In origine erano semplici- per quanto enormi- cerchi perfetti. Poi si sono trasformati in immense figure geometriche, intrecci sinuosi, giganteschi ricami, simboliche rappresentazioni celesti. Sui campi agricoli di mezzo mondo sono comparsi migliaia di questi disegni noti con il nome di Crop Circles – cerchi del grano, per l’appunto. A volte così straordinariamente elaborati da essere vere opere d’arte. E infatti, ora, sono finiti in mostra.
A Devizes, dal 21 giugno fino al 31 agosto, il Museo del Wiltshire- la contea inglese che vanta il maggior numero di raffigurazioni campestri del genere- ospita l’esposizione “Exploring the Mystery and the Beauty of Crop Circles” (“Esplorando il mistero e la bellezza dei Cerchi del Grano”), curata dalla ricercatrice olandese Monique Klinkenbergh e dal collega tedesco Andreas Mueller. Il pubblico può ammirare i Crop Circle più famosi degli ultimi decenni, attraverso le foto scattate all’epoca. Non mancano una storia del fenomeno, dalle sue primissime manifestazioni fino ai nostri giorni, e le possibili interpretazioni.
Di ipotesi se ne sono avanzate molte, senza limiti alla fantasia: di volta in volta, sono stati visti come forme di comunicazione aliena, messaggi inviati da Gaia (la Madre Terra), segni lasciati dal vento o da forze magnetiche. Ma per la maggior parte, gli studiosi che hanno affrontato l’argomento propendono invece per l’origine assolutamente umana.
I Crop Circle sarebbero opera di abili artisti che preferiscono l’anonimato, piuttosto che pagare le conseguenze- anche pecuniarie- dei loro atti di vandalismo. Perché quei disegni impressi nel grano saranno anche magnifici, ma producono un danno ingente alle coltivazioni. E ai contadini non fa affatto piacere trovare le spighe prima ritorte da quei creativi e poi calpestate dai curiosi.
Lo chiamano “effetto Doug & Dave”. Doug Bower e Dave Chorley sono stati gli iniziatori della moda, nel 1978. Annoiati dalle solite serate trascorse al pub, i due amici inglesi- neanche troppo giovincelli- per passare il tempo si misero a creare cerchi nei campi seminati e si divertirono un mondo quando in zona si incominciò a parlare di Ufo, alieni e presenze soprannaturali.
Un incentivo per continuare, fino a quando- travolti dal clamore internazionale e un po’ spaventati dalle possibili conseguenze delle loro bravate- confessarono pubblicamente, mostrando davanti alle telecamere quanto era stato facile realizzare quelle forme perfette con una tavola di legno, delle corde e tanta pazienza. In seguito, altri emuli ne hanno seguito l’esempio, arrivando a filmarsi durante la performance per vantarsene poi con gli amici oppure per ridere dei fanatici.
Perché i Crop Circle hanno fatto sorgere due opposte fazioni: da un lato, quelli che pensano di poterli spiegare, tutti e sempre, come l’opera di burloni; dall’altra, quelli che li ritengono al contrario il prodotto di una intelligenza non umana. Testimonianze oculari e video di sfere in movimento sui campi nei quali i Crop Circle compaiono nel volgere di una notte sembrerebbero dar loro ragione. Oppure i falsari sono solo diventati ancora più abili?
Non è certo l’opinione dei due promotori dell’esposizione fotografica. “Il concetto della nostra mostra si basa sull’ idea che si tratti di un fenomeno reale, non creato dall’uomo”, sostiene la Klinkenbergh. “Presentiamo prove e retroscena che sostengono questo punto di vista. Negli ultimi decenni, carta stampata e mezzi di informazione ne hanno parlato soprattutto come l’effetto Doug& Dave, imitati poi da studenti e burloni. La nostra esposizione nel Museo del Wiltshire vuole anche mettere in chiaro alcune documentazioni.”
“Accanto alle spettacolari stampe, in maxi formato, realizzate da fotografi nazionali ed internazionali, la mostra dà informazioni dettagliate sulla ricerca in merito a questo affascinante fenomeno”, gli fa eco Mueller. “Offre infatti le testimonianze di cerchi nel grano che si sono formati in pochi istanti. Spiega i risultati di analisi di laboratorio di piante e suolo prelevati dai Crop Circles che mostrano alterazioni inspiegabili. Illustra la geometria che si cela negli schemi e naturalmente la vera storia del fenomeno che- non tutti lo sanno- risale a centinaia di anni fa.” Per l’esattezza, al XVII secolo: solo che all’epoca si pensava che ad imprimere quei segni nei campi coltivati fosse il Diavolo in persona.
Oltre che visitare- virtualmente- i cerchi ormai entrati nella storia, gli appassionati potranno entrare– di persona- nei grandiosi agroglifi che anche questa estate stanno decorando le campagne inglesi. Grazie al Crop Circle Access Centre, infatti, in tempo reale si potrà sapere- con una app- dove sono apparsi e quali sono aperti al pubblico. Parte del biglietto di ingresso (ebbene sì, si deve pagare per vedere da vicino quei capolavori nel grano) verrà utilizzato per ricompensare gli agricoltori del raccolto andato in malora. Organizzati, questi Inglesi…
SABRINA PIERAGOSTINI