Una luce composita di un intenso color arancione, sospesa in cielo sopra una chiesa. Un oggetto sconosciuto dal quale sarebbero uscite due piccole sfere verdi che avrebbero volato attorno al campanile, “scannerizzandolo” con dei raggi luminosi prima di sparire. Questo è il racconto incredibile del testimone di un avvistamento UFO molto noto, quello avvenuto il 1° novembre 2011 a Lanzada, in Valmalenco (vicino a Sondrio), e immortalato in alcune foto. Quelle immagini sono sempre state considerate dei falsi (confesso: l’ho pensato anche io). Ma ora un’analisi approfondita toglie qualche certezza.
L’idea di far sottoporre ad un laboratorio di Multimedia Forensics e Computer Vision quegli scatti digitali, inviati ad un quotidiano locale da un ragazzo che ha voluto rimanere anonimo, è venuta al GAUS, il Gruppo Accademico Ufologico di Scandicci. “Esatto, quello di Lanzada è un caso molto interessante e abbiamo capito che valeva la pena incaricare degli esperti e non dei buontemponi che analizzano le foto con Photoshop dicendo <sono vere, sono false….>”, dice un po’ polemico Marco Baldini, tra i fondatori del GAUS . “È la metodologia a farci capire chi fa una buona analisi: alcune persone la fanno un po’ da bar e a noi non interessa. Ci interessano le analisi che possono fare seri istituti di ricerca.”
Proprio come il FORLAB, il Laboratorio del Polo Universitario Città di Prato che ha utilizzato metodologie scientifiche e tecnologie innovative per valutare la credibilità di quegli scatti sorprendenti. Il risultato dello studio è stato presentato nei giorni scorsi- durante l’ultimo convegno organizzato dal GAUS a Firenze- da Massimo Iuliani, un giovane laureato che sta concludendo il suo dottorato di ricerca in Matematica presso l’Università di Firenze e che svolge attività di consulenza e formazione all’interno del FORLAB.
“Abbiamo fatto un’analisi sia a livello dei metadati, sia delle informazioni che vengono salvate a livello dell’immagine e a livello di codifica. Ci sono infatti delle specifiche che vengono utilizzate da ogni fotocamera per salvare il dato”, ha spiegato Iuliani. In soldoni, al FORLAB hanno verificato se ci sia stato un qualche intervento dopo lo scatto. Perché qualsiasi azione su una foto (anche semplicemente l’ operazione per postarla sui social) lascia una traccia e chi sa dove e come cercarla può subito dire se quella immagine digitale è stata manipolata oppure no.
“Sì, è proprio questo il punto”, conferma l’esperto. “L’idea è che dopo aver acquisito le immagini, se facciamo una modifica magari con il classico Photoshop, alcune informazioni, in particolare nei metadati, vengono cambiate. Ad esempio, la data di ultima modifica viene aggiornata e quindi risulterebbe diversa dalla data di acquisizione della foto. In più, c’è un campo che memorizza l’ultimo software utilizzato. Di conseguenza in questo caso apparirebbe Photoshop piuttosto che il software della camera che ha acquisito lo scatto.”
Nel caso specifico, sono state esaminate 4 delle fotografie realizzate in sequenza tra le 19.04 e la 19.17 del 1° novembre 2011. Ecco l’esito dell’analisi: “Tutte le informazioni che abbiamo estratto sono a supporto dell’ integrità di queste immagini, in particolare la data di acquisizione è consistente con il momento dell’evento. In più, la data di ultima modifica è sempre uguale a quella di creazione, a dimostrazione del fatto che non sono state modificate successivamente all’acquisizione. Inoltre, nel campo software non compare la presenza di nessun sotfware di fotoritocco.”
Attenzione però: l’esame permette di stabilire se la foto è integra- ovvero, non manipolata in alcun modo- ma non se è autentica– ovvero se rappresenta davvero quello che dico di aver fotografato. Le tecnologie di Image Forensics infatti servono solo a valutare se successivamente all’acquisizione è accaduto qualcosa, ma non stabiliscono quale sia il soggetto rappresentato. Ovvero, pur senza fare alcun ritocco, potrei comunque spacciare per un UFO tutt’altro- un lampione, un drone e così via.
“Assolutamente sì”, dice Iuliani che aggiunge: “ La cosa davvero difficile è però spacciare per integra una foto che non lo è. Perché oltre a queste informazioni semplici di cui ho parlato ci sono altre tracce, ad esempio di codifica, che sono molto difficili da falsificare. Quando io salvo con Photoshop non modifico solo dei metadati, ma modifico anche dei dati più particolari come le cosiddette tabelle di quantizzazione e ogni software, ogni camera può utilizzare delle sue specifiche. Quindi anche queste vengono modificate insieme agli altri dati.”
Difficile, ma non impossibile. Infatti, ammette il matematico, con un lavoro estremamente complesso si potrebbe manipolare una foto, ma farla comunque risultare integra sotto tutti i punti di vista, dai metadati ai parametri di codifica, alle tracce del sensore, alle tracce di interpolazione dei colori e così via. Ma questo lavoro richiederebbe competenze molto elevate, tempo e anche programmi costosi. Insomma, non si può fare con un normale Photoshop.
Lo studio del laboratorio FORLAB viene visto dal GAUS come un interessante punto di partenza per riesaminare questo caso e i tanti altri episodi controversi avvenuti in Valmalenco negli ultimi anni. Troppi avvistamenti, segnalati uno dopo l’altro, nei cinque comuni della vallata lombarda hanno fatto pensare alla presenza di abili falsari e di un bel gruppo di burloni. E in effetti, molte delle immagini arrivate sui giornali e sul web sono visibilmente artefatte. Ma riguardo ad alcune- come ad esempio l’UFO sul campanile di Lanzada- ora ci sarebbe spazio per nuove valutazioni.
“Noi abbiamo incontrato di persona una signora, una dei testimoni che quella sera hanno notato l’oggetto da tre posti diversi. E questo, dal punto di vista dell’ autenticità, è un dato importante: tre testimoni differenti hanno osservato questa stessa luce sul campanile di Lanzada. Qual è la mia sensazione? Io credo che queste foto siano vere, perché mostrano anche due piccole sfere verdi, proprio come riferito da chi era presente alla scena”, sostiene Baldini che insieme al presidente del gruppo ufologico Pietro Marchetti intende quanto prima fare un supplemento di indagini sul luogo. L’ideale, ovviamente, sarebbe rintracciare l’autore delle immagini ed esaminare la fotocamera utilizzata.
“Certo, questi risultati sono di stimolo ulteriore a tornare in valle e a continuare le nostre ricerche anche per dare una risposta alle persone che vogliono capire cosa hanno visto davvero” , assicura. Lo chiedono anche i sindaci dei piccoli comuni, stanchi delle ironie e delle accuse circolate in rete. Così, Marco Baldini sorridendo dà l’ultima stoccata agli scettici che hanno sparato a zero sul caso di Lanzada: “Tanto per essere chiari: io in quella piazza ci sono stato e vi posso assicurare che vicino al campanile non ci sono lampioni. Rassegnatevi, quella luce arancione doveva essere qualcos’altro…”
SABRINA PIERAGOSTINI