Un taglialegna, stordito da un raggio misterioso, si risveglia in un luogo sconosciuto nel quale spaventose creature lo sottopongono a test medici come fosse una cavia. Mentre la famiglia e gli amici lo danno per disperso e la polizia lo cerca senza esito, cinque giorni dopo il giovane ricompare, disidratato e disorientato. È la trama del film “Bagliori nel buio” (“Fire in the sky”, l’ originale in inglese), ispirato ad una storia vera- come recita il sottotitolo. La storia di Travis Walton, che il 25 settembre sarà a Milano.
Oggi Travis non è più un ragazzo, ma un signore ultrasessantenne che fa l’agente di commercio. Quella sua incredibile esperienza, però, lo ha reso famoso tanto quanto l'”abduction”- il rapimento alieno – di cui sarebbe stato vittima. Perché quel luogo sconosciuto in cui dice di essersi ritrovato sarebbe stata un’astronave e quelle creature spaventose attorno a lui, Extraterrestri. Tutto sarebbe iniziato quel lontano 5 novembre 1975.
Insieme a sei colleghi, il giovane Travis sta tornando a casa, a Snowflake– Arizona- dopo una giornata trascorsa a lavorare in una foresta. Gli amici vedono una strana luce tra gli alberi e fermano il camion per capire cosa sia: un oggetto enorme, sospeso sopra i rami, emette un intenso raggio blu-verde. Travis d’istinto scende e si avvicina, ma quando la luce lo avvolge, stramazza a terra. Gli altri, presi dal panico, fuggono lasciandolo lì. Dopo mezz’ora, però, ritornano sui loro passi per recuperare il ragazzo. Ma non c’è più nessuno.
Gli operai, una volta in paese, danno l’allarme e scattano le ricerche della polizia. Gli agenti perlustrano il bosco con i cani, nel punto della sparizione, ma non trovano tracce. Lo sceriffo non crede al racconto di quei ragazzi agitati, pensa che in realtà il loro amico sia rimasto vittima di un incidente o addirittura di un omicidio e la storia del raggio sia solo un’invenzione, una copertura. Intanto il tempo passa: se Travis è ancora vivo, gli abiti leggeri che indossa non basteranno per la notte fredda che sta per arrivare.
Le indagini non portano a nulla, mentre la notizia si diffonde e a Snowflake arrivano i giornalisti. Intervistano il fratello dello scomparso, Duane, che svela la grande passione condivisa con Travis per gli UFO. Sembra una mezza ammissione, forse i due ragazzi hanno architettato uno scherzo clamoroso. Ma i colleghi di lavoro, sottoposti alla macchina della verità, non mentono: hanno davvero visto quello che hanno raccontano, riconosce contro voglia lo sceriffo. E ormai sono trascorsi vari giorni senza notizie e senza piste, un po’ troppo anche per un burlone.
All’improvviso, la svolta. Il 10 novembre, squilla il telefono di Grant Neff. Dall’altra parte della cornetta, in un’area di servizio, c’è suo cognato Travis Walton. “Vieni subito, sto male” , gli dice. Quando Grant lo raggiunge insieme a Duane, trova il ragazzo debole e confuso, con gli stessi abiti che indossava il giorno della sparizione e la barba lunga. Eppure lui è convinto di essere stato lontano da casa solo per poche ore. In ospedale, i medici lo trovano disidratato e con il segno di una puntura d’ ago sul gomito, ma nelle urine non ha chetoni- che invece avrebbero dovuto esserci, se davvero non avesse mangiato per cinque giorni.
La storia è sempre più sospetta, specie dopo che il ragazzo racconta la sua versione dei fatti allo sceriffo. L’oggetto sospeso tra gli alberi- dice- era un disco volante che lo ha colpito con una scarica di energia. Poi si è ritrovato all’interno, su un lettino, circondato da tre esseri non umani che descrive con le classiche fattezze dei Grigi e dai quali fugge spaventato. Arrivato in un ambiente dalle pareti lisce e con una sedia da pilota, vede le stelle muoversi attorno a lui, come se viaggiasse nello spazio.
Infine, Travis incontra altre creature dall’aspetto molto simile al nostro, solo più alte e con gli occhi grandi color oro, con le quali comunica senza parlare. Gli mostrano il resto dell’astronave che visita in silenzio. A quel punto, lo invitano a respirare da una mascherina per l’ossigeno. Il giovane perde i sensi e quando si risveglia è in quel distributore di benzina dal quale arriva la sua richiesta di aiuto.
Una storia incredibile. E infatti lo sceriffo non gli crede. Nè il ragazzo passa il test della verità, perché nega- mentendo- di aver fatto uso di cannabis. Per la polizia il caso è chiuso, si tratta di una bufala. Il giovane Walton forse si è stordito con la droga o si è fatto suggestionare da un programma appena trasmesso in tv che ricostruiva la famosa abduction dei coniugi Hill. I giornali però cavalcano la notizia che presto oltrepassa i confini dell’Arizona e degli Stati Uniti: Travis diventa un personaggio.
Qualche anno dopo arriva il libro- “The Walton experience”– che in seguito ispira il film. Arrivano gli inviti ai convegni ufologici, le interviste, le ospitate in tv, le regressioni ipnotiche, le polemiche e le accuse Tante. Perché molti lo considerano solo un astuto bugiardo che si è inventato tutto per ottenere fama e soldi. Mentre i ricercatori alternativi (anche quelli più autorevoli, come il fisico Stanton Friedman) e gli appassionati di UFO ritengono la sua testimonianza veritiera e straordinaria. Insomma, un caso che divide e appassiona.
E lo fa anche ai giorni nostri. Travis Walton è infatti uno degli ospiti più attesi del meeting “Figli delle Stelle– Ipotesi e suggestioni sulla vita extraterrestre” che si svolgerà domenica 25 settembre nel Salone degli Affreschi della Società Umanitaria, a Milano. Un’occasione per sentire direttamente da lui ricordi ed emozioni legati a questa vicenda controversa, ma anche per guardarlo negli occhi mentre lo farà.
SABRINA PIERAGOSTINI