Che Cristoforo Colombo non sia stato il primo europeo a posare il piede sul Nuovo Continente ormai è convinzione piuttosto diffusa anche tra gli storici. Ma noi Italiani non dobbiamo prendercela troppo. Anche perché il merito della scoperta dell’America (forse) andrebbe comunque a dei nostri antenati: gli antichi Romani. Potrebbero essere stati proprio loro- marinai esperti ed abili costruttori di navi- a toccare le sponde dell’attuale Canada addirittura 1500 anni prima dell’esploratore genovese.
A sostenere questa teoria è il collaboratore di un programma televisivo incentrato sui misteri di Oak Island, di fronte alla Nova Scotia, in Canada. Su questa isoletta, da oltre due secoli, si favoleggia di un tesoro nascosto in fondo ad un pozzo “maledetto” che in tanti hanno cercato di raggiungere, perdendo anche la vita. Da qualche mese il tentativo viene portato avanti da un team di avventurieri, guidati dai fratelli Lagina,Replica rolex watches
Fake rolex con le migliori tecnologie disponibili. La trasmissione- in onda su History Channel- conta tra i suoi consulenti anche un cercatore di tesori, J. Hutton Pulitzer. È stato proprio lui a diffondere la notizia ripresa poi da vari siti e giornali online, come il Daily Mail e il Boston Standard.
La “pistola fumante” sarebbe una spada bronzea trovata vicino ad un relitto nelle acque antistanti Oak Island da un abitante, parecchi decenni fa. L’oggetto sarebbe passato di mano in mano all’interno della famiglia prima di arrivare a Pulitzer. “È un magnifico artefatto romano, al 100 per cento. Era una spada ad uso cerimoniale“ , ha garantito. A dargli tanta sicurezza, una serie di analisi sulla composizione chimica del metallo che- assicura- avrebbero dimostrato una perfetta coincidenza con altri reperti sicuramente di epoca romana.
L’uomo non ha indicato dove si trovi il presunto relitto dal quale l’oggetto proviene. È certo che attorno all’isola sono naufragate molte navi in passato, alcune tuttora inesplorate, tuttavia quasi tutte risalgono al XVIII e XIX secolo, non prima. Ma J. Hutton Pulitzer ribadisce: “Il relitto è ancora lì, nessuno si è ancora immerso. Noi lo abbiamo scansionato, sappiamo esattamente dov’è, ma spetta al governo della Nova Scotia autorizzare un’indagine. Senza ombra di dubbio, già sappiamo che è romano.”
Insomma, fiducia sulla parola. I proclami dell’uomo sono stati presi con molta cautela da esperti ed archeologi a dir poco scettici. Ammesso e non concesso che la spada sia davvero di matrice romana, potrebbe essere finita sui fondali di Oak Island in tempi recenti. Magari, smarrita da un collezionista. “Impossibile- ribatte il cercatore di tesori- l’acqua dove è stata rinvenuta era piuttosto bassa. Visto il suo valore, se fosse caduta accidentalmente, il proprietario si sarebbe sicuramente tuffato per recuperarla.”
Non solo. A suffragare la sua teoria, Pulitzer aggiunge altri elementi. Innanzitutto, il DNA dei Mi’kmaq, i Nativi che hanno popolato questo angolo di Canada per 8 mila anni: presenterebbe un raro marker genetico tipico delle genti dell’antico Levante, ovvero dell’area del Mediterraneo orientale. Inoltre, i petroglifi incisi dagli indigeni e scoperti nei secoli scorsi mostrerebbero soldati in marcia e grandi navi- una raffigurazione dei legionari appena sbarcati? E ancora, nella lingua dei Mi’kmaq compaiono molti termini nautici insoliti per un popolo che non solcava i mari.
Lo sostiene Myron Paine, ex docente dell’Università del Sud Dakota, che ha notato quanti pittogrammi antichi mostrino scene di viaggio e simboli stranieri. Come una pietra coperta di strane lettere e la cosiddetta “HO stone”, iscritta con un codice marinaro, entrambe scoperte all’interno del pozzo durante gli scavi condotti nel secolo scorso. “Come possono essere state falsificate?”, è la domanda retorica di Pulitzer. “Nessuno all’epoca conosceva quel linguaggio”. Sempre ad Oak Island, nel 1901 è stato rinvenuto anche un fischietto da legionario ed in seguito anche un umbone, la placca metallica al centro degli scudi romani.
E se ancora non bastasse, sempre sull’isoletta, sono state trovate anche numerose monete d’oro romane– già autenticate da esperti numismatici- mentre sotto l’acqua si trovano dei tumuli funerari che nulla avrebbero a che vedere con la tradizione dei Nativi dell’intero nord America. Secondo il professore James P. Scherz, dell’Università del Winsconsin, sono molto più probabilmente “coerenti con il tipo di sepoltura degli antichi Europei e del Levante”. A suo avviso, risalirebbero ad un periodo compreso tra il 1500 a.C e il 180 d.C.
Ecco perchè l’avventuriero e i ricercatori accademici che lo sostengono- riuniti nella AAPS (Ancient Artifact Preservation Society)- ritengono fondata l’ipotesi che i Romani siano arrivati quassù, nel Nuovo Mondo, molti secoli prima di tutti gli altri. Un fatto sensazionale– se fosse ovviamente dimostrato- tale da far riscrivere tutti i nostri libri di storia. “Eppure, il programma ha dedicato solo 90 secondi al tema. Io invece penso che sia la scoperta più importante della storia dell’America, non può rimanere una nota a margine di una trasmissione tv“, si lamenta Pulitzer che ha deciso, per questo, di diffondere la notizia, anticipando i contenuti dell’articolo che sarà pubblicato all’inizio del 2016.
A parte la spada, però, tutti gli altri reperti (pietre scolpite, monete, oggetti metallici) sono stati studiati decenni fa: perché nessuno ne avrebbe mai capito l’importanza? Per una precisa scelta, spiega il cercatore di tesori. Sarebbero stati volutamente dimenticati e mai del tutto investigati, perché non calzavano con quello che afferma la storia ufficiale. Ma adesso, grazie alle conoscenze attuali e alla moderna scienza, è arrivato il momento di prenderli in seria considerazione.
“Se metti insieme tutte queste anomalie, ti rendi conto che non può essere solo una coincidenza. Riscrivere la storia significherebbe riscrivere ogni libro di testo e i corsi universitari nel mondo. Questo è il problema. Tutto ciò che sfida la storia è molto rischioso. Ma credo che il mondo sia pronto “, ha detto Pulitzer. Gli accademici che lo sostengono sono in pensione oppure non fanno parte del sistema. Insomma, non hanno niente da perdere nel sostenere una teoria non ortodossa. “Credo che tutti noi dovremmo combattere per la verità e pensare con la nostra testa. Stiamo solo dicendo: ecco qua, quello che abbiamo trovato.”