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Le carte nautiche medioevali copiate da originali sconosciuti?

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Precise, fin troppo, per le conoscenze dell’epoca. E per giunta comparse praticamente all’improvviso, senza traccia di modelli precedenti. Le cosiddette carte portolaniche- ovvero le carte nautiche in uso dal Medioevo- hanno sempre stupito gli esperti. Ora, un giovane neolaureato ne mette in dubbio l’origine.

UNA CARTA PORTOLANICA DEL 1466

Queste mappe, spesso associate ai portolani ( i manuali della navigazione, nei quali venivano descritte nei dettagli le coste di una determinata regione), sono sempre state considerate opera di cartografi medioevali, sulla base di fonti a loro contemporanee. La più antica è la Carta Pisana, comparsa alla fine del XIII secolo. Fu questa pergamena a dare il via ad una serie di carte nautiche estremamente accurate, pur se limitatamente al Mediterraneo e al Mar Nero.

Questi disegni, impressi su pelli di animali opportunamente lavorate, mostrano con grande esattezza il contorno delle coste, i porti e le insenature mentre indicano con pochi dettagli le caratteristiche interne del territorio. Sono poi caratterizzate da una rete linee rette intersecanti secondo vari angoli, che collegano sponde opposte per ciascuna delle 32 direzioni della bussola, al fine di indicare le rotte.

Dopo quel primo, mirabile esempio – opera di ignoto- spuntato dal nulla nella Repubblica Marinara di Pisa, altre mappe del genere entrarono in uso presso le corti di Spagna e Portogallo, dove vennero gelosamente custodite come segreti di Stato, tanto erano fondamentali per la navigazione. Gli studiosi hanno ipotizzato che esse siano il risultato delle conoscenze pratiche dei marinai del tempo, migliorate dalle più antiche nozioni tecniche di Bizantini ed Arabi. E la loro precisione sarebbe il frutto di fortunate coincidenze.

Non la pensa così, però, Roel Nicolai. La tesi di laurea con la quale è diventato dottore in geodesia ( la disciplina che studia la misurazione e la rappresentazione della Terra) presso l’Università di Utrecht, in Olanda, contesta infatti questa interpretazione. Nella sua “Revisione critica dell’ipotesi di un’origine medioevale delle carte portolaniche”, il ricercatore insiste su un punto centrale: la tecnica usata per realizzare quelle mappe nautiche non era a disposizione degli Europei del tempo. Quindi, i cartografi del XIII e del XIV secolo devono aver copiato le carte da fonti molto più antiche, forse senza neanche capire bene cosa stavano disegnando.

IN ROSSO, LA REALE LINEA COSTIERA; IN BLU, IL DISEGNO DEL CARTOGRAFO

Non solo. Nicolai sostiene che tale accuratezza è stata possibile utilizzando quella che appare una precoce versione della Proiezione di Mercatore, ovvero la conversione matematica della geometria della curvatura della Terra su un piano, ideata dal cartografo fiammingo ben 3 secoli più tardi, nel 1569. Ma nulla al momento fa pensare che una simile conoscenza esistesse già nel Medioevo.

“Tutte le carte portolaniche che ho studiato sembrano realizzate grazie alla Proiezione di Mercatore. Sono sicuramente state disegnate su pergamena medioevale, ma chi le compilò probabilmente non si rese conto di quanto accurate esse fossero. In esse, la forma del Mediterraneo è perfettamente riconoscibile, mentre persino nel tardo Medioevo il suo aspetto era assai diverso da quello evidenziato sulle mappe”, scrive Nicolai. Nei mappamondi dell’epoca, infatti, il bacino appare molto più allungato e la linea costiera molto più approssimativa, se non del tutto fantasiosa.

Secondo il ricercatore olandese, quelle carte così precise sono come un mosaico, ottenuto con la sovrapposizione di vari originali. “Ci sono evidenti differenze di scala e di orientamento nei diversi punti delle mappe. Non solo ciò dimostra chiaramente che furono prodotte con la collazione di carte diverse, ma anche che i cartografi medioevali non erano esperti delle tecniche usate dalle loro fonti.”

LA CARTA PISANA, FINE XIII SECOLO

Nicolai ha poi smentito la possibilità che alla base di quei disegni tanto esatti potessero esserci i resoconti, dettagliati, dei navigatori del tempo sulla posizione dei porti principali e sulle rotte migliori. Applicando questo stesso metodo, ha verificato che la mappa risulta palesemente assai meno precisa rispetto alle carte portolaniche, persino utilizzando metodi di calcolo sviluppati  alla fine del XVII secolo. Solo i progressi della cartografia avvenuti nel 1800 hanno permesso di raggiungere la stessa accuratezza.

Ma il ricercatore assesta anche un altro colpo all’ipotesi comunemente accettata, ovvero che gli originali fossero stati realizzati da altri popoli del Mediterraneo, come ad esempio i Bizantini. “È altamente improbabile che le abbiano compilate loro. Per quello che sappiamo, Costantinopoli non ha aggiunto molto alle nozioni scientifiche ereditate dall’età classica. I Bizantini sono stati solo i depositari delle antiche conoscenze dei Greci e degli Arabi. E poi, perchè mai avrebbero dovuto mappare le coste di Francia e Inghilterra? Erano al di fuori della loro sfera di interesse.”

Forse allora le fonti erano gli Arabi, navigatori ed astronomi competenti, sicuramente molto di più dei contemporanei europei? Anche in questo caso, lo studioso non ne è convinto: le carte portolaniche appaiono di gran lunga superiori anche alle competenze che gli Arabi avevano raggiunto a quei tempi in ambito nautico.

“Non ci sono prove che avessero la capacità di ridurre le osservazioni relative alla curvatura terrestre sulla superficie piatta di una mappa”, spiega. Ugualmente, per quello che sappiamo finora,  andrebbero escluse anche le carte di età alessandrina e quelle romane. Ma allora chi ha creato i modelli originali e quando?

IL MAPPAMONDO DI AL- IDRISI (XII SEC.)

La storia va riscritta“, è la conclusione di Roel Nicolai . “È necessario farlo, anche se mi sbaglio, perchè comunque significa che nel Medioevo esistevano forme di sapere molto più avanzate di quanto noi non immaginiamo”.  Ma a suo avviso, tali conoscenze risalgono più probabilmente ad epoche precedenti. “Dobbiamo rivalutare lo stato della scienza nell’antichità. Ciò non comporta alcuna congettura sulle cosiddette civiltà perdute, ma dovremo ripensare al nostro passato, passo dopo passo”.

SABRINA PIERAGOSTINI

 

 

 

 

 

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