Acqua su Marte. Non ghiacciata, non intrappolata tra le sue rocce, ma corrente. E non in epoche remote, come letti di mari, laghi e fiumi prosciugati farebbero intuire. La molecola indispensabile per la vita si troverebbe, ancora oggi, sul Pianeta Rosso, allo stato liquido.
C’è molta cautela tra gli scienziati, comprensibilmente. L’ipotesi nasce dall’analisi di una immagine, diffusa il 10 febbraio, che combina la foto di rivoli scuri su un pendio marziano con una griglia di colori basati sui dati raccolti da uno spettrometro per mappare i minerali puntato sulla medesima area. Le linee appaiono sulla superficie del pianeta nella stagione più calda, durante la quale le temperature solitamente rigidissime ( fino a -140 C°) possono alzarsi fino a +20.
Nulla, finora, ha dimostrato che siano davvero formate da acqua. Ma recenti scoperte sembrano collegare quei segni scuri, chiamati in inglese “recurring slope lineae ” o RSL, che si snodano dai bordi di alcuni crateri e da altri pendii, ai minerali di ferro, suggerendo una funzione “antigelo” che in determinati periodi dell’anno marziano permette a quel liquido di scorrere- qualunque sia la sua natura.
“Non abbiamo ancora una prova definitiva della presenza di acqua in queste strisce, ma non capiamo come questo processo potrebbe verificarsi senza di essa”, ha dichiarato Lujendra Ojha, candidato al dottorato di ricerca presso il Georgia Tech di Atlanta, uno degli autori dello studio. L’immagine che ha eccitato i ricercatori è stata scattata dalla fotocamera ad alta risoluzione montata su Mars Reconnaissance Orbiter al cratere Palikir.
Ojha e il Professor James Wray hanno esaminato gli scatti di altri 13 siti fotografati da un’altra strumentazione a bordo della sonda della Nasa (detta CRISM, dalle lettere iniziali di Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars) grazie alla quale hanno rilevato, in quelle zone, una alta concentrazione di minerali di ferro. “Proprio come accade con le RSL, anche l’intensità dei valori emersi dallo spettrometro varia secondo le stagioni: sono più forti quando fa più caldo e meno significativi con il freddo”, ha spiegato il giovane ricercatore.
Gli scienziati ritengono che tali segni scuri che scendono dalle pendenze possano essere creati da rivoli di acqua che scorre appena sotto la superficie. Acqua che lascerebbe il ferro e altri minerali lungo il suo percorso e che conterrebbe sali che abbassano il punto di congelamento in modo significativo e le permettono di rimanere liquida nonostante le bassissime temperature di Marte. Le immagini del CRISM non mostrano la firma spettrale dell’acqua, ma ciò non toglie- sostengono gli studiosi- che essa possa esserci comunque.
Infatti le osservazioni sono state effettuate, fino ad oggi, esclusivamente nel pomeriggio e quindi potrebbe essere sfuggita l’eventuale acqua emersa in superficie nelle prime ore del mattino. Inoltre, quelle foto riguardano aree molto vaste e ciò rende complicato individuare le tracce della molecola di H2O nelle piccole strisce lasciate sul terreno.
Un primo studio è comparso lo scorso anno sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters; un secondo è stato accettato da Icarus e prende in considerazione gli schemi evidenziati in queste linee ricorrenti immortalate sui pendii marziani da Reconnaissance e da Mars Odyssey Orbiter. Dopo aver analizzato 200 luoghi nei quali le condizioni sembravano ideali per riscontrare quei segni scuri sul terreno, ne hanno trovati- come dicevamo- solo 13.
“Ciò conferma che esistono altri fattori al momento non noti, come ad esempio la disponibilità di acqua o di sali, che svolgono un ruolo cruciale in questo fenomeno”, ha detto Ojha. Ovviamente, se comprovata, la presenza di acqua allo stato liquido aprirebbe nuovi scenari finora del tutto imprevisti. Lo ha confermato anche uno dei responsabili del progetto Marte per il Jet Propulsion Laboratory della Nasa.
“L’acqua corrente, anche se salmastra, presente in un qualunque luogo di Marte sarebbe una scoperta di rilievo: inciderebbe sulla nostra attuale comprensione dei cambiamenti climatici e ci darebbe indicazioni sui potenziali habitat dove possono essersi sviluppate forme di vita vicino alla superficie ai giorni nostri“, ha ammesso Richard Zurek.
Qualche mese fa, Science aveva annunciato la scoperta di H2O all’interno del suolo marziano, pari al 2% . Scaldando un metro cubo di terreno- hanno calcolato gli scienziati- si potrebbero estrarre circa due bottiglie d’acqua. Interessante, in prospettiva di una futura missione su Marte o addirittura di un primo insediamento umano, che potrebbe essere autonomo dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico.
Ma l’eventuale conferma della presenza di acqua allo stato liquido cambierebbe completamente il quadro. In un ambiente umido, sotterraneo, con sostanze chimiche in grado di abbassare il punto di congelamento, anche a temperature molto basse e quasi in assenza di ossigeno, potrebbero essersi formati, sviluppati ed evoluti organismi viventi. Fino ad oggi, Marte veniva descritto come un luogo dove- probabilmente- un tempo c’era la vita, ma da dove- sicuramente- è scomparsa miliardi di anni fa. Una storia, forse, ora da riscrivere da capo.
SABRINA PIERAGOSTINI