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Cosa nascondeva davvero la base Wright-Patterson?

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Puntini tremolanti all’orizzonte. Macchie dai contorni indefiniti. Luci dalle molteplici  spiegazioni. Ecco come appaiono-  nelle migliori delle ipotesi- le immagini degli oggetti volanti non identificati che si palesano nei nostri cieli. Una valanga di foto e di filmati che l’era di internet ha moltiplicato all’inverosimile, facendo schizzare verso l’alto anche il numero dei falsi.

UNA DELLE TANTISSIME FOTO DI UFO PRESENTI SUL WEB

UNA DELLE TANTISSIME FOTO DI UFO PRESENTI SUL WEB

I casi di manipolazione volontaria ormai non si contano più. E nemmeno si distinguono, grazie ai programmi di grafica per computer sempre più perfetti. Tutti possono -per gioco o per tornaconto personale- trasformarsi in Spielberg e creare una propria astronave aliena. Così, il fenomeno UFO viene facilmente smontato: come possiamo credere che abbia una base di realtà se praticamente tutte le immagini in circolazione sono finte e le poche che superano l’esame sono tanto vaghe da non essere significative? È questo uno dei punti più deboli dell’ufologia e uno dei principali punti di forza di chi ne contesta la stessa esistenza.

“Eh sì, infatti, io mi porrei anche la domanda dove vanno a finire le foto migliori…Dagli archivi dei centri ufologici più accreditati che hanno rapporti con i vari Ministeri, con l’aeronautica e con i gruppi speciali, diciamo così, emerge il fatto che il materiale buono va a finire in altre mani. Quindi agli ufologi  rimane sempre lo scarto”, replica Maurizio Baiata, uno dei veterani della ricerca alternativa in Italia.

“Però ci sono anche dei casi diversi, il più importante dei quali secondo me è stato quello di Carlos Diaz, un contattista messicano che ha prodotto delle foto che poi, una volta analizzate, si sono dimostrate delle favolose fotografie a distanza ravvicinata di navi di luce. Ripeto, le abbiamo studiate e non sono false. E poi ci sono dei filmati dai quali trarre dei fotogrammi che testimoniano altre realtà e che non vengono neppure divulgati.”

UNA "ASTRONAVE DI LUCE" FOTOGRAFATA DA CARLOS DIAZ

UNA “NAVE DI LUCE” FOTOGRAFATA DA CARLOS DIAZ

Baiata accenna ad alcuni video – apparentemente “rubati”- ripresi in luoghi segretissimi, nei quali la tradizione ufologica vuole siano celati i reperti più sconvolgenti. Insomma, i dischi volanti e persino i loro occupanti… Come ad esempio, la base dell’USAF di Wright-Patterson, nell’Ohio, che ha dato origine a molti racconti  non verificabili.   “Era il centro nevralgico della tecnologia aeronautica americana a partire dagli anni ’50”, spiega il giornalista romano.

“Lì, secondo gli ufologi, è finita la tecnologia aliena. Quindi gli scafi recuperati, in primis , sono finiti a Wright-Patterson e poi -eventualmente smantellati o tenuti per intero- sono stati portati altrove dove sono stati fatti studi di retro ingegneria. Il filmato al quale facevo riferimento non è mai stato trasmesso da nessuna televisione a livello mondiale. Sono 12 secondi che fanno vedere in un hangar di Wright-Patterson attorno agli anni ’50 un vagone ferroviario – perché ovviamente un disco volante di 15 metri come lo trasporti? Su un vagone ferroviario… Sono dei rottami, però discoidali e precisi e si vede sia la ripresa esterna sia quella dall’interno. Difficile contraffare una cosa del genere.”

Sarà vero? Impossibile controllare. In quell’hangar misterioso, chiamato “Blue Room”, nessuno ha mai messo piede, nessuno ne conosce il contenuto o nessuno ne può addirittura confermare la stessa esistenza. Ma si sa- perché lo ha raccontato lui stesso- che anche un importante senatore degli Stati Uniti ha cercato, senza alcun successo, di avere informazioni a proposito. E il trattamento che ha ricevuto non è stato adeguato al suo rango.

UN FOTOGRAMMA TRATTO  DAL VIDEO CITATO DA BAIATA

UN FOTOGRAMMA TRATTO DAL VIDEO CITATO DA BAIATA

Si tratta di Barry Goldwater, non uno dei tanti peones di Washington, ma uno degli uomini più influenti del Dopoguerra . Un quasi-Presidente, visto che arrivò a sfidare- venendone però sconfitto- Lindon B. Johnson nel 1964. Nel libro “Inchiesta UFO– Quello che i Governi non dicono”, Pablo Ayo ed io abbiamo ricostruito i tentativi di Goldwater di avere accesso alla base militare dell’Ohio.

Lettere intestate del Senato, indirizzate a ricercatori alternativi, testimoniano il suo interesse per la questione UFO e l’impossibilità, anche per il potente politico, di accedere all’interno della base. E poi, ci sono le interviste– a giornali, radio e programmi tv- nelle quali Barry Goldwater ha rivelato la sua frustrazione per non essere riuscito  ad ottenere una risposta al suo interrogativo. La più nota la concesse a Larry King, per uno speciale sull’Area 51 trasmesso dalla CNN.

Ripeté, in quella occasione, un aneddoto che riguardava lui e il generale Curtis LeMay, Capo di Stato Maggiore dell’USAF e comandante della 20ma Brigata dell’Air Force. Un giorno lo chiamò per chiedere un favore, ovvero il permesso dare un’occhiata al famigerato hangar. “Non ho mai sentito il generale LeMay arrabbiarsi, ma si alterò così tanto che mi mandò al diavolo, urlò e mi disse: ‘Non farmi mai più questa domanda!’ “, raccontò l’ex senatore ormai anziano alle telecamere della CNN.

BARRY GOLDWATER IN UN POSTER PER LE PRESIDENZIALI

BARRY GOLDWATER IN UN POSTER PER LE PRESIDENZIALI

Il suo fallimento viene considerato ora dagli ufologi una prova indiretta che là dentro l’Aeronautica militare degli Stati Uniti nascondeva davvero segreti imbarazzanti. “La sua figura si discosta da quella dei politici in generale. Il suo amore per la verità nei confronti del problema  UFO è stato tale da spingerlo a chiedere ripetutamente di poter entrare nella cosiddetta Blue Room della base di Wright-Patterson, ma gli hanno proprio chiuso la porta in faccia. E c’è tutta la documentazione ufficiale che dimostra che gli hanno negato l’accesso. Ergo…”, dice Maurizio Baiata. E con un sorriso beffardo aggiunge: “Ma a noi oggettivamente non ci interessa l’attesa di una rivelazione ufficiale da parte dei politici di un qualunque governo, a noi interessa che ci venga detta la verità su quello che noi già sappiamo. Semplice, no?”

SABRINA PIERAGOSTINI

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