle immagini di archivio scattate nel 2009 dal telescopio spaziale Hubble. Si è accorto di quello strano puntino Mark Showalter, mentre rianalizzava le foto per studiare gli anelli di Nettuno.
Anche il lontanissimo pianeta dal colore turchese, infatti, è circondato- proprio come Saturno- da polvere e detriti che formano cinque, tenui anelli. Ma sono troppo sottili e veloci per essere immortalati da fotocamere a lunga esposizione. Il ricercatore del SETI Institute di Mountain View, in California, ha così raccolto un gran numero di scatti a breve esposizione e con una tecnica particolare ha ” riavvolto” le orbite digitalmente. Sovrapponendo una foto sull’altra e sicronizzandole, è stato in grado di vedere gli anelli in modo più dettagliato.
“In questo modo, ho ottenuto delle buone immagini degli archi e questo era il mio obiettivo. Ma insieme agli anelli, è comparso anche qualcosa che proprio non prevedevo di vedere”, ha detto Showalter. “Impilando una serie di foto, infatti, è spuntata nitidamente anche la luna sconosciuta. Allora sono andato a ritroso nel tempo e ho ripetuto lo stesso procedimento con gli scatti di Hubble risalenti al 2004 e la luna era ancora lì.”
Il minuscolo satellite appena scoperto ha stupito gli scienziati, perchè sembra troppo piccolo per poter essere sopravvissuto alla formazione delle altre lune. La più grande di tutte, Tritone, ha un diametro di 2705 chilometri e procede con un’ orbita retrograda– in senso orario, all’opposto della direzione della maggior parte dei pianeti del sistema solare. Le sue dimensioni e il suo moto hanno fatto ipotizzare che possa essere stata “catturata” da Nettuno circa 4 miliardi di anni fa. L’intrusa, nel prendere posto, avrebbe però distrutto tutte le altre lune che il gigante azzurro possedeva fino a quel momento.
I satelliti che oggi vediamo- da Nereide a Psamate– sarebbero ciò che resta di quell’impatto. S/2004 N1 non supera i 20 chilometri e ha un’orbita pressochè circolare che compie in 23 ore, a metà strada tra Proteo- la luna più esterna, a parte Tritone- e Larissa. Ma nel caos provocato dall’arrivo di quel grande corpo agganciato dalla forza gravitazionale di Nettuno, una roccia così piccola avrebbe dovuto essere spazzata via. Ma non è successo.
“Come sia possibile trovare un corpo di 20 chilometri di diametro attorno a Nettuno è un rebus per noi“, ammette Showalter, che aggiunge: “È abbastanza lontano da poter mantenere un’orbita stabile. Una volta messo lì, ci rimarrà per sempre. Ma il punto è: come ha fatto a raggiungere quella posizione?” Una domanda alla quale il ricercatore e i suoi colleghi non sanno proprio rispondere.
Al momento, S/2004 N1 attende, per lo meno, di avere un nome. Tutti gli altri satelliti di Nettuno richiamano le divinità minori dell’acqua della tradizione greca e romana. Spetterà all’International Astronomical Union trovare a questa strana luna una denominazione adeguata, magari di un’altra creatura mitologica del mare. Showalter non ha nessun preferenza. “Non saprei davvero come chiamarla. Ma S/2004 N1 fa ingarbugliare la lingua. Per ora, usiamo semplicemente l’espressione <quella piccola luna>… “
SABRINA PIERAGOSTINI