Va bene, lo yeti è solo un tipo di orso che si credeva estinto… Ma i sostenitori del Big Foot– il cugino americano dell’Abominevole Uomo delle Nevi- tengono duro e rilanciano con una testimonianza storica, utile per lo meno a dimostrare che l’Uomo Scimmia non è un’invenzione moderna. Anzi: già ne parlavano i giornali 127 anni fa.
L’articolo in questione comparve nell’ottobre del 1886 su un settimanale del Maine, “The Waterville Morning Sentinel” (chiuso all’inizio del ‘900), ma venne ripreso poi da altri giornali. La notizia è arrivata a noi grazie ad un foglio proveniente da “The Industrial Journal of Bangor”, utilizzato per avvolgere un bicchiere e sopravvissuto, così, all’ingiuria del tempo. A trovarlo, è stato un collezionista di antiquariato.
Nel trafiletto veniva riferita una vicenda sorprendente: il tragico incontro con un enorme “uomo selvatico“, con il volto e il corpo tutto ricoperto di peli. A raccontarlo, terrorizzato, era stato un francese (o forse, un canadese francofono) al quale i reporter dell’epoca avevano dato evidentemente molto credito. La vicenda avrebbe coinvolto tre cacciatori accampati nei boschi a nord del lago Moosehead. Quando due di loro tornarono alla base dopo una settimana, trovarono il loro compagno senza vita.
Subito chiesero aiuto in città e scattò una battuta alla ricerca dell’assassino. I due cacciatori si trovarono di fronte quel mostruoso umanoide, grosso ed irsuto. Riuscirono ad abbatterlo solo con molti colpi di fucile. Era alto 3 metri e aveva le braccia lunghe almeno 2. Dobbiamo accontentarci di questa descrizione: all’epoca i giornali usavano pochissime foto e in questo caso l’articolo non è stato accompagnato nemmeno da uno schizzo.
La storia del “Sentinel” venne presto ripresa da altre pubblicazioni: il 6 ottobre, venne pubblicata dal “Wilton Record”, nella Contea di Franklin, nella rubrica “Argomenti di interesse”. Poi, due giorni dopo, lo stesso articolo apparve appunto su “The Industrial Journal” con il titolo “Un nuovo tipo di gioco” e in seguito, il 12 ottobre, anche sul “St. Albans Daily Messanger” del Vermont a proposito di “Curiosità e spigolature.”
<Quest’autunno, è in arrivo l’Uomo selvatico. Un giornale del Maine di buona reputazione afferma che uno alto 10 piedi (circa 3 metri, N.d.A.) è stato recentemente ucciso a 100 miglia a nord del Lago Moosehead. Esso aveva in precedenza ammazzato un cacciatore e gli altri due sono andati a cercare rinforzi per poter abbattere il gigante>, riportava il quotidiano del Vermont.
Dunque, una testimonianza storica che riporta indietro nel tempo gli avvistamenti di queste strane creature, metà uomini e metà scimmioni. “Nel Maine, specialmente, ce ne sono stati molti, anche se col passare degli anni sono un po’ calati”, spiega al quotidiano locale di Bangor, il Daily News, Michelle Souliere, una ricercatrice di Portland appassionata di misteri e criptozoologia di cui tratta nel suo blog “Strange Maine”.
“Le prime segnalazioni di Big Foot nel Maine risalgono alla metà del 1800 e includono anche una specie di demone che i Nativi americani chiamavano Pomoola e che viveva vicino al Monte Katadhin”, aggiunge la blogger. L’ennesimo nome- insieme a Big Foot e Sasquatch- con il quale è stato indicato, nel corso degli anni, questo essere molto sfuggente. Negli archivi dell’Università del Maine sono però presenti anche avvistamenti più recenti. Due sono molto simili.
Uno – avvenuto nel maggio del 1961- ha avuto come testimone un bambino, che disse di aver visto un uomo alto oltre 3 metri con lunghe braccia penzolanti e tutto ricoperto di peli. Nell’autunno del 1986, invece, un uomo che percorreva in auto da solo una strada di campagna raccontò di essersi imbattuto in un tipo enorme coperto da una fitta peluria scura e pesante almeno 450 chilogrammi.
L’abbondanza di testimonianze concordanti ha convinto Michelle Souliere: ora crede all’esistenza di questa misteriosa creatura. Sta scrivendo anche un libro sul Big Foot insieme ad un criptozoologo. “Il materiale non mi manca mai”, ammette. “Ci sono tanti, piccoli enigmi nascosti negli angoli di questa nazione. E non si può mai sapere cosa ci sia in agguato nelle fitte foreste del Maine…”
SABRINA PIERAGOSTINI