Un frammento di 8 centimetri di lunghezza per 4 di altezza, scritto su entrambi i lati con un inchiostro nero ormai sbiadito. Quel piccolo lembo di papiro è al centro però di una grande controversia, perché quel testo in copto sahidico ( antica lingua dell’Egitto) e molto danneggiato parla di Gesù e di sua moglie. Ed è bastata questa sola parola per scatenare contestazioni e accuse di falsificazioni, smentite ora da approfonditi esami di laboratorio.
“Il Vangelo della moglie di Gesù”, come è stato chiamato dalla professoressa di Harvard Karen King – la teologa che ha presentato al mondo la scoperta nel settembre del 2012 a Roma- è autentico. Nessun falsario, in tempi recenti, lo ha creato ad arte, come molti storici sostenevano. Quel brandello è antico di almeno 1100 anni, esattamente come l’inchiostro usato per tracciare le 33 parole che lo ricoprono.
La storia del papiro è avvolta nel mistero. Come ricostruiva già un articolo di Adriano Forgione- direttore della rivista Fenix– nel novembre di due anni fa, un collezionista rimasto anonimo nel 2011 aveva contattato la King chiedendole di analizzarlo. L’uomo possedeva anche due missive risalenti agli anni ’80 del professor Peter Munro, docente di Egittologia dell’Università di Berlino, indirizzate a un tale Laukamp ( probabile proprietario di vari papiri) nelle quali si diceva che il professor Fecht (un altro egittologo tedesco) riteneva quel frammento la prova dello stato matrimoniale del Cristo.
Dopo aver chiesto la consulenza di due colleghi, esperti in copto e papirologia, la docente della Divinity School dell’Università di Harvard ha iniziato la traduzione. E le sorprese non sono mancate. Quelle righe incomplete, scritte in modo poco curato e con qualche sgrammaticatura, citavano Gesù, i discepoli e Maria. Ma le frasi più significative sono queste:”Gesù disse loro: Mia moglie…” e “Io abito con lei…”.
Tra i primi ad insorgere e a bollare il papiro come un falso di età moderna, sono stati i teologi del Vaticano che hanno subito definito il testo una copia maldestra elaborata a partire da altri scritti apocrifi già noti. Per questo, i test di laboratorio sono stati lunghi e minuziosi. L’esame al radiocarbonio ha appurato che il frammento risale ad un periodo compreso tra il 659 e l’869, ma la data più probabile è il 741. Antico anche l’inchiostro, la cui composizione chimica è coerente con quella riscontrata tra il I e l’VIII secolo d.C.
Dunque, quella striscia manoscritta non risale, come ipotizzato inizialmente da Fecht e dalla King, al II-IV secolo d.C., ma nulla vieta che sia una copia successiva di un testo effettivamente composto in epoca paleocristiana. “Spero davvero che l’ottimo lavoro fatto dagli studiosi in laboratorio sposti il centro del dibattito dalla falsificazione al contenuto del papiro in sè”, ha commentato la teologa americana.
Tuttavia, non tutti i ricercatori sembrano accettare l’esito di questi esami. Ad esempio, Leo Depuydt, della Brown University, si è detto comunque convinto al 100 per cento che il frammento sia stato creato da un falsario, assemblando parole e frasi prese dal Vangelo di Tommaso, un testo di tradizione gnostica non incluso nel Nuovo Testamento dalla Chiesa di Roma. L’obiettivo: puntare l’attenzione sul celibato dei preti cattolici e sul sacerdozio femminile.
Ma questi temi, di attualità ai giorni nostri, erano dibattuti anche nelle prime comunità cristiane. In alcuni gruppi, come ad esempio tra le sette gnostiche encratite, si era diffusa l’idea che uomini e donne non dovessero più sposarsi né avere figli (concetto poi ripreso dai perfetti dei Catari ), ma vivere in castità in attesa della fine dei tempi. Concezioni contestate da altre correnti di pensiero, che le condannavano come insegnamenti bugiardi. Ma tutti i Cristiani dei vari schieramenti giustificavano le proprie affermazioni sulla base degli insegnamenti evangelici. Tra gli Gnostici era poi comune il pensiero che Gesù avesse avuto una relazione molto stretta e personale con Maria Maddalena, sua discepola prediletta e compagna.
Nessuna novità, dicono quindi ora alcuni studiosi come James Tabor, esperto di religioni dell’Università della Carolina del Nord, per nulla stupito della possibilità che il Vangelo della moglie di Gesù riecheggi altri scritti gnostici, come il già citato Vangelo di Tommaso o quello di Filippo. “Sono testi ripetitivi. Il problema è tutto questo sensazionalismo” ha detto il docente a NBC News. “Quel papiro prova quanto sapevamo già, ovvero che certe comunità gnostiche del II, III e IV secolo pensavano che Maria fosse la compagna di Gesù. Semplicemente, finora non avevamo trovato la parola moglie.”
Non solo. Il fatto che quei gruppi di Cristiani fossero convinti che esistesse un legame intimo tra il Cristo e la Maddalena non include che tale legame sia storico– ovvero, si sia davvero verificato. Lo aveva sottolineato da subito la professoressa King, durante il Simposio nel quale aveva reso pubblico il contenuto del discusso testo in copto , riportato un anno e mezzo fa da Fenix. “L’uso del termine Vangelo in questa circostanza riguarda esclusivamente il genere di lavoro al quale probabilmente il frammento apparteneva e non costituisce assolutamente pretesa di uno stato canonico né di accuratezza storica che lo fosse.
La cosa importante- aveva continuato la docente di Harvard- non è tanto la prova che Gesù fosse sposato, quanto il fatto che qualcuno di poco posteriore a lui, nell’epoca dei primi Cristiani, si ponesse il dubbio a questo riguardo, che ci fossero comunque opinioni diverse da quella a cui ci hanno abituato e che è sempre stata data per scontata: e cioè che Gesù non fosse sposato.” Stabilire se questo matrimonio sia mai avvenuto, però, al momento è impossibile. Con buona pace di Dan Brown.
SABRINA PIERAGOSTINI